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Max Fox di Sergio Luzzatto

Einaudi

 

All’inizio si avverte la difficoltà di un testo che non si capisce se sia un saggio, una lunga intervista o un romanzo storico. Proseguendo tuttavia, ci si trova coinvolti in un fatto di cronaca che nonostante lo squallore a tratti illuminato del protagonista Marino Massimo De Caro, offre talmente tante informazioni da catturare l’attenzione. I libri antichi, biblioteche che sono tesori, grandi figure storiche e le loro opere, questa è la parte interessante del libro. Purtroppo De Caro, i suoi amici e conoscenti politici, librai, direttori e così via, fanno parte di quella drammatica quanto vasta giungla di personaggi con incarichi di responsabilità e lauti stipendi ma privi di etica, morale e anche solo un pizzico di coscienza. Una volta di più si avverte il senso d’impotenza di noi cittadini rispetto al “sistema Italia” che rende simpatici e vincenti chi dovrebbe trovarsi ai margini della società.

Fabiola Palmeri

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Luzzatto vorrebbe fare, come dice lui stesso, “storia del presente”, con tutti i rischi connessi alla mancanza di prospettiva. In realtà, di storico c’è ben poco, a partire dal metodo impiegato. Infatti si basa sui colloqui con Massimo De Caro, condannato per la spoliazione della biblioteca dei Girolamini di Napoli e di altre biblioteche pubbliche in giro per l’Italia, e sui documenti che quest’ultimo ha inviato all’autore. Nessun’altra fonte è stata seriamente consultata, soprattutto in Argentina. Il ritratto dell’Italia dell’età berlusconiana non convince: sarebbe questa ad avere corrotto un figlio di sindacalisti della CGL, che aveva iniziato la sua carriera nel sottobosco della politica come portaborse di un senatore del PCI tramite cui era arrivato a D’Alema.

La scrittura è fluida e corretta.

Antonella Bossutto

 

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Non ho trovato stimoli nel libro, non mi ha catturato per niente. Forse perché mi interessa il mondo dei libri antichi e dell’editoria, soprattutto quello dell’arte, ma non approfondire la storia di un furbetto che illegalmente si è appropriato di volumi rari.

Carlotta de Volpi

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Non mi ha particolarmente colpito - ho trovato la sua lettura un po’ noiosa e ripetitiva e soprattutto la posizione presa dall'autore nei confronti del protagonista ladro che ha saccheggiato in qualche modo il patrimonio culturale non mi è piaciuta. 

Daniela Vecchio

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Un libro sui libri. Libri antichi, collezionati studiati e poi rubati contraffatti e falsificati. Il protagonista dialoga in un’intervista con l’autore, che narra al lettore la sua biografia. E’ in questa triangolazione alchimistica che si dipana il filo e il senso della storia. Luzzatto reitera ossessivamente che lui non giudica ma da storico espone la storia del ladro di libri. Il pericolo scorre tra le pagine: farsi coinvolgere, farsi trascinare dall’empatia nella simpatia.

Max Fox ha una sua deontologia: il libro è come un figlio, se oltre a collezionarli li avesse anche letti e capiti forse avrebbe scoperto che proprio Galileo ha fondato la scienza sulla verità che discende dalla esperienza e non dall’autorità, la verità che aristotelicamente è sostanza e non forma, che non consente di piegare la cultura alle esigenze di affari e politica.

Il ladro di libri trascende la vicenda del protagonista in quella della nostra epoca. Cos’è rubare libri se non rubare la cultura?   

Fiorenza Bergamo

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Alla fine che male c'è  a sentirsi un po'  Galileo Galilei e anche un po'  Bud Fox, ho pensato che l’ avvicinamento che Sergio Luzzato ha avuto con Massimo De Caro forse sarebbe stato meglio compreso in un convegno di psicoanalista, sarebbe stato più  valorizzato e lo scrittore l’avrebbe percepito meno pericoloso. Ho molto apprezzato la sincerità  dello scrittore a riguardo dei suoi sentimenti per Massimo De Caro e questo mi ha permesso di farmi una idea dello scrittore come persona.

Bruna Gasparini

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In generale il libro mi è piaciuto perché, tramite la vicenda del faccendiere, impostore e ladro De Caro, mi ha permesso comunque di entrare nel mondo affascinante dei libri antichi e soprattutto di venire a conoscenza dei luoghi in cui questi vengono conservati. Ho preso per l’ennesima volta consapevolezza della ricchezza del nostro Paese, nella speranza che questo nostro patrimonio venga veramente tutelato e difeso oltre che dal tempo, anche da personaggi come il nostro De Caro. Unica piccola critica: gli occhi, secondo me, troppo benevoli con cui l’autore Luzzatto guarda il protagonista del suo libro.

Maria Luisa Lupi

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"Max fox" tratta dal punto di vista di uno storico conformista nel pensiero, il caso di Massimo De Caro, un bibliofilo con una passione per i libri talmente grande da arrivare ad essere disposto a tutto pur di essere a contatto con i libri. Luzzato nel libro dimostra un'ampia conoscenza da un punto di vista nozionistico, nozioni che però vanno a incidere sulla godibilità del libro. Il libro risulta interessante per le idee e per le riflessioni che può dare, ma un po’ pesante per la quantità di informazioni e nozioni.

Genesi Meza

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Le storie dei furbetti dell’Italia peggiore non mi interessano o almeno, non mi interessa approfondirle. Si tratta però di un libro che nel suo insieme mi è piaciuto, pur con la noia classica di un libro di storia. È uno dei tanti fatti riprovevoli di cronaca italiana scritto con abilità e desiderio di far luce su quanto avvenuto, pur non potendo rispettare le regole del metodo storico.   

Interessante la liaison dangereuse che Luzzatto crea con l’impostore e ladro De Caro: un gioco del gatto che insegue il topo dove però il gatto rischia di avere la peggio alimentando una finzione per presunzione di verità.  

Silvia Marini

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Lo storico  prof. Luzzato inizia una serie di colloqui via Skype con Massimo De Caro: più una ricerca psicoanalitica che storica. Falsario spregiudicato, amico di politici, ecclesiastici, accademici e antiquari in ogni parte del mondo, agisce ottenendo encomi, pur truffando. Intimo di Dell’Utri e altri ministri, reo confesso, non dimostra sensi di colpa. Condannato ai domiciliari e ritenuto socialmente pericoloso continua a portare avanti i propri affari. Ricco di informazioni e dettagli giuridici il libro è interessante, ma non di facile lettura. Conferma come in Italia non ci sia certezza della pena.

Olga Paolilli

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Come diceva Gordon Gekko, “è tutta una questione di soldi, il resto è conversazione”: ed in effetti non è semplice trovare un movente diverso dal denaro nei primi quarant’anni di Massimo De Caro aka Max Fox. Considerato poi che alcune delle sue imprese sono già passate in giudicato come (odiosamente) criminali, il problema per lo storico del presente diventa quello del punto di vista.

Più volte l’autore mette in guardia sé stesso (e il lettore) dal pericolo di provare eccessiva simpatia per il vitalismo di Max Fox, ma non riesce ad evitare del tutto l’inconveniente. Non solo per questo siamo molto lontani dai modelli dichiarati, Carrere su tutti; ma l’opera si salva, in corner, per l’onestà intellettuale che va riconosciuta al suo autore.

Gian Piero Chieppa

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L'argomento del libro di Luzzatto Max Fox mi ha molto interessato. Mi ha stupito non tanto l'aspetto picaresco e da lestofante del protagonista  quanto l'impreparazione della società a difendersi da simili individui.  La lettura non sempre è scorrevole, troppi riferimenti, troppe citazioni, troppo di tutto per arrivare alla fine senza problemi. Insopportabili gli incisi riferiti a De Caro che viene fatto parlare in modo sgrammaticato e banale ancor più evidente contrapposti alla scrittura dotta e professionale dell'autore. A me è risultato un libro di nicchia, troppo poco divulgativo.

Anna Laura Turitto

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Max Fox è il nome Skype di Marino Massimo De Caro. Tra l’eroe caduto, un ex allievo carabiniere nonché provinciale ambizioso e uno storico che non vuole somigliare a un questurino, e meno ancora a un magistrato, si crea subito un’intesa pericolosa raccontata attraverso lo schermo del computer e la registrazione su iPad. La storia del ladro di libri viene presentata con una novizia di dettagli. Dalla sbobinatura alla trascrizione, video su You-Tube, profili Facebook, lettere accorate di una madre ai compagni di una vita della sinistra politico-culturale. Non si parla solo di caduta, ma dell’interesse nel sollevare una miriade di interrogativi in un percorso di ricerca singolare come il gatto veste i panni nel mestiere di storico e insegue il topo malato di libri.

Rita Cerimele

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Il racconto risulta spesso ripetitivo e di faticosa lettura.

Le grandi Biblioteche, le librerie antiquarie, i bibliofili.... altro che cultura che eleva lo spirito, quando c’è di mezzo il denaro, genera mostri! Luzzatto ha immortalato un personaggio, ladro e falsario e ne ha subito la fascinazione istrionica, pur ribadendo di essersene dissociato.

Antonella Vivaldelli

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Il libro di Luzzatto sembra appartenere al filone della “Non fiction novel” e all’inizio del libro vengono citati non casualmente gli esempi di Emmanuel Carrère e di Javier Cercas come numi tutelari, pur continuando l’autore, a parlare di sé come di una “storico”. L’operazione non mi sembra riuscita, mancando una seria indagine indipendente delle fonti, soprattutto quelle sudamericane e l’operazione romanzesca non risulta immune dal rischio dell’apologia.

Il genere scelto è quello romanzesco come sembra di poter evincere dagli elementi autobiografici sparsi per l’opera, dalle fotografie, dall’affiorare dei sentimenti dello storico mentre si accinge alle interviste, ma anche in quest’ottica il libro non mi sembra riuscito, soprattutto nella pretesa di far assurgere il protagonista a tipico rappresentante di quella sinistra che chissà come finisce per venire assorbita da berlusconismo.

Claudio Sasso

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Sergio Luzzatto ci porta con sé in un viaggio che non è solo la ricostruzione storica di un crescendo di furti che arriva fino al grande colpo ai Girolamini, ma anche esplorazione dei meandri della psiche di un personaggio – il protagonista Marino Massimo De Caro – a cui si avvicina sempre di più rischiando a volte di farsi inghiottire da un gorgo di mezze verità, ammiccamenti e manipolazioni più o meno esplicite.

Costruito come una indagine tra lo storico e il poliziesco, finisce per essere un romanzo psicologico affascinante, in cui l’autore diventa rapidamente coprotagonista in un gioco di specchi carico di suspense non solo per le incredibili vicende narrate ma anche per la dinamica del rapporto tra i due.

ASSUNTA DE SANTIS

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Gli amanti dei libri soffrono a vederli abbandonati in una biblioteca pubblica e lasciati all’incuria del tempo, perciò rubarli, per un bibliofilo,  è un obbligo: “il libro per me è una cosa quasi vivente, quindi il libro abbandonato è un bambino abbandonato”. E’ quanto  Massimo Marino De Caro racconta allo storico Luzzatto per giustificare la sua azione “predatoria” nei confronti di libri antichi di cui si appropria in biblioteche pubbliche ed ecclesiastiche.

In questo “non libro di storia” Luzzatto ci presenta la biografia del personaggio De Caro, ma anche il periodo della politica rampante degli anni ’90/ 2000, tra personaggi di destra e di sinistra (D’Alema e Berlusconi/Dell’Utri); ci fa un quadro del mercato internazionale del libro antico, delle diatribe tra accademici, degli adolescenti privi di “bussola morale” perché cresciuti nel periodo del crollo delle ideologie.

Ma la fonte a cui Luzzatto attinge è solo una: le conversazioni con De Caro.

Sebbene il libro si legga con interesse, il lettore a volte  prova un certo fastidio per le ripetitività di alcune affermazioni, ed in conclusione si pone interrogativi a cui non trova risposta.

Marisa Cioce

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Sergio Luzzato, storico di professione, si inoltra, scegliendo la via narrativa, nella vita di Marino Massimo De Caro, mediocre individuo, falsario e ladro di libri che, con intrighi e qualche guizzo di genialità, razzia buona parte del patrimonio librario della biblioteca dei Girolamini di Napoli con irrefrenabile escalation, il cui climax è raggiunto con la contraffazione del Sidereus Nuncius di Galileo, che per un po' è riuscito ad ingannare anche gli studiosi più autorevoli.
Libro di storia contemporanea che ci presenta una pagina significativa del nostro Paese, da diverso tempo noncurante della propria cultura, raccontata senza moralismi e senza preoccuparsi di essere politicamente corretti, l'autore appare sempre molto diretto.
Ho trovato l'idea di partenza interessante ed intrigante, tuttavia il libro ritengo si perda talvolta in descrizioni eccessivamente minuziose e risulti scarno di emozioni e caratterizzazioni psicologiche che coinvolgerebbero maggiormente il lettore offrendo una narrazione più avvincente.

A seguito di quanto riportato sopra assegno il punteggio 1 al libro scritto da Elvira Serra "Le stelle di Capo Gelsomino" e 0 al libro Max Fox o le relazioni pericolose di Sergio Luzzato.

Michele Cillis

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“Max Fox o le relazioni pericolose” ha una trama molto più intricata, durante la lettura ci si continua a chiedere cosa abbia spinto De Caro a commettere quel dannato gesto, a depredare un’intera biblioteca. Facendo anche una profonda analisi del contesto più ampio e della situazione politica che vigeva in Italia in quel preciso momento. Insomma, è un libro scorrevole ma che analizza una situazione storica, che mostra uno spaccato di Italia che nei libri di scuola non si trova mai. Inoltre lascia davvero inermi la delicatezza e pacatezza con cui De Caro afferma che sia un bene rubare libri a una biblioteca che non sa nemmeno di averli. Un’affermazione forte su cui riflettere in maniera approfondita che ci mostra quanto allora ma anche oggi in Italia la cultura non sia valorizzata mai abbastanza tanto da consentire una depredazione di questo tipo.

Flavia Maria Todisco

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Il romanzo dello storico Luzzatto, si presenta ad una attenta lettura, certamente atipico, composito, ma a mio avviso “audace”. La figura di M. De Caro, figura delineata nel romanzo, è espressa con la sua complessità ed impossibilità ad emergere dalle “sabbie mobili” di un pur ostentato pentimento; è imbrigliata in una spirale ossessiva di essere un “autentico falsario” di testi dall’immenso valore. De Caro non risulta il “bibliofilo” disposto a “improvvisarsi” criminale; dalle sue parole vi è piuttosto un voler oltrepassare il limite del “concesso”. Questa “sfida”, di cui si dice ora estraneo, tradisce una latente impossibilità di pentimento. La narrazione ed il metodo comunque rigoroso di Luzzatto sembrano insistere sui dettagli delle sue pratiche illecite, non per una apoteosi del protagonista, ma per rimodularne il significato nella stessa scrittura. Il mio voto va a questo testo.

Antonio Pasquale

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“Max Fox o le relazioni pericolose” è un libro con una premessa, più volte ribadita e sottolineata, e molte promesse non mantenute. Nella premessa Luzzatto ci dice che scrive non da “storico” perché la sua fonte principale ed il protagonista coincidono. Il rischio “inquinamento” è alto perché il soggetto è molto intelligente e con grandi doti di manipolatore. Nasce il sospetto che, tale premessa, serva a mascherare la simpatia dello scrittore per il protagonista che risulta, molte volte, non sincero o reticente. In aggiunta, l’autore non ha approfondito, come ci si aspettava, la ricerca su una vicenda che offre grossi spunti sugli intrecci tra interessi politici ed economici, nazionali ed internazionali (promesse non mantenute). il giudizio non può che essere negativo: un libro, a mio modesto parere, deludente!

Carlo Alberto Basile

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Avvincente come un romanzo, grazie ad uno stile leggero e scorrevole, che alterna resoconti informativi a riflessioni, dubbi, commenti, perplessità, domande non formulate e stati d’animo dell’autore. Preso atto che, come dichiara esplicitamente l’autore, si tratta di un testo con “ambizioni letterarie più che disciplinatamente storiografiche”, il libro si legge con curiosità e coinvolgimento. Le vicende del protagonista, persona del tutto amorale, hanno talvolta dell’incredibile e fanno riflettere oltre che stupire. Bravo l’autore a raccontare con rigore, se pure non rispettando del tutto i canoni della storiografia, senza annoiare ma, al contrario, catturando continuamente l’attenzione.

Germana Grazioli

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Cronaca dei misfatti di Marino Massimo De Caro, che nel 2012 sottrasse numerosi volumi antichi alla biblioteca dei Girolamini di Napoli per cederli a influenti compratori, tra cui il senatore Dell'Utri. L'autore del libro, professore di storia qui alle prese con l'intervista, si ispira ad altri "storici del presente" come Carrère e Cercas, esplicitamente citati nel testo, e scrive infatti un libro necessario, accorato e obiettivo, uno spaccato del "faccendismo" tipico della seconda repubblica, in cui nessuno è innocente, ma l'unico colpevole è "il mostro dei Girolamini". L'inevitabile tensione tra il rigore storico e la fascinazione per il "genio del male", che trafugò e addirittura falsificò opere di Galileo, produce un testo in equilibrio, educato nell'esprimere la sua indignazione ma mai accondiscendente verso chi delinque. La mole di intrallazzi connessa alle gesta di De Caro, però, ha forse il potere di insinuare nel lettore il dubbio che il mostro, certamente ardito nella sua megalomania, sia davvero "più importante della macchietta che volete descrivere".

Francesco Losapio

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Attraverso il personaggio di Marino Massimo De Caro, noto come il “mostro dei Girolamini”, Sergio Luzzatto ci permette di tracciare un quadro concreto se non addirittura disperante di alcuni ambienti e di alcune “abitudini” ad essi connesse come, ad esempio, il mercato del libro antico, il sottobosco della politica o ancora il corredo completo delle ingenuità e delle strategie della grande impresa. Sergio Luzzatto, dichiarando di avere scritto un non-libro-di-storia, ci permette di conoscere a fondo giovinezza, ascese e peripezie di Marino Massimo De Caro, che viene descritto come un faccendiere incallito ed incosciente ma il cui ritratto ultimo, tuttavia, impone al lettore un giudizio sconsolato per come una persona possa rovinare la propria vita

Marta Mercandelli

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La storia vera di cronaca italiana di Marino Massimo De Caro, accusato di furto di libri antichi presso la Biblioteca dei Girolamini di Napoli e condannato, per questo, ad anni di carcere prima e domiciliari poi. Ma come può un giovane studente, amante sì dell'antiquariato ma con poche se non scarsissime possibilità economiche, ritrovarsi immischiato in un giro mondiale di libri antichi? Massimo De Caro riuscirà, malgrado la giovane età, a entrare nelle grazie di Dell'Utri e da lì a poco a diventare direttore della seconda biblioteca più antica d'Italia, a trafugarne i volumi più antichi, a sostituire quelli di maggior interesse con dei falsi praticamente perfetti e, con tutta la faccia tosta che si possa immaginare, ritenersi innocente. Romanzo diretto, senza mezzi termini ma, soprattutto, senza giudizi di ogni sorta sul protagonista, che si mostra così in tutta la sua "realtà".

Senza ombra di dubbio voto "Max Fox". Malgrado le oltre 300 pagine l'ho praticamente divorato e, essendo io appassionata di cronaca italiana di questo genere, ho già prenotato la copia cartacea in libreria per poterlo avere nella mia personale collezione.

 

Katiuscia Rigogliosi

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Il libro è scritto bene, con particolari intriganti che riguardano la storia audace e spregiudicata di un “ladro di libri” e falsario. Emergono vicende di storia, politica e rapporti sociali raccontate con maestria che catturano il lettore fin dalle prime pagine. Le conversazioni tra l'autore e il protagonista sono ricche di dettagli. È un libro scritto con una narrazione avvincente e accattivante.

Ornella Tognali

 

 

Il torneo letterario di Robinson è un'iniziativa curata da Giorgio Dell'Arti per conto di GEDI Gruppo Editoriale S.p.A.
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