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Lena e la tempesta di Alessia Gazzola

Garzanti

 

Un romanzo piacevole e di rilassante lettura. mi è piaciuto abbastanza ma potrebbe tranquillamente rientrare nella serie Armony…

Susanna Dettori

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Un romanzo piacevole da leggere e una discreta lettura estiva e scorrevole e ambientato piuttosto bene ma non rientra nella lista dei miei romanzi preferiti…

Luca Beccu

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La storia di Lena, scritta in maniera scorrevole e coinvolgente, porta il lettore a seguire la protagonista nel suo ritorno al passato. 15 anni dopo un evento traumatico che cerca di dimenticare, Lena si troverà a riscoprire sé stessa e a liberarsi delle proprie ossessioni. Il tutto sullo sfondo di una ambientazione siciliana molto bella e ben descritta.

Pina Schintu

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Romanzo poco accattivante e impegnativo; non approfondisce gli argomenti anche se di grande attualità.

Isabella Gungui

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Romanzo di gradevole lettura. Vicenda attuale con sapiente introspezione psicologica dei personaggi.

Gabriela Degortes

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L'autrice ci colloca dritti in questa fiaba moderna. C'è una protagonista, Lena, illustratrice in crisi, e c'è un antagonista che, da bambina, la ha violentata. Ed ecco il dono, la villa di Levura, isoletta incantata, dove tutto ha avuto inizio, e dove, con l'incontro di Tommaso, inizierà il suo percorso di purificazione e di risarcimento.

Graziella Errica

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La scrittura è scorrevole e semplice. L'argomento, sebbene doloroso, è trattato con molta dignità e coraggio. Un libro, comunque, abbastanza ovvio.

Anna Manza

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Per ritrovare se stessi a volte bisogna ribellarsi. Lena lo ha fatto nel silenzio. Come sempre.... come tutte.... Brava Gazzola.

Lucia Careddu

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Un groviglio di sentimenti ed emozioni quello che la protagonista del romanzo esterna con una narrazione dolce e delicata. Un segreto gelosamente custodito condiziona pesantemente la vita della protagonista sia nel campo professionale che in quello sentimentale. L'ambientazione pittoresca e affascinante nell'isola selvaggia di Levura esalta l'intreccio accompagnandolo sino alla fase finale in cui tutto viene chiarito e si apre finalmente una speranza. Francesca

Carla Pacchiano

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Importante il tema, il tormento della protagonista; banale la soluzione.

Pietro Era

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Un tema purtroppo comune a tante donne trattato e risolto banalmente. Il ricordo confuso dal senso di colpa di un'adolescente innamorata dell'amico di famiglia. La morte del vero colpevole dell'abuso libera Lena e la riporta alla vita. Mors tua vita mea!

Francesca Cadeddu

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Un libro che affronta un problema importante e delicato proponendo una soluzione forse semplice ma pur sempre positiva. Piacevole.

Antonello Filippeddu

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La banalità del finale annulla i mirabili tentativi di rendere il tormento della protagonista.

Esmeralda Ughi

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Un segreto devastante ed un senso di colpa che non consentono alla protagonista di aprirsi alla vita. L' isolamento auto imposto porta alla salvezza.

Anna Garau

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Un romanzo che affronta un tema delicato e doloroso evidenziando la fragilità della protagonista. Discutibile il finale.

Maria Antonietta Ruiu

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«Lena e la tempesta » è un romanzo che tratta il tema dello stupro, i personaggi all’inizio sono ben tratteggiati e i luoghi incantevoli ma, alla lettura, troppo spesso qualcosa stona: i dialoghi prevedibili, il plot e il suo finale (malgrado un colpo di scena che cambia le riflessioni della protagonista), le figure della storia non sufficientemente approfondite. Insomma, qui manca quell’impressione di verità̀ che nel primo testo invece è immediata e conquista. Il romanzo sembra la versione semplificata, abbreviata di un testo più̀ articolato, come se si trattasse di una sceneggiatura per la tv. Un vero peccato vista l’importanza del tema trattato.

Chiara Grenzi

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Un romanzo introspettivo che si sviluppa tra il segreto della violenza subita nell'adolescenza e la voglia di ricominciare. Una storia che ci dice che nessuna colpa è inconfessabile e che la cosa più importante per ognuno di noi è di far pace con noi stessi.

Lo stile è molto ricco e piacevole, molto scorrevole, ti fa vivere sull’isola di Levura, isola siciliana di notevole bellezza.

Ma è un libro che ti lascia una certa amarezza, perché la protagonista Lena è sola col suo segreto e il suo tormento, non ha permesso a nessuno di starle vicino parlandogliene. E la solitudine e la ricerca di una rinascita interiore sono il leit motiv di questo romanzo e fino alla fine ti chiedi se avverrà

Maria Villa

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La scelta di quale tra i due libri (La vita in più e Lena e la tempesta) promuoverò e quale boccerò sarà poco ortodossa perché dovrò lanciare la monetina. Lo so, non è propriamente etico, però. Inizio con le somiglianze. Entrambi i libri presentano un tema gravoso e importante da affrontare: la malattia (il cancro) e la violenza sessuale. Entrambi gli autori sprecano l’opportunità di farci riflettere e di renderci partecipi delle loro tragedie; ci viene negato di esercitare la compassione, “cum patior”. La vita in più riporta, sotto il titolo, la dicitura Una storia vera che però sappiamo, per affermazione dello scrittore stesso, essere parzialmente vera. Ed è proprio quel parziale aggiunto alla storia che la guasta perché è pieno di banalità e di faciloneria. La scrittura è scorrevole e, personalmente, apprezzo i salti temporali e la mancanza di restrizioni di interpunzione. Lena e la tempesta ci travolge con le sue troppe citazioni; si legge facilmente, anche piacevolmente, ma, a mio avviso, non è incisivo, non è convincente. Entrambe le storie non lo sono. Li consiglierei? No. Lancio la monetina che promuove Lena e la tempesta... devo ammettere, però, che un po’ l’ho aiutata io.

Paola Bombieri

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Con una scrittura estremamente scorrevole, il romanzo di Gazzola è una favola moderna, la prima storia di una trilogia. Il focus è, infatti, sulla protagonista, con cui il lettore entra in confidenza dalle prime pagine. L'autrice disegna in maniera esatta e asciutta - riuscendo a salvarsi dal rischio, vicinissimo, dello stereotipo - il contesto di precarietà moderna di progetti e affetti, così come le piccolezze di Costanza. Noi in queste piccolezze ci riconosciamo, fino a provare un affetto tenero per una ragazza che si rivelerà caparbia e finirà per darsi una possibilità. Leggero e lineare, forse anche troppo, ma onesto, questo romanzo vince sulla carrellata di storie di Don Mazzi, una riflessione sulle vicende personali dei ragazzi incontrati, metaforicamente ricca e dalle ambizioni quasi poetiche che, però, manca il segno. Il tono diaristico toglie potenza alle storie, che, forse, sarebbero emerse con più forza se non fossero state inserite nella stanca cornice dell'epistolario. 

Laura Libbi

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Con una scrittura estremamente scorrevole, il romanzo di Gazzola è una favola moderna, la prima storia di una trilogia. Il focus è, infatti, sulla protagonista, con cui il lettore entra in confidenza dalle prime pagine. L'autrice disegna in maniera esatta e asciutta - riuscendo a salvarsi dal rischio, vicinissimo, dello stereotipo - il contesto di precarietà moderna di progetti e affetti, così come le piccolezze di Costanza. Noi in queste piccolezze ci riconosciamo, fino a provare un affetto tenero per una ragazza che si rivelerà caparbia e finirà per darsi una possibilità. Leggero e lineare, forse anche troppo, ma onesto, questo romanzo vince sulla carrellata di storie di Don Mazzi, una riflessione sulle vicende personali dei ragazzi incontrati, metaforicamente ricca e dalle ambizioni quasi poetiche che, però, manca il segno. Il tono diaristico toglie potenza alle storie, che, forse, sarebbero emerse con più forza se non fossero state inserite nella stanca cornice dell'epistolario. 

Laura Libbi

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In entrambi i libri che mi avete proposto (Amo i ragazzi cattivi e Lena nella tempesta) si parla di un dolore grande che ha interrotto la vita dei protagonisti per un periodo più o meno lungo ma, soprattutto, si parla di speranza e del cammino che si può decidere di intraprendere per poter arginare, superare, trasformare questo dolore in qualcosa di nuovo e bello.

Le forme narrative sono diverse, ma la tematica li accomuna, ho cercato quindi di dare il mio voto al libro che mi ha emotivamente più coinvolto, a mio avviso quello di Don Mazzi.

"Amo i ragazzi cattivi" è un libro per chi si sente in trappola e non vede più un'uscita, un libro per chi spera e crede in una seconda possibilità, in una vita migliore perché come dice un ragazzo "cattivo" nel libro: "la vita nessuno la impara a memoria, la spera. Sperare è far aprire gradualmente la caverna, per scoprire che la dimora dell'altro è anche la nostra".

Le testimonianze di tutti i protagonisti del progetto Exodus (ragazzi, educatori, Don Mazzi) ci regalano fiducia nella vita, ci fanno sentire empaticamente legati gli uni agli altri, ci fanno capire che l'incontro che apre all'altro contemporaneamente apre a sé stessi, un libro colmo di speranza, un libro pieno di vita.

Laura Gaioni

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È la prima volta che mi cimento in questa impresa ed il mio voto va a favore del libro LENA e LA TEMPESTA.

Ecco i motivi della mia scelta.

Costanza e Lena sono due donne d' oggi, moderne, indipendenti e complicate. Entrambe hanno vissuto un trauma indimenticabile, Lena per essere stata violentata, adolescente, da un amico del padre, Costanza per aver partorito una bimba, frutto di una notte d'amore con uno sconosciuto, del quale non ha più avuto notizie.

Ma le due donne sono profondamente diverse. Lena cerca di superare il trauma subìto ed è in cerca di un suo riscatto personale e di una nuova vita. Anche se il prezzo che sta pagando è alto, data la sua difficoltà ad intrecciare nuovi rapporti con il sesso opposto, alla fine il suo riscatto personale arriverà, insieme ad un nuovo amore e alla promessa di una nuova vita.

Costanza invece sembra non riuscire a staccarsi dal suo passato. La necessità di rintracciare il padre della bimba sembra celare il desiderio di riallacciare una relazione amorosa con quell'uomo dal quale sente di essere ancora profondamente attratta.

La ragione della mia preferenza per Lena sta nello spessore che l'autrice riesce a dare a questo personaggio. Le sue riflessioni tormentate, la sua voglia di riscatto, mi hanno emozionata e resa partecipe. Lo stile dell'autrice è intimistico, ma capace di restituirci gli stati d'animo che attraversano la protagonista, personaggio delicato, nonostante il suo passato " ingombrante".

Lena ci insegna che, affrontare il dolore ed uscirne, ci rende più forti e più umani.

Costanza è invece un personaggio più freddo. Poco sappiamo del suo travaglio interiore di fronte ad una maternità vissuta in solitudine, molto invece apprendiamo del suo lavoro di paleopatologa, con descrizioni di carattere scientifico che suonano ridondanti, così come del tutto superflua appare la divagazione storica su Federico II e sulle sue figlie Selvaggia e Biancofiore.

Questa " incursione nel territorio del romanzo storico ", per citare l'autrice stessa, è fine a sé stessa, non funzionale agli eventi, e colpevole, casomai, di ostacolare ed interrompere la nostra partecipazione emotiva alla vicenda umana e sentimentale della protagonista.

Certo lo stile della Gazzola è sempre uno stile di scrittura scorrevole, accattivante, spesso arricchito da una sottile ironia, ma quando si parla di cuore e di " sentimenti " apprezzo molto la profondità e non amo le divagazioni.

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Nonostante le notevoli diversità di linguaggio (“Lena e la tempesta” affronta il tema dello stupro privandolo quasi di fisicità, mentre “Le posizioni dell’amore” abbonda di scene sessuali quanto mai esplicite) siamo comunque di fronte a due esempi canonici del genere “rosa”. In ambedue i romanzi la protagonista, dopo un certo numero di peripezie, ottiene l’amore del principe azzurro, nei panni più moderni di un chirurgo declassato a guardiano del faro (“Lena”) o di un ingegnere aerospaziale (“Le posizioni”). Questo schema così semplice è ovviamente declinato in modo diverso nei due romanzi. Il pregio dell’opera (credo prima) della Ricci è la capacità di dipingere con freschezza un sottobosco milanese fatto di blogger, deejay, trans, riproducendone con immediatezza il parlato; va detto però che la trama è quasi inesistente. Al contrario, la Gazzola dimostra una maggior padronanza dell’intreccio, sia pure con qualche inverosimiglianza. Mi sembra che con questo libro l’autrice abbia tentato un salto di qualità, agganciando con qualche coraggio il topos universale dell’isola e insieme l’altezza del romanzo di formazione. Forse il suo personaggio femminile non è del tutto risolto, ma del suo libro ci resta l’immagine azzurra e luminosa della grande estate mediterranea e per questo lo promuoviamo! 

Matilde Morotti 

 

Il torneo letterario di Robinson è un'iniziativa curata da Giorgio Dell'Arti per conto di GEDI Gruppo Editoriale S.p.A.
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