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Natale a Thompson Hall di Anthony Trollope
Sellerio

 

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Recensioni del Circolo dei lettori
del torneo letterario di Robinson
di Amman coordinato da Elisa Gironi

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Cinque deliziosi racconti, ambientati in epoca vittoriana. Tra amore, perdono e famiglia si leggono piacevolmente. Bello soprattutto il primo racconto, permeato di fine umorismo. Una profusione di tacchini, vischio, budini e castelli. Perfetti da leggere davanti al camino con tazza di thé fumante e panettone.

Donatella Pichinon

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Si legge in modo veloce, è scorrevole e leggero. 

È da inserire in tempi e spazi distanti dalla nostra cultura e tradizione.

L’humor inglese, dal mio punto di vista, non è divertente.

I panorami inglesi sono ben descritti ed anche i personaggi e la loro interiorità.

I diversi racconti non mi hanno molto coinvolto.

Alessandra Rocchi

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Anche i racconti di Trollope sono una perfetta fotografia dello spirito natalizio della società inglese in epoca vittoriana. Il tipico, tradizionale Natale inglese ottocentesco fatto del solito tacchino, del pudding, di tutti gli addobbi e orpelli decorativi, della messa la mattina di Natale, della visita alle famiglie più bisognose e della beneficenza è lo sfondo di questi raccconti che analizzano i rapporti tra i sessi nelle classi borghesi e, soprattutto, la difficile posizione delle donne in una epoca in cui il loro ruolo era principalmente quello di procreare e occuparsi della casa. 

I racconti di Trollope comunque, pur parlando di problematiche sociali, sono conditi con un pizzico di umorismo che ne ha reso la lettura fluida e divertente in alcuni passaggi.

Giusi Bonanno

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Anthony Trollope è stato per me una scoperta piacevole. I suoi racconti descrivono bene la vita di tutti i giorni, in modo diretto e talvolta comico, della società benestante dell’età vittoriana. Nel racconto I due generali, descrive in modo obiettivo, secondo me, i motivi e i sentimenti che portano alla guerra civile americana.

Nello stesso momento descrive la situazione della società del tempo in modo chiaro, semplice ed efficace. L’umorismo inglese appare in brevi frasi e constatazioni che fanno sorridere. Il libro è spiritoso, i temi dei cinque racconti si sviluppano intorno a malintesi, equivoci dove l’orgoglio ostacola e rallenta l’espressione dei sentimenti dei vari personaggi. 

Le storie sono piacevoli ed eleganti. lo stile è accattivante. L’unico difetto che posso trovare è che i finali delle storie sono un po’ deboli, ma va bene lo stesso.

Il Natale non è indispensabile ma aiuta a concludere positivamente e piu’ velocemente le vicende. 

Loredana Frizzi

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Cinque simpatici racconti dedicati al Natale che si leggono sorridendo seguendo le vicende dei protagonisti e con la curiosità di sapere come andrà a finire. Sono storie e protagonisti di altri tempi scritte con ironia e simpatia che sì fanno sorridere ma anche riflettere sui temi di pace, amore e perdono di cui ai giorni d’oggi c’è sempre più bisogno.

Serena Bernardi

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Un libro per cultori del genere!

Pur non essendo tra questi, ho letto i racconti di Trollope come un divertissement, considerandolo un viaggio all’indietro nel tempo che mi ha riportato alle letture adolescenziali o di studio (essendo laureata in lingue e letterature moderne con indirizzo europeo).

Esplorando la biografia dell’autore, poi, si scopre che Trollope è tra i grandi della letteratura inglese dell’800 e come altri autori suoi contemporanei, la sua vita rispecchia gli aspetti convenzionali dell’epoca: istruzione nelle scuole di élite, difficoltà economiche, successi e fallimenti nella sua carriera letteraria.

In questo volume ritroviamo storie condite di sano umorismo inglese, ambientate il giorno di Natale, con protagonisti piccoli possidenti della campagna vittoriana. Grazie all’espediente che l’autore usa per introdurre le storie, che fa sembrare che ne sia venuto a consoscenza da altri, il lettore diventa personaggio e si ritrova nel salotto di Trollope a conversare sui fatti narrati che quasi reali. Ma quindi siamo al pettegolezzo? No, Trollope non ci racconta o commenta solo ciò che accade ma ci accompagna con belle descrizioni del paesaggio, della stagione e degli usi dell’epoca. I protagonisti e gli altri personaggi sono uno strumento per ritrovare il ritmo lento e piacevole della campagna inglese in contrasto con la realtà urbana che si cominciava ad intravedere dopo la “rivoluzione industriale”.

Lo stile di Trollope non è dei più vivaci ma si fa apprezzare nella costruzione di ciascun racconto considerato un universo completo che lascia nella mente del lettore la sensazione di restare in contatto il prima e il dopo della storia, dopo aver chiuso il libro.

Maria Rosaria Papa

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Questi racconti sono leggeri, ma ben scritti. Incentrati sulle feste di Natale, ogni racconto riesce a trasmettere l’importanza di questo periodo dell’anno, dove le famiglie si ritrovano insieme, a volte affrontando lunghi viaggi pur di non mancare. Alcune storie sono più ironiche, altre più sentimentali, ma in tutte c’è la curiosità di sapere come si concluderà la vicenda. Son racconti da leggere con una tazza di cioccolata calda davanti al caminetto, sono l’equivalente invernale dei libri gialli sotto l’ombrellone. Ti lasciano un sorriso in volto e ti fanno desiderare di essere a casa con la famiglia davanti ad una tavola imbandita.

Deborah Da Boit

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Si tratta di racconti a tema natalizio che indagano su dinamiche sociali e rapporti tra i sessi.

Si respirano atmosfere natalizie dell’ottocento vittoriano che comunque hanno ancora qualcosa da raccontare anche ai giorni nostri. Coinvolge l’ironia dell’autore che non manca di sollevare l’umore del lettore.

Significativa è l’abilità del narratore di caratterizzare i personaggi.

Luisa Pieri

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Natale a Thompson Hall di A. Trollopelo trovato scritto in modo semplice ma i racconti annoiano il lettore apparendo banali e inconcludenti. Le figure femminili messe al centro dei racconti, ai miei occhi, vengono fatte apparire come sciocche o insicure. Inoltre non si sente poco l’atmosfera natalizia promessa dal titolo.

Laura Valsecchi

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Natale a Thompson Hall, con gli altri racconti di Natale, ha creato un’atmosfera natalizia che non ha niente di sdolcinato. Con un occhio particolare alla psicologia, special ente femminile, Anthony Trollope ha riempito di ironia e gioiosa suspense il primo racconto. Arriveranno davvero I nostri eroi in Inghilterra? Che succederà al Vittoria o senso dell’onore dei protagonisti? Come si fa ad accettare umiliazione e ridicolo?! Mi viene da rispondere all’ultimo domanda, cantano «È l’amore, è l’amore... Tutto il freddo e tutto il caldo che hai nel cuore»...
«Il ramo del vischio», oltre a presentarci il solito ambiente Vittoria no, ci ricorda con “sale e pepe” il motivo del motto dei cavalier dell’ordine Della Giarrettiera: «Honi soit qui mal y pense”...
Ne “I due Generali”, Trollope entra nell’ ambient Della Guerra civile Americana e trova anche qui un moment positive nell’amore fraterno e in quello di una Donna, Ada Forster, che a a Tom e sa superate la differenza di credo politico e la sofferenza causata dalla Guerra.
E Trollope dice: “È terribile per noi pensare alla carneficina delle loro Battaglia, all’odio delle loro guerre civili. Ma non è possibile che il beneficio potere del Cielo, che essi riconoscono come noi, stia ripulendo la loro terra dalla macchia della schiavitù che nessun potere umano sembrava capace di abolire
Sì, una serie di racconti ancora validi, che ci fanno sorridere, ci commuovono e ci fanno pensare

Barbara De Maio

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Piacevole lettura, avvenimenti interessanti del periodo.

Antonella Toniolo

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Un viaggio nell’Inghilterra vittoriana, Trollope, nel suo libro, ci fa vivere l’atmosfera dei tradizionali Natali anglosassoni con vischio, enormi tacchini e giganteschi pudding, bella cornice di freddi rumori ottocenteschi. I personaggi vengono analizzati quasi maniacalmente, mettendo a nudo le loro debolezze e le loro forze in situazioni a volte paradossali a volte di malintesi e questo riesce a strappare un sorriso a chi legge.

Maria Laura Viscarelli

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Non conoscevo l’autore e ne sono rimasta piacevolmente colpita. Racconti permeati da quel tipico humor inglese, soprattutto il primo e l’ultimo, che ti fanno sorridere incredula. Il tema natalizio fa da collante tra i vari racconti, con accenni più o meno marcati alle tradizioni tipiche ottocentesche.

Elisa Gironi

 

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Recensioni del Circolo dei lettori
del torneo letterario di Robinson
di Fiume Veneto “Prendiamoci il Tempo”
coordinato da Lucia Tomasi

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Quando leggi un libro sul Natale, ti aspetti di vivere un’atmosfera coinvolgente e di festa. I racconti di Trollope sono narrazioni che potrebbero tranquillamente essere ambientati in un altro periodo dell’anno e il lettore non se ne accorgerebbe; i cinque racconti imbastiscono una trama a volte un po’ noiosa e si concludono sempre con un esito positivo, molto scontato. Confesso di averlo letto con distacco perché non amo il genere “racconto” che non mi consente di immergermi fino in fondo nella narrazione. Il libro potrebbe fare da sceneggiatura per un film brillante. Ho apprezzato lo spirito romantico del tempo ma nulla di più, purtroppo.

Lucia Tomasi

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Il libro di Trollope si legge con curiosità.

È una raccolta di racconti diversi tra loto ma imperniati sulla importanza del Natale. Descrive un ambiente e un’epoca che non esistono più non solo negli usi e costumi ma anche nel modo di rapportarsi tra coniugi, genitori e figli e amici. È riuscito a dipingere un quadro dell’Inghilterra ottocentesca, che dà l’idea di una società che rispetta le regole e convenzioni, attraverso le quali ognuno riconosce il proprio ruolo. Ruolo che al mondo femminile era relegato all’ambito familiare ma non per questo meno importante. L’importanza della festività del Natale induce i protagonisti a vere e proprie peripezie, tra il tragico e il divertente, per essere presenti in famiglia. Questo interesse per Natale in famiglia è ancora attuale.

Lucia Menotto

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Lettura piacevole e scorrevole sui modi di trascorrere la vigilia ed il giorno di Natale nelle contee inglesi ed in America. Gli equivoci esilaranti ma che finiscono per essere compromettenti per la Sig.ra Brown, del primo racconto, vengono poi portati ad essere giudicati e smorzati dalla saggezza della sorella e così tutti festeggeranno il Natale a Thompson Hall in armonia.

A Kirby Cottage l’affermazione che il Natale è una noia causa Sig. Archer l’antipatia della figlia del suo ospite, ma tutto si chiarirà.

Ah il ramo del vischio! Colpevole delle discussioni in famiglia sull’appenderlo per mantenere la tradizione dell’usanza di baciarsi sotto di esso. Interessante l’affermazione del padre: la moglie è come l’edera che si abbarbica al marito.

I due generali, il conflitto tra due fratelli che si oppongono oltre che nell’amore per la stessa donna: Ada, anche su fronti opposti nella guerra di Secessione.

Nel racconto finale “neanche per sogno” la battuta che in un primo momento allontana due cognati, poi concluderà il riavvicinamento.

È un libro che ho letto d’un fiato, ecco personalmente lo definirei un libro di “vigilia”, l’avrei tolto dalla libreria seduta in poltrona con una tazza di the, avrei pensato alle campagne inglesi, ai piccoli villaggi, saltato il racconto della guerra, letto e chiuso.

Italia Bagnariol

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L’epoca è quella tardo-vittoriana. Trollope ci conduce - grazie anche alla illuminata traduzione di Chiara Rizzuto - alla fruizione di cinque godibilissimi racconti fin de siecle, in cui si respira e percepisce nitidamente quella capacità di osservazione delle relazioni individuali che è propria della letteratura del periodo e che beneficia del talento personale dello scrittore britannico. Un’ironia sagace e non comune, accanto a un linguaggio ricco e ispirato: questi gli ingredienti delle fotografie che con i suoi racconti Trollope scatta alla middle class borghese tardo-ottocentesca in un’ambientazione prossima alle festività natalizie, restituendo in tal modo ai lettori delle impressioni circa alcune delle dinamiche relazionali del tempo e del luogo, in parte volutamente artefatte per generare un effetto comico, operando quella che potremmo oggi denominare un’indagine sociale e antropologica, oltre che una riuscitissima prova letteraria. Trollope pare raccogliere anche la lezione di Edgar Allan Poe sull’arte della suspense e del thriller - viene in mente “Come si scrive un articolo alla Blackwood” - per l’attenzione del lettore che riesce a preservare in modo costante. Sono le donne l’oggetto prevalente dell’osservazione di Trollope; più che indugiare su alcuni tratti delle relazioni interpersonali e amorose, che attribuisce loro, in alcuni casi sembra accanirvisi, pur in modo arguto e sottile: una scelta che oggi potrebbe essere oggetto di una severa riprovazione.

Al posto di tempo e diaframma, Trollope dosa accuratamente la costruzione dei periodi e quel travolgente sense of humour tipicamente british che può toccare vette inusitate, come di fatto accade nel primo racconto, rivolto alle involontarie e piccanti traversìe della signora Brown. Magistrale il dialogo tra consorti, quando il Sig. Brown, appreso in un’atmosfera affollata e concitata che la moglie in piena notte si è intrattenuta in una camera del medesimo albergo con un altro uomo, così le si rivolge, bisbigliando: “Perché sei andata nella camera di quell’uomo, mia cara?”. Lettura altamente raccomandata.

Luca Munno

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La mia preferenza va per “Natale a Thompson Hall”, bella raccolta di racconti molto “british” in cui il Natale fa da sfondo e da pretesto per narrazioni eleganti e sottilmente ironiche. 

Ho scelto questo libro perché lo sento più vicino al mio gusto personale.

Martina Cappelletto

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Una raccolta di racconti molto simili tra loro anche se con trame diverse.

La prima storia è quella più avvincente che ti tiene incollato alle pagine e convince il lettore a leggere anche le successive, ne ho apprezzato particolarmente la sottile ironia della narrazione.

I successivi sono meno intensi ma comunque scorrevoli e di piacevole lettura, tutti in comune hanno l’ambientazione natalizia, nonostante ciò il tema natale rimane marginale e sembra fare da sfondo alle vicende dei protagonisti senza mai diventare il vero e proprio protagonista della storia.

Cristina Biral

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Il libro mi è piaciuto un po’ meno rispetto all’altro, anche se devo dire che è stato un libro scorrevole da leggere. I 5 racconti rispecchiano delle avventure capitate durante il periodo natalizio.

Loretta Fabbro

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Tra i due libri proposti la mia preferenza è andata a Natale a Thompson Hall di Anthony Trollope. Insieme alla piacevolezza dello stile, fa premio per me l’atmosfera amabilmente retrò delle ambientazioni e delle situazioni: la società rappresentata è infatti la media borghesia di epoca vittoriana, di cui Trollope, con un’empatia venata di sottile umorismo, ritrae aspetti salienti dell’ambito sociale e amoroso.

I cinque racconti che compongono il volumetto si snodano sul filo conduttore del Natale come ricorrenza di gran conto per le famiglie, che per l’occasione ospitano parenti ed amici.

Nello svolgersi dei tradizionali riti diligentemente rispettati - vedi i menù di pranzi sfiancanti che l’autore, con understatement tutto inglese, definisce “impegnativi” - i personaggi vivono situazioni difficili originate da banali equivoci, da ostinati scrupoli di coscienza o da irragionevoli prese di posizione. Di qui disagi, crisi ed equivoci sentimentali che si risolvono poi con l’immancabile lieto fine.

Il lettore degli anni 2000 ha modo di conoscere una realtà sociale basata su valori, convinzioni e comportamenti ben lontani da quelli attuali. E se alcune circostanze fanno sorridere, altre inducono a riflettere su quanto di importante è andato perduto nel tempo, a partire da un senso forte della famiglia e dal significato profondo del Natale.

Naturalmente il libro è anche un’occasione per scoprire, o riscoprire, un autore che è meno noto rispetto a più celebri scrittori del suo tempo, ma che merita l’attenzione dei lettori di oggi.

Per citare Antonio D’Orrico, “Dickens è Dickens e su questo non ci piove. Però anche Trollope è Trollope”.

Annamaria Manfredelli

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I racconti hanno una trama inverosimile. i contenuti risultano poveri e piuttosto noiosi

Scritti nel 1800, dimostrano tutto il tempo trascorso e mancano del carattere di immortalità del classico che non tramonta mai.

Alessandra Tenani

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Sono tutti racconti che hanno in comune una protagonista femminile, direi anche emancipata e contro corrente per l’epoca in cui sono stati scritti. Queste donne, di classe borghese, decidono il loro destino, non lo lasciano in mano al padre o al marito. Il Natale, a cui il titolo fa riferimento è solo marginale, fa da sfondo ai racconti. Pur, apprezzando la visione dell’autore sul mondo femminile e la scrittura brillante e talvolta ironica, alcuni racconti trattano per lo più lo stesso argomento. Trovo che il tema del Natale riportato nel titolo sia trascurato. Con queste motivazioni, non ho espresso la mia preferenza a questo libro.

Renata Vendramini

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Devo dire che leggere “Natale a Thompson Hall” mi ha un po’ divertito ma non mi ha appassionato più di tanto forse dovuto al modo molto formale di stile inglese, lo trovo forse un po’ freddo.

Alda Iop

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 “Natale a Thompson Hall” è il libro che ho scelto. La prosa di questi racconti è molto scorrevole, un’ironia serpeggia tra le descrizioni di questi ambienti piccolo borghesi, perbenisti e bigotti. Ma quello che mi ha divertita è la scelta dei personaggi femminili. La signora Brawn è deliziosa con quella sua finta ingenuità e devozione al marito, che non le impedisce di fare cose terribili mantenendo sempre un atteggiamento innocente e riuscendo ad uscire con abilità da situazioni imbarazzanti. Anche Isabel, del secondo racconto, pur essendo così rigida e formale, riesce impuntandosi e mantenendo fisso il suo obiettivo, a cambiare quello sbruffoncello di Maurice che si è permesso di dire che il Natale è noioso. Il Natale che per lei rappresenta molte cose nel suo piccolo mondo. Nel racconto “Neanche per sogno” Mary con “savoir faire” tutto femminile riesce a risolvere uno screzio tra il marito e il fratello su una questione spinosa di denaro, criticando ma anche gratificando e elogiando entrambi ma in separata sede. Alla fine faranno a gara per essere il più premuroso e il più sensibile nei confronti dell’altro. I cinque racconti sono una piacevole lettura e a volte si sorride, anche solo alzando gli angoli delle labbra.

Nadia Rivaletto

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Un’iniziale ed entusiastico esordio con il racconto di Natale a Thompson Hall, mi aveva convinto ed incoraggiato a proseguire la lettura dei successivi racconti. L’ambientazione nella Vecchia Inghilterra ottocentesca sembrava la scenografia ideale per narrare il Natale, il Natale autentico, di decorazioni e candele, di camini accesi e di scambi d’auguri. S’intravede un filo conduttore nel desiderio di ritrovarsi a Natale, nella volontà di appianare i dissensi per Natale. Il Natale dei buoni propositi, degli scenari natalizi, di riunioni conviviali, dell’amore sognato e avverato, di baci sotto il vischio. Purtroppo non ho avvertito la magia del Natale. Ho apprezzato l’approccio, appassionato ed ironico, dello scrittore nei confronti dei suoi personaggi, l’attenzione particolare per i personaggi femminili, esempi di pazienza, devozione, di intelletto e sottile e impercettibile intraprendenza.

Sonia Battistella

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I racconti si leggono facilmente anche se alcuni, li ho a tratti noiosi. Ho adorato il primo, che dà il titolo al libro, mi ha divertito davvero molto e forse ha alzato la mia aspettativa rispetto agli altri. In ogni caso mi è piaciuto scoprire situazioni riguardanti una società diversa e capirne gli aspetti relazionali dell’epoca. È un libro che consiglierei.

Eleonora Brun

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Il libro “Natale a Thompson Hall” è suddiviso in cinque interessanti storie ambientate nel periodo natalizio, per riscoprire una società diversa dell’epoca nostra, su relazioni e valori - non- del tutto lontani dei nostri tempi, nell’oggi che viviamo, ma che in un certo senso accumula su alcuni episodi raccontati nel manoscritto, che il Natale come nell’ episodio riguardante Maurice Archer, ospite del reverendo John Lownd in cui afferma che il Natale è una noia e in alcuni spunti che ritroviamo nel terzo racconto di una coppia in rottura, rappresenta in un certo senso delusioni amorose che anche nel nostro - oggi- viviamo.

Libro molto riflessivo ma anche con momenti bizzarri e tanto inaspettati. Come libro è consigliato per chi vuole ricredere al vero valore del Natale e per chi gli piace la narrazione sulla società borghese ottocentesca.

Rita Antoniolli

 

 

 

                                                           

 

 

 

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