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Lolita di Vladimir Nabokov
Einaudi

 

 

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Vigevano “Circolo Bibliosofia della La biblioteca di Mastronardi”
coordinato da Raffaella Barbero

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C'è tutta una letteratura di amori impossibili celebrati dalla stessa impossibilità.

L'amore impossibile è dunque il solo possibile ed eterno?

Alimenta incanti, incontri immaginati, illusioni, misteri, segreti abitati da ognuno di noi.

Lolita, il romanzo più famoso di Vladimir Nabokov è la storia della relazione tra un uomo maturo e una ragazzina.

La storia di un amore idealizzato, immaginato, desiderato, per una maliziosa ragazzina di dodici anni che considera quello che sta vivendo come un gioco.

Nonostante i rifiuti e lo scandalo suscitato al tempo della pubblicazione, questo romanzo non richiama neanche lontanamente la letteratura erotica: è semplicemente una storia d'amore.

Il protagonista ama Lolita anche se si tratta di un amore anormale ed eccessivo.

Accanto ad una storia simile di amore anormale e impossibile, vivono gli altri che abitano l'ordinario, che accolgono la serenità della realtà, quella ferma e concreta, quella che nessun sogno d'amore potrà mai raggiungere.

Anche quando dopo anni Humbert rivede Lolita, il suo amore per lei, pur impossibile, non diminuisce, consapevole di impazzire di tenerezza alla sola vista del viso della sua amata.

All'amore e alla tenerezza, bisogna crederci sempre, anche quando ci fanno impazzire di dolore.

Giudizio: molto buono

Consigliato: non è un romanzo per tutti. Consigliato soprattutto a quelli che credono alla potenza dell'illusione d'amore.

Franca Ottoboni

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Un libro magistralmente orchestrato nella trama, scritto con uno stile ricercato e avvincente ma che non è riuscito a farmi superare il mio rifiuto morale per un amore malato, osceno e perverso. Anche se a tratti si fa fatica a non provare un minimo di empatia per Humbert: ho cercato di detestarlo e disapprovarlo senza riserve ma in alcuni passaggi Nabokov mi ha costretto quasi ad amarlo e a capirlo. L'epilogo, tragico e drammatico, è l'unico possibile.

Raffaella Barbero

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Un romanzo che, dopo 65 anni dalla sua pubblicazione, riesce ancora a sconcertare.

La personalità multiforme dell’autore, anche drammaturgo, poeta, entomologo, teorico del gioco degli scacchi, dotato di una indiscussa cultura letteraria, abilità narrativa e introspezione psicologica, gli permette di trattare in modo molto elegante e raffinato il tema della pedofilia , sviscerandolo in ogni suo aspetto e dettaglio. Se fosse un libro pornografico ci sarebbero parole scurrili e scene erotiche, qui non c’è niente di questo. Ma tutto il contenuto del libro è un’unica descrizione di quella che il protagonista chiama “fatale lussuria “, il desiderio di un professore quasi quarantenne per una bambina di 12 anni. Trama, personaggi, ambienti, divagazioni… sono solo il contesto per mettere in scena la rappresentazione di questa ossessione che a nessun titolo si può definire amore. È stato solo un’eclatante voyeurismo di massa la vendita di 50 milioni di copie?

Nives Trombotto

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Mi trovo in grande difficoltà di fronte ad uno scrittore fra i più alti del novecento, che con una prosa elegante, colta e poetica, ci descrive, senza mai essere volgare i sentimenti e le turpi brame del protagonista. Il racconto della passione di un adulto nei confronti delle adolescenti che sfocia nella torbida avventura con Lolita, ci immerge in un'atmosfera cupa e squallida che permea tutto il libro fino all'inevitabile tragico finale. Sono consapevole che la natura umana è varia e che certe obiezioni esistono. Resta il fatto che questo libro celeberrimo, mi abbia sempre lasciato molte perplessità e grande disagio. Voto 8 per la prosa

Angela Bertelegni

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È comprensibile che nei primi anni Cinquanta del secolo scorso diversi editori abbiano rifiutato la pubblicazione del romanzo “Lolita” di Nabokov. L’argomento affrontato, preso a sé stante, merita la massima riprovazione: l’attrazione sessuale del protagonista, un uomo di mezza età, per un certo tipo di ragazzine, da lui definite ninfette, è perversione e perciò va condannata. Eppure per tutta la prima metà del romanzo l’aspetto etico non mi ha disturbata nella lettura poiché la liricità della prosa, in particolare dell’incipit, mi ha indotta a non provare disgusto per la situazione quanto, piuttosto, ad apprezzare l’eleganza stilistica e lessicale con cui lo scrittore riesce a descrivere situazioni erotiche senza scadere nella pornografia.

Nella seconda parte mi è stato più difficile assolvere il protagonista perché ho avvertito sulla pelle, come donna, madre e nonna di una tredicenne, le molestie e l’abuso ai danni di una piccola e sono stata portata a riflettere sul “destino” della disgraziata Dolores, sensualmente chiamata Lolita dal folle-lucido amante, nonché a pensare a quante bimbe, purtroppo, ancora oggi subiscono soprusi da parte di estranei, ma non trovano adeguata cura neanche in famiglia, proprio come Dolores che aveva una madre incapace di capire e seguire la figlia.

Nabokov mette in bocca al professor Humbert, voce narrante in prima persona nonché protagonista, sarcasmo verso la psicoanalisi, la psichiatria e la psicologia, ma il romanzo indaga proprio i meandri bui dell’animo umano.

In sintesi: un contenuto scabroso narrato divinamente.  

Antonia Ricciuti

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È un libro molto bello, il cui messaggio è questo: la cultura non salva.

Sono infatti messi in contrasto due diverse concezioni di cultura: quella decadentista, europea, fatta di belle letture, amore per l’irripetibile, capacità dell’uomo di eccezione di cogliere l’eccezionale in questa nebbiosa e prosaica realtà e, dall’altra parte, l’industria culturale fatta di canzoni rock tutte uguali, riviste tutte uguali con foto di attori tutti uguali, propria di una nazione dove le camere di motel sono tutte uguali e i musei custodiscono poche chincagliere anonime.

Ma la cultura del protagonista ammanta soltanto, non trasforma la realtà; anzi serve a dare a lui la buona coscienza per coprire i suoi istinti. Lolita è nella realtà una normale preadolescente tutta riviste, musica, chewingum, ribellione e voglia di scoprire e vivere la vita (anche nei suoi aspetti massificati e per nulla poetici). Se l’adesione alla cultura massificata le impone modelli Barbie-Style, l’essere oggetto della creazione “artistica” del protagonista (che si mostra, egoistica, tirannica, incurante e negante della vera realtà di Dolores, e già solo per questo “malata”), la porta allo stesso risultato: essere un semplice burattino senza anima. Solo lavorando umilmente e amando una persona buona, Lolita potrà ricominciare a vivere.

Andrea Feoli

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Romanzo colto, contraddittorio a tratti di difficile lettura e comprensione; suscita sentimenti contrastanti nel lettore difficile identificare bene la vittima e il carnefice nei due amanti protagonisti.

L’autore tocca tantissime corde l’amore, l’ossessione, la pedofilia, i disturbi psichici, la violenza, la sofferenza. Quello di Humbert per Lolita è un amore malato a nulla servono i consulti psichiatrici il protagonista riesce sempre a prendersi gioco dei medici; tuttavia in questo romanzo non vi è mai una vera e propria violenza. Ed ecco che il lettore si trova davanti ad un bivio: condannare l’odioso pedofilo o compatire un uomo malato e psicotico. Anche Lolita è un’ambigua dodicenne a tratti con le caratteristiche tipiche delle ragazzine della sua età, a tratti consapevole del potere di seduzione che il suo corpo esercita sul professore quarantenne. Romanzo avvincente e pieno di spunti di riflessione, da non perdere!

Martina Azzolari

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Riuscire a raccontare squisitamente un rapporto disturbante, una vita contorta lasciando al lettore il dubbio che il protagonista non abbia tutti i torti, è senz'altro capacità geniale. Spesso si è portati a sostenere Humbert anche con la piena consapevolezza che il suo modo di agire e pensare sia disgustoso. Lolita è un'opera di alta letteratura, da leggere per sapere cosa significhi saper narrare, per conoscere l'arte dello scrivere. Oltre tutto, Nabokov ha un modo di raccontare scorrevole, per niente difficile seppur pregno di significato e passioni difficili da digerire, oggi come cinquanta anni fa.

Simone Satta

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Humbert Humbert è tra i personaggi più sgradevoli, piccoli e meschini della storia della letteratura, e Nabokov sa far emergere tutti questi tratti in modo magistrale. Leggendo Lolita, si percepisce sin dalle prime righe di aver a che fare con un impostore, ma lo stile, la voce del personaggio non seduce solo la piccola Dolores, ma anche il lettore, che non può fare a meno, disgustato, di andare fino in fondo nella miseria di Humbert.

Chi scompare, invece, è proprio il soggetto dell’opera, Lolita, che non si arriva a conoscere davvero, ma solo attraverso lo sguardo del patrigno stupratore, ulteriore manipolazione del lettore e della realtà ad opera del deplorevole Humbert. È un romanzo che porta in scena poca luce, poca speranza, ma dallo stile così elegante che poche altre narrazioni hanno saputo raggiungere.

Giulia Rizzato

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Può un personaggio abbietto e odioso essere il protagonista di uno dei romanzi che hanno segnato la storia della letteratura? Domanda retorica. La risposta è ovviamente sì.

Lolita è l’esempio di una letteratura “non per tutti”; Non che sia un linguaggio complicato o aulico, anzi! È a mio parere, come prosa, uno dei libri meglio scritti e più godibili del suo periodo. Quello che però occorre fare quando si comincia a leggere il capolavoro di Nabokov è sospendere il giudizio. Molte volte sento stroncare un romanzo sulla base dell’antipatia per un personaggio o di una vicenda. Usando lo stesso parametro per Lolita non si andrebbe oltre la terza pagina. Questa è una storia senza momenti edificanti, senza eroi; personalmente ad un certo punto ho cominciato a trovare odiosa persino Lola! Questo è un romanzo sull’esplorazione psicologica, in cui scandagliare le profondità umane, senza per questo perdonare Humbert. Questo è un libro sulla “banalità del male” (con rispetto parlando). Un testo in cui il mostro non è un demonio che divora le sue vittime, ma il lato oscuro in un uomo posato che sa persino perorare la sua causa.

Mauro Rizzo

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L’argomento principale del libro è quello dell'amore provato da Humbert per le giovani ragazze tra i dodici e i quattordici anni, particolarmente per Lolita. Lo stile unico di Nabokov ci racconta le avventure affrontate dai protagonisti e, soprattutto nella seconda parte, la storia prende una connotazione itinerante. Il lettore segue Humbert su un doppio binario: da una parte è innegabile che l'amore di Humbert per Lolita sia, in una certa maniera, sincero, ma d’altra parte è lo stesso protagonista che descrive la realtà dei fatti, caratterizzata dall’ ossessione per la ragazza. A Lolita viene negata propria adolescenza e il suo futuro sarà indubbiamente segnato da quello che le è accaduto.

Chiara Ghilardi

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 “Fahrenheit 451” di Bradbury e “Lolita” di Nabokov sono entrambi due classici della letteratura moderna americana, due capolavori. Personalmente, rileggendoli ai giorni nostri, ho preferito il romanzo di Bradbury; una visione così intimamente realista del nostro tempo e della nostra società. Il controllo delle masse, del pensiero e della percezione che le persone hanno del contesto sociale viene esercitato attraverso la censura dell’informazione e la monopolizzazione della cultura, e porta il lettore a riflettere sulla situazione attuale e sulla realtà che si sta creando. Come nel romanzo, ancora una volta, sono i libri a suggerire la possibilità di un cambiamento. Il finale aperto lascia, infatti, uno spiraglio verso la costruzione di un mondo nuovo.

“Lolita” di Nabokov rimane comunque un’opera di rilievo della letteratura americana moderna, che non può mancare nella propria collezione letteraria. Ho avuto però la sensazione di non riuscire ad apprezzare a pieno lo scalpore e lo scandalo che poté suscitare alla sua pubblicazione, a metà degli anni Cinquanta.

Edoardo Mornacchi

 

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La pubblicazione di “Lolita” nel 1955 provocò un forte scandalo e una levata di scudi si alzò contro la sua diffusione, considerata oltraggiosa verso la morale. Lolita, la ninfetta creata da Vladimir Nabokov, divenne, contrariamente a quello che si auspicavano i benpensanti, immortale nella realtà del mondo letterario e poi nella sua trasposizione cinematografica. Ciò che allora si sarebbe voluto annullare e dimenticare, ha avuto la sua consacrazione, tanto potente il suo messaggio e il fascino da attrarre ancora ai giorni nostri lettori avidi di storie di sentimenti ed emozioni proibite.

Il professor Humbert, il protagonista della storia, è travolto da un sentimento prepotente, che non lascia spazio all’intelletto e alla morale nei confronti della dodicenne Lolita, precipitando così nell’abisso, travolto da un’oscura passione. Lolita, dal canto suo, non è ancora una donna, ma intuisce il potere seduttivo che sta fiorendo in lei.

Il libro racconta di un argomento spinoso ancora oggi, il tema della pedofilia, battaglia tutt’altro che vinta. Oggi, sfruttando le possibilità offerte dalla tecnologia, i social sono diventati mezzi utilizzati per adescare ragazzi/e, a volte vittime inconsapevoli, a volte desiderosi di ottenere soldi facili, che scavano in entrambi i casi, profonde ferite nel cuore e nella mente delle vittime, difficili da rimarginare e dimenticare.

Maria Basiricò

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Sapevo che Lolita è considerato un capolavoro, ma non mi è sembrato tale. Nulla da dire sulla scrittura accattivante di Nabokov però, per i miei gusti, il romanzo è piuttosto noioso. Lolita è uno dei personaggi più antipatici che io abbia incontrato in un romanzo e Humbert il più patetico. Detto questo, vi ho trovato anche molta ironia.

Il protagonista non si definisce un depravato ma un “mite signore infelice” che si fa manipolare da una ragazzina “villana, maleducata, volgare, capace di suppliche e insulti” che approfitta della debolezza e della passione nei suoi confronti. Si faceva pagare e si dimostrava una “negoziatrice spietata”. In tutto questo, ciò che preoccupava Humbert non era che potesse mandarlo in rovina ma che potesse accumulare una somma di denaro sufficiente a scappare lontano da lui (cosa che comunque alla fine farà).

Alessia Chierico

 

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Circolo dei lettori del torneo letterario
di Robinson di Roma 1
“Biblioteche di Roma”
coordinato da Simona Cives
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Anche questo libro va collocato nella sua epoca, è del’55 e alla sua pubblicazione provocò uno scandalo a livello mondiale. L’ho letto per la prima volta a 20 anni e ora che qualche anno è passato l’ho riletto con occhi diversi. Il nome della protagonista è diventato da tempo un neologismo e questo può sviare chi lo legge per la prima volta, pochi romanzi sono entrati a far parte come questo dell’immaginario comune.

“Lolita” non è un libro facile, tocca tantissimi argomenti: l’amore, l’ossessione, la pedofilia, la mania di controllo, i disturbi psichici, la violenza, la sofferenza… Molto dipende dagli occhi di chi lo legge. Secondo me va affrontato senza pregiudizi.

La narrazione si dipana in maniera lucida con una scrittura raffinata costellata di giochi di parole con toni a volte ironici a volte grotteschi o cinici. Ci sono tanti riferimenti all’America di allora, alle teorie di Freud. E nonostante gli argomenti in 400 pagine non c’è una parola scabrosa o una scena spinta. È un libro da leggere e alla fine rimane il dubbio su chi sia la vera vittima... E questo è per la bravura dell’autore che ci fa calare nella mente del protagonista.

Giancarlo Clara

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Non è facile non parlar bene di un libro come “Lolita”, considerato dai più un "capolavoro".
Secondo me “Lolita” è stato ampliamente sopravvalutato a causa dell'argomento trattato e dell'epoca in cui è stato pubblicato.
Messo all'indice per due anni, il libro appena "sdoganato" scala velocemente tutte le classifiche delle vendite!
Ma, secondo me, circa quattrocento pagine, per descrivere questa ossessione di un quasi quarantenne per una ninfetta dodicenne, sono realmente troppe!
Molto ben scritto, ben approfondito il risvolto psicologico, ma non abbastanza da non diventare ripetitivo, ridondante o addirittura prolisso.

Nives Bevacqua

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Humbert Humbert confessa, in un manoscritto da pubblicarsi postumo, la sua attrazione morbosa per Dolores, detta Lolita, la "ninfetta", ragazzina conscia della sua seduttività sugli uomini. Egli sa che "in un certo modo magico e fatal Lolita cominciò con Annabel", di cui si era innamorato da adolescente. La morte della piccola Annabel fu "la crepa che percorre la mia vita", confessa. Molti anni dopo Humbert incontra Annabel in Lolita; e la sua vita precipitò. La scabrosità del tema impedì la pubblicazione del romanzo "Lolita" fino al 1955; causò l'accusa di pedofilia per il personaggio e di pornografia per l'autore. Ma il russo Vladimir Nabokov (1899-1977) quell'amore scandaloso lo difese quale ripetizione di un amore risalente a quando pure Humbert era un fanciullo; e ne fece la metafora dell'amore della vecchia Europa (il professore ne è originario) per il Nuovo Mondo (la tredicenne americana). La sontuosa scrittura in inglese, erotica ma mai oscena, non evitò che da allora Lolita divenisse il nome della seduzione adolescenziale. Il romanzo ha ispirato vari film (omonimi, 1962, 1997; "American Beauty", 1999); perfino il personaggio di una canzone pop ("Moi... Lolita", 2000), il cui ritornello evoca il sospirare sensuale di Humbert dell'incipit: "Lolita, luce della mia vita, ... Lo-li-ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo, contro i denti. Lo. Li. Ta."

Lorena Carpertieri

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Nonostante il tema scabroso e morboso, questo autore con il suo coinvolgente modo di scrivere da cui trapela la sua enorme cultura, riesce ad appassionare anche i lettori più puritani.

Paola Cisternino

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Per un lettore comune dare un giudizio su Nabokov è un atto di presunzione e di orgoglio. La complessità del pensiero, la vastità della cultura, la competenza linguistica di molte lingue lo rendono uno scrittore difficile da leggere. Mi limito ad alcune modeste osservazioni. Il peccato di pedofilia, il più grave di tutti, è preso a simbolo del male che è nell’uomo quando non è capace di fortificarsi e coltivare la parte migliore di sé (Humbert è un uomo debole). Il male del singolo si riversa sull’intera società. L’Europa è una società corrotta (vedi le guerre del ‘900) mentre l’America in particolare quella della provincia degli anni 50, è ancora ingenua anche se ipocrita. Con il male si gioca a scacchi con continui movimenti di attacchi e difese. Gli spostamenti hanno un limite: la scacchiera ovvero il confine della nostra vita. Dolores alla fine dà scacco matto: ritrova la pace senza dimenticare ma vivendo una nuova vita (figlio). Sono rimasta delusa dalla descrizione dei paesaggi americani ma forse l’autore ha voluto vedere solo quello che era piccolo per descrivere meglio la concentrazione in sé stesso del personaggio, perché il personaggio è uno solo.

Enrica Taras

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“Non vedo nessun’altra terapia per la mia infelicità se non il melanconico, localissimo palliativo dell’arte espressiva”. Humbert, protagonista che narra in prima persona, come in un diario, le vicende della sua vita legate al perverso legame con la giovane Lolita, affida alla scrittura la sua catarsi. Il racconto è il tentativo di mostrare la propria condizione, nella consapevolezza che non ci potrà essere comprensione né compassione per lui. Lo scandalo, che accompagna il lettore soprattutto nella prima parte del romanzo, non fa perdere di vista la straordinaria capacità dell’autore di condurre chiunque accetti di seguirlo nel flusso dei pensieri e delle azioni di Humbert, in un viaggio a tratti orribile ma difficile da interrompere. Grazie a questa storia d’amore impossibile e riprovevole, in movimento tra i mille paesaggi di un’America anni ‘40, Lolita diventa antonomasia per tutte le “ninfette” nate dopo di lei, conquistando un’immortalità che, come Humbert afferma alla fine del libro, è la sola che entrambi possano condividere.

Elisa Mizzoni

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Cosa scrivere del romanzo Lolita dopo che tanto è stato detto e pubblicato? È sicuramente difficile, ma provo ad esprimere quanto ha suscitato in me.

L’avevo già letto tanto tempo fa con l’intento di voler capire cosa potesse portare un uomo adulto a importunare delle ragazze, quasi delle bambine. Ne ero uscita affascinata, ma anche un po’ disgustata dal racconto senza veli che il personaggio fa della propria passione. Mi aveva colpito soprattutto il finto perbenismo di un uomo, professore, scrittore che in sé covava delle passioni insane e che mi ricordava alcune persone incontrate, nei cui sguardi, da adolescente coglievo desideri lascivi. Comunque, già allora ero consapevole di trovarmi di fronte un grande romanzo.

Rileggendolo, a settantuno anni, ne sono ancora di più convinta. Anzi oggi ne ho maggiormente apprezzati l’ironia, il sarcasmo, la divertente presa in giro della psicoanalisi e di certe abitudini borghesi, ma soprattutto sono entrata in sintonia col “pedofilo” Humbert. La perdita del grande amore giovanile per Annabel e poi di quello per Lolita, che continuerà ad amare anche diciassettenne, sposata e incinta, lo rende ai miei occhi una vittima e come tale suscita in me simpatia.

Giuseppina Franzi

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Lolita è un viaggio insolito da intraprendere con la mente sgombra da pensieri e pregiudizi. La narrazione in prima persona accentua i toni, il modo con cui affronta temi come l'amore, l'ossessione, la sofferenza è elegante, ma allo stesso tempo a tratti osceno, provocatorio che spinge ad andare oltre certi limiti e farsi domande.

Tiziana Pennacchi

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Il ricordo del primo amore e di quel bruciante e incompiuto desiderio vissuto da bambino diventano l’ossessione di un uomo, H.H., che affida alle pagine di un memoriale il racconto del materializzarsi di quell’ossessione nella sua figliastra, Lolita, vittima del suo “mostruoso amore”. A Lolita, la sua “ninfetta”, H.H. strappa l’infanzia con lucida determinazione, incapace di opporsi a un destino che sembra già scritto: non può fare altro che trascinare con sé quella bambina in un viaggio verso l’abisso di pulsioni aberranti. Storia e personaggi sono incastonati in un più ampio, sconvolgente quadro di nefandezza e miseria umana al quale fa da sfondo la provincia americana con tutte le sue contraddizioni. Ma quando al ribrezzo e al disgusto si sovrappone e si impone la “voluttà estetica” della quale è lo stesso Nabokov a parlare, storia e personaggi attraggono il lettore con quella potenza magnetica della quale solo l’Arte è capace: e l’opera artistica diventa un capolavoro senza tempo.

Mary Patella

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È un libro di memorie, la cui trama è scabrosa perché tratta di un uomo maturo, il Dr. Humbert, che ha una profonda passione per Lolita, la figlia dodicenne della donna che ha sposato. Gli argomenti sono pornografici ma l’Autore non cade mai nella volgarità ed il suo stile è pieno di ironia e di sarcasmo ma anche di disperazione e pentimento. “Io ero sprofondato nel mio paradiso d’elezione, un paradiso i cui cicli avevano il colore delle fiamme dell’inferno, ma pur sempre un paradiso”. Questo è il sentimento che lo lega a Lolita. Il libro termina in un modo tragico perché il protagonista uccide Quilty, il regista che tiene un corso di recitazione frequentato da Lolita e che è riuscito a farla fuggire con lui. Con questo atto estremo vuole vendicarsi e riscattare l’onore di Lolita ma anche punire sé stesso, quasi a chiedere il perdono del lettore.

Paola Mattonelli

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Lolita uscito a Parigi nel 1955 e in Italia qualche anno dopo, nel 1959, fu uno scandalo. L’amore, l’ossessione amorosa che sfocia nella pedofilia, la tensione maniacale nei confronti delle adolescenti turbò la coscienza di molti in quegli anni del secondo dopoguerra quando si cercava di dimenticare le atrocità e i dolori nella speranza di una vita più serena e tranquilla.

Ma l’animo umano, la sua mente, il suo inconscio sfuggono al controllo della razionalità.

La lettura di “Lolita”, oggi, sorprende per la sua prosa e il suo racconto. Humbert, il protagonista, si svela senza pudore e Nabokov con una prosa asciutta e coinvolgente lo racconta ai lettori senza esprimere giudizi e condanne.

Leggerlo negli anni Duemila ha una sua attualità e poi la scrittura è davvero avvolgente.

Maria Rosa Ardizzone

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Coinvolgente e accattivante è questo romanzo che scruta in maniera penetrante la psicologia di un uomo che si lascia travolgere da una ragazza più giovane di lui. Pur affrontando temi ritenuti in un determinato contesto socioculturale scandalosi, non è volgare né scurrile, la descrizione di questo rapporto ossessivo compulsivo, in cui l’autore filtra ogni momento, lasciando libero spazio all’immaginazione del lettore, tematiche attuali come la pedofilia e la ninfomania, sono affrontate con una grande finezza e maestria stilistica che danno libero spazio ad una riflessione costruttiva e non dogmatica.

Anna Simonetti

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Romanzi come questi lasciano sempre un po' inquieti: personaggi immorali e abominevoli con cui non si può fare a meno di provare empatia. Humbert è meschino e vigliacco, ruba a Lolita la sua infanzia e si giustifica con il fatto che è stata la sensualità immatura di lei a provocarlo... ma il suo racconto prende e cattura, non si può fare a meno di leggerlo.

Morena Terraschi

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"Lolita" narra l’amore e il desiderio passionale di un uomo maturo nei confronti di un'adolescente che sotto l'aspetto di fanciulla nasconde e a volte palesa, movenze da "ninfetta". Ho letto la prima volta "Lolita" moltissimi anni fa e allora ero presa dal seguire il districarsi dei sentimenti del protagonista che si concludevano con azioni e amplessi febbrili e trasgressivi. Nella seconda odierna lettura a colpirmi è stata la forma narrativa di Nabokov, l'abilità nell'uso di parole appropriate, la capacità di raccontare passioni amorose nelle diverse stagioni della vita con magistrale equilibrio di pensieri, propositi ed azioni con audace raffinata scrittura.

Rossella Tappi

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La pubblicazione del romanzo "Lolita" di Vladimir Nabokov nel 1955, provocò al suo apparire uno scandalo per oltraggio al pudore.

Durante la mia adolescenza lo lessi con una curiosità sproporzionata che mi sembrava insana. L'interesse intorno alla passione malata del professore quarantenne verso le "ninfette" e verso Lolita, provocante bambina di 12 anni, non poteva essere raccontata, ma solo taciuta e tenuta per sé.

Rileggere oggi "Lolita" mi ha fatto scoprire che è un bellissimo romanzo intorno alla passione umana. È difficile, per la nostra educazione cattolica, leggerlo senza pregiudizi, ma se lo sezioniamo per emozioni, buona scrittura e sincerità, ci sorprende l'idea di tentare di comprendere un uomo che soffre e compie un percorso analitico alla ricerca della verità, seppure consapevole di indurci al disgusto.

C'è anche una riflessione che ci fa paura, che è quella di soffermarci su quanto sia colpevole la bambina Lolita, nel provocare i deliri dell'uomo.

Nell'insieme è arte e oscenità, ma induce alla riflessione e dà molte risposte.

Rita Cerri

Il torneo letterario di Robinson è un'iniziativa curata da Giorgio Dell'Arti per conto di GEDI Gruppo Editoriale S.p.A.
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