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Memorie di un rinnegato di Giampiero Mughini

Marsilio

 

Giampiero Mughini non è un giornalista dal carattere facile ma, indubbiamente, un fuoriclasse e questo libro ne è l’ennesima riprova. Il suo racconto ha il pregio di essere intellettualmente onesto, crudo laddove è necessario, affettuoso in rari ma sinceri momenti. La sua storia intreccia quella del nostro paese attraverso il racconto e il ricordo di indimenticabili figure del mondo intellettuale italiano offrendo anche una corretta ricostruzione di fatti a volte distorti dalla storia. L’autore ha scritto questo libro, come suoi altri, con l’intenzione di rendere giustizia a persone e fatti, anche quando non appartenevano strettamente al proprio mondo ideologico. La sua scrittura è scorrevole e pugnace nel contempo, mai noiosa. Per quella vena malinconica con cui descrive un mondo finito, ma ancora vivo, ho provato un sincero moto di simpatia.

Antonella Frontani

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Volto noto della televisione, consegna a questo mémoire edito da Bompiani la sua storia, passando attraverso avvenimenti e aneddoti che hanno segnato l’ultimo mezzo secolo del nostro paese. Il giornalista approfitta dell’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, in questo che è anche un racconto di formazione che parte dai suoi vent’anni fino ai giorni nostri, passando dal ’68, alle amicizie controverse con Marco Tarchi e Stenio Solinas.

Malgrado i toni accesi, ci si annoia un po’.

Elena Mai

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Il libro che mi è piaciuto di meno questa settimana è stato Memorie di un rinnegato di Giampietro Mughini. L'autore narra la propria storia e allo stesso tempo la storia dell’Italia. Non è propriamente un libro di narrativa leggera: secondo me questo racconto di una vita tra politica e giornalismo degli anni ’70 è destinato a un pubblico di intenditori di tali settori. Ci sono molti riferimenti a personalità politiche e giornalistiche italiane che magari non sono note a tutti, il che rende la lettura abbastanza pesante e noiosa se non si comprendono tutti i riferimenti. È facile perdere il filo con tutte le date e i luoghi menzionati, e la lettura diventa faticosa. Nonostante ciò lo stile di scrittura è abbastanza fluido e scorrevole, peccato per l’argomento secondo me molto settoriale.

Cindy Prado

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Il libro di Mughini vince la sfida contro Andata e ritorno dal punto di vista del valore storico Rappresenta una testimonianza importante per la storia comunista e della Sinistra della seconda metà del Novecento. È come se Mughini, di fronte a un giovane interessato e neofita, chiamasse le persone che hanno inciso maggiormente nella storia politica della sinistra per presentarle davanti a questo giovane, raccontandone anche gli aneddoti. Di particolare interesse lo spazio dato alle donne che si cimentarono nel terrorismo (ad esempio Francesca Mambro), alla morte dello studente greco Mikantas e al rogo di Primavalle. È scritto con uno stile che cattura e che non rispetta la successione degli eventi, saltellando qua e là e dando qualche problema di riferimento e di inquadramento storico a un giovane che non ha mai vissuto quegli anni come me.

Mirko Pasquotto

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È stato un supplizio andare avanti con questo libro che è una sequela infinita di eventi, date e nomi. Ci sono stati degli aneddoti interessanti, ma purtroppo non sono riuscita a mandare giù per intero questo libro. Forse gli studiosi del settore o chi ha vissuto in quegli anni saranno in grado di farlo. È stato interessante sapere un po’ di più sugli eventi riportati nel libro e sul comunismo “italiano”, ma dopo una trentina di pagine lo stile di Mughini mi ha sfiancato. Vista l’importanza dei contenuti storici riportati, una minore minuziosità e una maggiore linearità non avrebbero guastato.

Martina Marchi

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Il libro è un'autobiografia di Giampiero Mughini che a distanza di trent'anni anni ripercorre i momenti salienti della sua vita. Partendo dalla sua infanzia trascorsa in Sicilia poi a Roma negli anni Sessanta dove giovane ventenne inizia a muovere i primi passi nel campo del giornalismo, fino ad approdare in televisione che lo ha reso un personaggio riconoscibile a tutti.

Sono le pagine di un bilancio che narrano i ricordi della sua vita, vissuta con libertà intellettuale e solitudine, che si intrecciano alle e vicende politiche e sociali del nostro paese.

Checa

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Giampiero Mughini, volto noto di talk show sportivi e d'attualità – ma non chiamatelo opinionista - e fin dagli anni Settanta giornalista di punta, militante immune dalle rigidità ideologiche e attore per i primi film di Nanni Moretti, si racconta in Memorie di un rinnegato. Senza seguire l'ordine cronologico degli eventi, l'intellettuale che vuole rimarcare la sua indipendenza fin dal look con cui appare in trasmissione racconta la propria vita, apre squarci sulla storia politica e culturale italiana e sui suoi retroscena, ribadendo con fierezza e orgoglio la sua onestà intellettuale e la sua allergia a schematismi ideologici. Da questo punto di vista, la parola rinnegato, che tante volte gli è stata affibbiata soprattutto da quella sinistra militante di cui Mughini faceva parte, fin dal titolo appare come una dichiarazione d'orgoglio e allo stesso tempo d'intenti; nel libro, infatti non mancano giudizi nette e prese di posizione chiare ( per esempio, quello sulla tv che confonde il popolare con la volgarità ) che non risparmiano realtà di cui Giampiero Mughini fa parte.

Edoardo Peretti

 

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