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53 giorni di Gianpaolo Gambi
Sperling&Kupfer

 

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Farra di Soligo “Quelli di LLC”
coordinato da Annalisa Tomadini
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Questo titolo è estremamente distante da me.

Trovo sia il classico libro che non ha nulla da dare, che sta lì ad occupare inutilmente spazio nello scaffale della libreria. Cincinschia senza poi di fatto dire nulla. Un’operazione commerciale. Un diario personale più che un’occasione di indagine, di scavo.

Gambi racconta il lockdown per come si è vissuto, quindi mi chiedo: che senso ha? È una cronaca di banalità condite con qualche frase, che però   che rimangono fine a se stesse. Io credo che i lettori abbiano bisogno di altre storie, di un altro modo di vivere letteratura. Perché questa non è letteratura. Di un’altra concezione del libro e della sua funzione. Della consapevolezza che non ci si può improvvisare a scrivere. Che è bellissimo anche limitarsi a leggere.

Danilo De Rossi

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Un breve romanzo scritto in maniera imbarazzante che vuole raccontare in modo forse scanzonato, senza riuscirci, i giorni del confinamento italiano a causa della pandemia di Covid-19.

Nella seconda metà almeno abbandona la forzatura di voler essere simpatico a tutti i costi e la scrittura diventa meno artefatta ma non ne guadagna comunque in qualità in quanto si lascia andare a riflessioni personali sulla vita, la carriera, i rapporti e la pandemia con il risultato di una stucchevole retorica infarcita delle peggiori banalità, non un solo pensiero originale, a tratti inferiore al più melenso dei Baci Perugina. 

Tono altamente autocelebrativo e muscoli  inutilmente in mostra per non parlare dei luoghi comuni che sciorina nella sua Costituzione del Viaggiatore con cui intercala i capitoli divisi in giorni per non dirci sostanzialmente nient’altro se non che ha viaggiato più della media. Autocompiacimento senza confine.

Una lettura bruttina assai alla quale non riesco a trovare alcun pregio, proprio tempo perso.

Riporto alcune chicche, alcune perle di saggezza e di poesia che Gambi generosamente dispensa:

- Perché se lascio la porta aperta entra il vento, ma se la chiudo non entra più? - Chissà cosa pensa il mio citofono di me. - Perché questi morti siano eroi e non vittime. Eroi della vita, martiri di una voglia di vivere ritrovata. - Oggi c’è un vento fortissimo. Sembra che Dio stia soffiando negli occhi degli uomini per togliere qualcosa da dentro, forse una ciglia, un moscerino, un sorriso. - E la paura spaventa più della paura stessa. - Napoli alle otto di sera, quando la luna cerca posto in pizzeria… - […] i morti muoiono e basta. - Amazon non consegna a casa la felicità, sei tu che la costruisci. - Al buio le bugie urlano perché non dormono mai.  -Però io ho bisogno di avventure da cavalcare perché ho sete di vento. - …lo posso dire senza alcuna presunzione, sono rimasto lo stesso. Forte ma fragile, maschio ma garbato, leggero ma deciso come uno schiaffo sulla guancia dato bene, insomma, sono sempre io. - E un altro lunedì arriverà. E sarà di Domenica. -  Come fa Dio a essere felice? La risposta è che non può esserlo per un motivo molto semplice: non ha una mamma.

Carlotta Maria Paschetto

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Quando gli scrittori italiani si buttano sul tema più conosciuto e abusato del momento, la quarantena imposta dal Covid 19 che ha completamente bloccato le nostre vite.

C’è da dire che Gambi lo fa con uno spirito di leggerezza che consente di leggere il libro senza angosce, una storia comune che può essere ribaltata sulla vita di molti, una rimembranza di qualcosa che non abbiamo ancora superato.

Elena Raspanti

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