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Nata di luna buona di Iva Zanicchi

Rizzoli

 

L'autobiografia "Nata di luna buona" di Iva Zanicchi è molto prevedibile. Avrebbe potuto approfondire la memoria e la descrizione dei luoghi immersi nell'Appennino Tosco-Emiliano che l'hanno vista nascere; luoghi di notevole interesse naturalistico e ambientale. Curiosità: gli incontri con Giuseppe Ungaretti e con Federico Fellini.

Rita Venturi

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Il libro, che si presenta come l’autobiografia di una cantante di successo, è un contenitore in cui singoli episodi slegati si susseguono secondo un format prestabilito: il riscatto della ragazza di umili origini che vede ricompensati i propri sacrifici con la fama e la ricchezza. Dalla nascita nel piccolo borgo dell’Appennino Tosco-Emiliano alle esibizioni sui palcoscenici internazionali, la narrazione procede attraverso una serie di cliché, raggiungendo livelli di comicità esilarante con le descrizioni del “cattivo partigiano” di nome Lupo, dei beceri comunisti dell’Unione Sovietica e del “buon imprenditore” di nome Berlusconi, mentre i personaggi famosi menzionati, da Alberto Sordi a Giuseppe Ungaretti, da Federico Fellini a Marcello Mastroianni, da Mario Schifano a Giacomo Manzù, assumono contorni macchiettistici. Neanche momenti topici come le tre vittorie al Festival di Sanremo riescono ad alzare il termometro emotivo e a riscattare dalla monotonia i personaggi e le situazioni che si avvicendano per oltre 300 pagine, tradendo la promessa dell’autrice di darci “racconti veri e vicini alla gente”.

Ornella Munafò

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Per quanto riguarda Nata di Luna Buona, mi dispiace ammettere che non provo alcun interesse per la vita di Iva Zanicchi, oltretutto messa a confronto con quella di Lucrezia Borgia. Ne avrei letto qualche brano dal parrucchiere, tenuto conto che la prosa e il contenuto non vanno al di là di qualche "rotocalco" scandalistico.

Paola Marzullo

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Nata di luna buona di Iva Zanicchi è uno strano oggetto. La cantante racconta la sua vita con grande ricchezza di episodi e minuzia di particolari, ma è come se tutto, pur essendo certamente sincero, diventasse un elenco di “cose fatte”, come uno sguardo veloce, di superficie. Consigliato comunque alle fan (mediamente ultrasettantenni) di I. Z. 

Franca Rovigatti

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Ho trovato più interessante la parte iniziale, in cui la Zanicchi racconta della sua vita nel paesino in cui è nata e degli anni della guerra; la seconda parte, sui successi musicali e televisivi, mi è sembrata meno accattivante.

Maria Chiara Guadagnoli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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