Perché comincio dalla
fine di Ginevra Lamberti
Marsilio
Non lo considero un
vero e proprio romanzo, ma un racconto in cui l’autrice scrive i suoi pensieri
sulla fine della vita narrando come nelle diverse culture e religioni si
affronti il momento della morte e come il deceduto venga preparato per la sepoltura o la cremazione.
La morte ci separa non
solo dai nostri simili, ma anche dai nostri animali di compagnia. L’autrice,
quindi, racconta come può avvenire il distaccamento fisico e la sepoltura o la
cremazione da un animale domestico che ci ha accompagnati alcuni anni della
nostra vita.
La conclusione è che
mentre si pensa alla morte si pensa più intensamente al valore della vita
presente che acquista così più consistenza e attenzione.
Sandra Musian
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L'autrice/protagonista
di "Perché comincio dalla fine" fa pensare a una compagnia piacevole
per uno spritz, visto l'imprinting nordestino; quel tipo di amica con un modo originale di
vedere il mondo, divertente e dissacrante pure con un grammo di tenerezza. Una
scrittura molto ritmata, per nulla di maniera, un io molto forte e dilagante
che ha la meglio rispetto alla struttura del libro, destinato a essere più una
brillante raccolta di appunti che un romanzo canonico. Senz'altro
un'illustrazione inattesa del vitale brulichio intorno al mondo della morte e
dei tabù.
Enrico
Vinti
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Perché comincio dalla
fine: libro che si lascia leggere velocemente, dallo stile e la struttura
originali. Il tema della morte come parte integrante della vita viene
affrontato in maniera intelligente, lasciandoci anche degli spunti di
riflessione.
Maria
Rosolini
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"Perché comincio dalla fine" è un
racconto composto di tanti quadretti che se all'inizio sono coinvolgenti con lo
scorrere delle pagine perdono di filo conduttore.
L'artificio di ricorrere al nome dato d'ufficio "che chiameremo..."
all'inizio incuriosisce ma poi diventa quasi meccanico.
Licio Palazzini