A Londra con Sherlock
Homes di
Enrico Franceschini
Perrone
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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Formia
coordinato da Enza Valpiani
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“A Londra con Sherlock Holmes” Una passeggiata insieme al grande detective.
L’autore guarda con stupore, uno stupore forse condiviso da molti, un museo allestito per ospitare un personaggio che è vissuto solo nella fantasia del suo autore.
Da queste tracce parte un viaggio a Londra attraverso il tempo con l’aiuto degli scrittori.
Ritrovare le strade fangose percorse dalle carrozze, i vecchi edifici che hanno mantenuto il loro uso o che, più spesso, hanno nel tempo avuto usi diversi, seguendo l’autore di Sherlock Holmes, è molto interessante.
Si sta in ansia in attesa che quello scrittore precario e, nello stesso tempo, medico senza clienti raggiunga il successo, che arriverà. Darà a A. C. Doyle la ricchezza, accompagnata però da uno scontento: lo scrittore avrebbe voluto ricevere il successo da altre opere.
Non mancano citazioni di eventi lontani e famosi che stimolano la memoria del lettore. Penso che il libro possa essere di grande interesse per chi sta progettando un viaggio a Londra.
Cesarina Lucca
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Non è sempre fondamentale interpretare con esattezza il genere di un libro. Mi sono accorta però troppo spesso di chiedermi, durante la lettura, quale potesse essere lo scopo di questo autore e cosa volesse trasmettere a noi lettori. L’ho trovato pesante e la tentazione di saltare pagine e passare oltre è stata a tratti molto forte.
Contiene elencazioni eccessive di personaggi, titoli di libri e di film, per non parlare della descrizione minuziosa di luoghi, case e opere.
Troviamo la Londra ai tempi dell’autore di Sherlock Holmes e la Londra attuale, in un alternarsi continuo di informazioni difficili da assimilare, perlomeno per me.
Ho pensato in certi momenti che potrebbe essere una buona guida turistica e magari sarà apprezzato dai fanatici amanti del famoso investigatore.
Io però non sono riuscita ad entrare in alcun modo in sintonia con questo libro e mi spiace.
Devo dire che è scritto in maniera forbita, corretta e articolata e rende evidente uno studio approfondito che sta alla base del tutto, ma, nell’eccesso di nozioni, luoghi, personaggi e aneddoti ci si perde, con il rischio (come è capitato a me) di non riuscire più a “sentire” nulla.
Rita Panciatichi