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Buona la prima di Fabienne Agliardi
Morellini

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Farra di Soligo “Quelli di LLC”
coordinato da Annalisa Tomadini
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Si ride, e di gusto, con il romanzo d’esordio di Fabienne Agliardi. Tra “Il grande freddo” e il “Diario di scuola” di Pennac, la storia di Maia Mao (generalità che la condannano a tutte le battute possibili) è ricca di correlativi, oggetti cui la protagonista si aggancia per ricordare tutte le “prime volte” della sua vita, dai ceci neri vittime di razzismo alle tante “tane” in cui si nascondeva, per guardare “Tremors” di nascosto o tentare i primi timidi approcci con l’altro sesso. Un romanzo i cui capitoli si possono leggere come racconti indipendenti, partendo da quelli il cui titolo sentiamo più vicino a noi. Perché, come scrive bene Sara Rattaro nell’introduzione, il libro “ti fa venire voglia di ricordare con un po’ meno paura”. E, per fortuna, Agliardi riesce comunque a non cadere nella nostalgia lacrimevole e nel mito degli anni Ottanta/Novanta che tanto va di moda oggi sui social vari. E le si perdonano anche gli aforismi facili (“sfuocate o nitide, le prime volte sono pezzi infrangibili del nostro mondo”) e ci si inchina di fronte a quelli brillanti (“Manzoni scrisse il coccodrillo di Napoleone”).

Marcello Bardini

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Buona la prima, buona l’idea (anche se non originalissima), ma forse non tanto buono il risultato. Episodi, prime volte, che vengono ripercorsi cronologicamente lungo quarant’anni, come foto in un album. Scrittura un po’ piatta, a fine lettura non rimane molto, ma è un esordio tutto sommato sufficiente.  

Nicola Feo

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