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Mi salvo da sola di Rita Dalla Chiesa

Mondadori

 

Il lettore che si avvicina a questo libro è attirato sulle prime dalla curiosità, un po’ morbosa, di conoscere la vita privata di un personaggio famoso, figlia del generale Dalla Chiesa, ex moglie di Fabrizio Frizzi, amica di tanti personaggi noti (Albano, Massimo Ranieri, Mara Venier) conduttrice per tante stagioni di un programma televisivo di successo.

Poi però a poco a poco si fa largo nel lettore l’interesse per la DONNA protagonista delle varie vicende narrate: forte e fragile al tempo stesso e ne emerge il lato “umano”, non più televisivo.

Qualche perplessità sulle scelte lessicali, a volte un po’ troppo “di pancia”.

Andreina Carnuccio

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L’autobiografia di Rita dalla Chiesa si apre con voce concitata sugli attimi frammentati e oscuramente fluidi che porteranno ad un lutto comune. Pioggia, ansia, drammatica consapevolezza finale. Chi legge le primissime righe non può non sprofondare nel liquido e melmoso vortice di una situazione dolorosa impressa fotograficamente nella memoria condivisa di un popolo. Ma le pagine successive trasudano sovente episodi raccolti in modo banale, costruiti con un linguaggio spesso di bassa lega che stupisce per piattezza e fortemente ammiccante ad un improbabile gergo adolescenziale. Scorrono personaggi in vista che appaiono monolitici, delineati a luce bianca o in assenza totale di luce. Ad alcuni l’autrice augura di essere “asfaltati”. Si comprenderà quindi, come complessivamente sia un testo da evitare?

Daniela Pallotta

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Con “Mi salvo da sola” Rita dalla Chiesa ci racconta settant’anni di Italia, attraverso la vita di una figlia, di una madre, di una moglie, di una nonna ma soprattutto di una donna.

In un flusso di ricordi l’autrice immortala ii momenti più dolorosi e gli eventi più gioiosi della sua vita offrendoci una visione delle emozioni e dei sentimenti di uno di quei volti che ci accompagnano da una vita.

Lucia Botta

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La voce di una donna che inizia a raccontarsi in via arati 24 e come un’onda ci riporta in via arati 24. La Rita di oggi è il risultato delle sue scelte e come le barche che ci racconta lei ritorna a riva più testarda e nostalgica che mai. Il libro ci racconta uno spezzato della sua vita fatto di amori di scelte e del lutto vissuto. Un libro che ci lascia il fatto che noi siamo il risultato delle nostre scelte.

Marco Moretti

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Il libro è “nazional popolare” (come direbbe Pippo Baudo), ben scritto, scorrevole, va giù come una qualsiasi bevanda fredda sotto il sole di luglio, disseta, rinfresca ma non sai cosa bevi. Frasi corte, sintetiche, asettiche, nessuna tensione, nessuna aspettativa, una raccolta di articoli giornalistici, dove si toccano tanti sentimenti ma non c'è mai approfondimento. Si salva da sola? No, non c'è discesa nel profondo del suo disagio, non c'è risalita, non c'è salvezza. Non mi è piaciuto.

Barbara Belletti

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Rita Dalla Chiesa ci racconta la sua vita con continui richiami al passato, alla sua famiglia, alla figura del padre soprattutto, la cui tragica fine è sempre sullo sfondo, all’amata/odiata città di Palermo.

Una vita la sua fatta di televisione, amici famosi, amori e matrimoni finiti e sempre questa sua lamentata solitudine.

Leggere questo libro mi ha piuttosto annoiato: i suoi continui richiami alle canzoni che interpretano la sua interiorità; il suo sentirsi unica nella vita e nel lavoro; gli attacchi da comizio di piazza alla mafia e alla politica sua complice; la pretesa semplicità che si manifesta poi in eventi memorabili da rotocalco; gli amici che accorrono da ogni dove per soccorrere le sue debolezze.

Tanti luoghi comuni da trasmissioni televisiva della domenica pomeriggio e poco contenuto.

Patrizia Lucarini

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Tutta la mia solidarietà alla famiglia del generale ucciso in un vile attentato a Palermo Ma per il resto il libro non mi ha lasciato nulla; traspaiono dalle pagine tutta la rabbia, l’arroganza di una donna che non riesce a rendersi simpatica ma che racconta la sua vita e le sue faccende amorose con banalità e luoghi comuni. A partire dal titolo perché nessuno ce la fa mai da solo.

Lorenza Manoni

 

 

 

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