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Luna Nera di Tiziana Triana

Sonzogno

 

Più che di un Romanzo sembra trattarsi di un canovaccio, uno storyboard verbale in cui le scene sono fissate con un abbozzo di dialoghi.

Manca una cura per l’ambientazione (cenni all’arredamento, suppellettili, pietanze, abitudini…) qualcosa che faccia capire l’epoca in cui si svolge l’azione e il luogo (Torre Rossa non basta). Né si avverte il Dramma tutto è stereo tipizzato. Dire che una donna è accusata di stregoneria, sostenendo che anche sua madre lo fosse non basta e la morte prematura del neonato che poteva costituire un buon pretesto per svolgere il tema oggetto dello stigma non trova una narrazione convincente. Considerato il destino che ha avuto poi questo Romanzo mi viene da pensare che tutto sia stato rimandato alla versione cinematografica in cui la scenografia, i costumi, le location la fanno da padrone supplendo alle carenze cui accennavo all’inizio.

Concludo dichiarando che non mi ha né incuriosito né coinvolto emotivamente.

Antonia Santilli

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La luna nera ci catapulta nel mondo delle streghe con un inizio drammatico, la morte di un neonato. La levatrice Adelaide di sedici anni viene accusata di stregoneria. Mi sembra un banale libro per adolescenti - un po' fantasy - nulla di più

Antonella Musti

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Stregoneria, riti occulti, metà strada tra romanzo storico e fantasy ambientato in un mondo rurale dove la superstizione domina. Intreccio interessante.

Antonietta Sammartano

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Lavoro la cui struttura narrativa fantastica si sviluppa in un quadro storico complesso, il XVII secolo, caratterizzato da fenomeni di fanatismo religioso e da profonde trasformazioni sociali e di mentalità delle comunità rurali, che l’autrice ricostruisce con efficacia anche se con qualche eccesso descrittivo. Intorno all’elemento originale della storia, rappresentato dalla comunità elitaria delle donne cui la protagonista si aggrega   e dalle istanze egualitarie che esse esprimono, si sviluppano vicende parallele che esplorano i molteplici significati della lotta alla stregoneria, il tutto senza rinunciare a un filo conduttore di carattere sentimentale. La   scrittura è densa ma fluida.

Silvana Casmiri

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Un racconto fantasy ambientato nel periodo dell’Inquisizione, in una realtà contadina ancora preda di superstizioni e paure. Nascosto nel bosco, un gruppo di donne vive in una casa detta le Città Perdute, rifugio per ragazze perseguitate come streghe. L’alterità rappresentata da questo utopico sodalizio di donne libere, che coltivano l’amore per la conoscenza e la bellezza, diventa l’obiettivo ideale per chi, per scopi di potere, ricerca oscure minacce. La caccia alle streghe nasce anche dalla lotta feroce tra la Chiesa di Roma e la nascente borghesia rurale. L’intreccio risponde bene alle caratteristiche di questa favola di magia. Il linguaggio rifugge da espressioni di genere e riesce a dare corpo ai personaggi. La lettura risulta agevole, centrata sullo sviluppo della storia e fa immaginare una “lettrice in fabula” piuttosto giovane.

Alfredo Menichelli

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