Madrigale
senza suono di Andrea Tarabbia
Bollati Boringhieri
La figura di Gesualdo da Venosa non mi era completamente sconosciuta ma
la lettura di questa biografia romanzata del principe musicista è stata in ogni
caso molto interessante. Tuttavia, non mi ha convinto del tutto l’espediente
letterario delle due voci che compongono il libro: il manoscritto ritrovato e
gli appunti che su di questo prende Igor Stravinskij. Questi ultimi in
particolare sono spesso molto meno credibili del presunto testo seicentesco
interrompendo l’immersione del lettore nell’epoca dei fatti e nei riusciti
tratti di narrativa gotica che il racconto spesso prende.
Edoardo La Sala
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È un libro
avvincente e scritto con grande cura. Affronta temi fondamentali: il rapporto
con il male, la funzione dell'arte, l'eredita culturale di chi ci ha preceduto,
e lo fa in modo non scontato. Induce anche la curiosità di approfondire la
storia dei personaggi. Sicuramente un romanzo ambizioso, ricco. Lascia
un'impronta.
Anna
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La
“finzione del manoscritto” in Manzoni garantiva la veridicità del testo, qui
non garantisce nulla, anzi, propone dubbi. Nel complesso incastro di tre
narratori, Tarabbia, l’autore ,
Stravinskij che scopre il testo del ‘600, e Gioachino, il servo deforme che lo
scrive, leggiamo la vicenda del principe Gesualdo da Venosa, autore di una
musica straordinaria, nata inspiegabilmente da una vita intessuta di crudeltà.
L’autore indulge a descrizioni orrorose, adeguate al tempo della vicenda, ma
che sembrano esercitare su di lui un fascino eccessivo. La parte dedicata alla
musica richiede al lettore una cultura musicale molto approfondita. Nell’insieme,
un testo colto e interessante, ma di non facile lettura.
Pergentina Pedaccini
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L’idea, geniale, di
accostare l'opera di Carlo Gesualdo Principe di Venosa alla musica di
Stravinsky, in particolare a quella dei suoi ultimi anni,
attraverso un registro interpretativo in cui
ispirazione e stimolo giungono al grande compositore da quel mondo
lontano nel tempo e nello spazio, offre l’occasione di una narrazione
"in parallelo" di due mondi che si compenetrano nelle note dominanti
e incisive di un'arte musicale avvolgente e imperativa, nei suoni e nei timbri.
Nella vita metodica, e
già segnata dal successo, di Stravinsky, ormai avanti in età e pienamente
partecipe del mondo artistico a lui contemporaneo, irrompe la lettura di un
manoscritto della fine del cinquecento (della cui autenticità alla fine
maliziosamente si dubita senza che per questo perda il suo fascino), nel quale
è narrata la vita e la passione musicale del Principe Carlo, quale anticipatore
della diatonia di Stravinsky.
Cosi la ricerca putigliosa della nota espressiva per Stravinsky trova la
sua eco nella foga impulsiva del Principe musico, la cui vita si snoda sulle
partiture, non comprese dai suoi contemporanei, ma ammirate per l'autorità del
compositore.
Una vita, quella di
Carlo, scossa da amori travolgenti e drammi primari che colorano la storia del
buio e della luce di Caravaggio, vissuta tra il
castello di Gesualdo, Napoli e Ferrara. Le vicende sono narrate dal servo nano
e deforme del Principe che partecipa alla vita del
suo signore come un alter ego quasi invisibile e innominabile. Il
contrasto tra luci ed Ombre, i toni, i sopratoni e i sottotoni
emozionali tratteggiano al meglio la complessità del personaggio.
Molte altre figure
prendono corpo e ruotano nella narrazione storica, mogli, figli amati e figli
dannati, amanti, preti, servitori e cerusici, ciascuno emblema di un'epoca
descritta con sapienza e conoscimento, al contempo tuttavia le descrizioni travalicano i confini del tempo storico
per narrarci le eterne vicissitudini dell’animo umano.
Ma su tutto prevale la
musica, di cui l’Autore sembra averne
approfondito la cromia e il valore atemporale e universale, assegnando a
Stravinsky il ruolo di interprete non solo delle emozioni, ma soprattutto della
capacità di traslare l'espressione dell'antico liuto o clavicembalo in sonorità
contemporanee.
Un libro, quello di
Andrea Tarabbia, degno di essere letto con gioia ed
impegno apprezzandone non solo lo stile e la ricchezza del linguaggio ma anche
e soprattutto la capacità di approfondire temi e argomenti storici e
scientifici senza appesantire la peculiarità del romanzo.
Anna Sandra
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L' idea è molto originale, ma il percorso
narrativo è un po' troppo articolato e a volte slegato. La struttura della
storia e l’intreccio narrativo avrebbero giovato di un testo più fluido e meno
prolisso, che avrebbero facilitato la comprensione e a seguire la riflessione
su temi ‘importanti’ che nel libro si mescolano tra il contesto narrativo di
Gesualdo e quello di Stravinskij.
Giovanna Perrone