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Cinghiali in città di Emilia Marasco
Canneto

 

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Fiume Veneto “Prendiamoci il tempo”
 coordinato da Lucia Tomasi
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La mia preferenza va a “cinghiali in città”, perché l’autrice descrive fortemente le paure e sentimenti di Vera, con un’analisi molto lunga e sofferta. Riesce a far sparire la pietra che si era bloccata in lei dalla sua adolescenza. Vera subisce l’assenza di una madre, la perdita prematura del padre e la lontananza del fratello. Tutte cose che la fanno chiudere in sé stessa isolandosi dal mondo. Abel il ragazzo africano è quello che darà la svolta alla sua vita...

Lucia Sist

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Il mio voto va a “Cinghiali in città” di Emilia Marasco.

Piacevolmente sorpresa da questo libro dal titolo un po’ strano di questi tempi. La storia di Vera con la sua infanzia difficile, in una famiglia complicata, viene raccontata, dall’autrice, con una scrittura semplice ma allo stesso tempo avvincente tenendo sempre alta la curiosità per conoscere l’evolvere dei fatti.

Un libro profondo ed emozionante che parla della paura di vivere rappresentata dalla discesa dei cinghiali in città. Curiosa di leggere altri libri dell’autrice.

Cristina Biral

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Ho cominciato la lettura di questo libro chiedendomi cosa c’entrassero i cinghiali ma poi...

Il cinghiale appare frequentemente, e spesso con ruoli da protagonista nella mitologia antica di molti popoli: nella cultura dell’antica Grecia era visto come simbolo di oscurità in lotta con la luce, in altre invece rappresentava la forza ed il coraggio in battaglia ed è da questi punti che ho interpretato il messaggio di Emilia Maresco.

All’inizio Vera, la protagonista, è circondata da mille paure (malattie, contagi, violenze, precarietà sul lavoro) e si richiude nella propria casa isolandosi sempre più dal resto del mondo ma poi alcuni avvenimenti ed incontri con persone positive le daranno opportunità diverse e pur ancora con tante difficoltà dovrà ripensare a certe scelte e superare le proprie ansie.

Giordana Andreatti

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Libro dalla lettura scorrevole, prosa semplice che induce ad entrare nella vita del personaggio, a comprendere le sue ansie, le sue paure, le sue scelte. Il romanzo racconta le vicende personali e familiari della protagonista.

In queste ultime, descrive con molta delicatezza la malattia della madre e con un velo di melanconia e tristezza il loro rapporto quasi inesistente; il ricordo carico di nostalgia del padre morto.

È un libro che induce il lettore ad analisi introspettiva, a porsi domande su sé stesso e sulle relazioni interpersonali che vive nel proprio quotidiano.

Amalia Pangia

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Grandi Lettori
di Robinson
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Storia familiare, cose dette e cose taciute per il solito motivo: è meglio così.

Ma le cose, presto o tardi, vengono a galla anche – come nel caso della protagonista – sotto forma di dolore psicologico, paura, panico, blocco emotivo.

Con fatica se ne può uscire, mai arrendersi.

Gli amici, il lavoro, un blog trovato un po’ per caso e un bambino arrivato da lontano, all’improvviso.

Tutto nella vita si può risolvere, pian piano e lasciandoci aiutare e chissà, magari per ognuno di noi c’è un cinghiale bianco pronto a guardarci, metterci paura ma poi girarsi e sparire nel nulla e noi finalmente saremo liberi di andare avanti.

Caterina Manfrino

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Una boomer in crisi organizza un lockdown ante litteram tra spesa on line e gruppi d’acquisto, se non parlasse purtroppo di noi sarebbe il lungo diario di una sconosciuta. Bendetta dalla pandemia.

Alessandro Greco

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Nella storia di Vera possiamo riconoscerci tutti: nella generalizzata mancanza di sicurezze; nella necessità di rimodulare la propria vita tra le mura domestiche come riparo dal mondo esterno; nel racconto del cinghiale che si affaccia nel centro abitato; nella commistione di paure tra cui quelle di aggressioni e influenze letali, elementi che non sono più solo espedienti letterari o simboli, ma temi tratti dalla cronaca più attuale. È il racconto di una persona confusa che trova nell’autoisolamento la possibilità di liberarsi dal cumulo di pietre che le pesa dento e ricentrarsi grazie a nuovi equilibri raggiunti aprendosi a contaminazioni esterne.

Valeria Puntillo

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Un romanzo denso di temi: l’abbandono, la malattia, la solitudine, la cura dei rapporti, l’Alzheimer, la paura, l’accoglienza e la riscoperta di sé.

Vera è una donna che sente profondamente, ma vive (o meglio sopravvive) soffocata dalla paura e dalla continua incertezza che domina la sua vita e la porta a chiudersi in casa. Fino all’arrivo di Abel, un bambino venuto dal Kenya, in cui la protagonista si specchia e che la aiuta a tornare fuori, nel mondo e fuori da quella prigione che lei stessa ha costruito attorno al suo cuore.

Con una scrittura semplice e mai leziosa, l’autrice ci accompagna in questo coinvolgente, denso e toccante ritorno alla vita... perché si sa, se le diamo una possibilità, la vita ci richiama sempre!

Chiara Morandi

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Questo libro mi è capitato, per caso, qualche ora prima di un funerale: non posso non pensare che, forse, mi è stato mandato dal cielo.

Vero, autentico, ho creduto ad ogni parola, così sincero e crudo e spudorato da, in alcuni momenti, essere insopportabilmente difficile da leggere. Andava chiuso a intervalli regolari, la paura di essere letta superava la paura di leggere e, alla fine, ne avrei voluto di più. La solitudine che ciascun personaggio, pezzo mutilo di qualcuno era stato dimenticato o lasciato indietro nel passato, ha respirato e mi ha restituito è stato ciò che mi ha fatto andare avanti nella lettura, ciò che mi ha confortata e che, paradossalmente, mi ha fatta sentire normale.

Fa bene, credo, leggere un libro così terribile, una storia che si può toccare con mano allo specchio, una vita tanto distante che, però, sembra così tanto la tua.

Ludovica Peronti

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Un libro sul disordine nella vita, in cui tutto è contaminato dall’incertezza ed in cui le paure, l’ansia e l’isolamento che ne derivano a volte sono l’unica possibilità che abbiamo per fare i conti con noi stessi e per ritrovarci. Attraverso la conoscenza dell’Altro da sé e attraverso il tema dell’accoglienza, si riesce ad entrare all’interno dell’intimità della protagonista, il cui autoisolamento, difficile da comprendere, viene scardinato dall’umano bisogno di cure di chi le permetterà di entrare ancora più in contatto con le sue paure. Grande pregio è l’essere “emotivamente” attuale.

Graziano Scialò

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La saga familiare di due famiglie del Sud Italia, potrebbe far parte indistintamente di qualsiasi zona del meridione, viste le tematiche così ancestrali e comuni. Centrale è il ritrarre il sud dal punto di vista di una borghesia colta, tratteggiando inevitabilmente la storia d’Italia in un arco di tempo di circa cinquant’anni. Sembra esserci la vita in questo romanzo: dall’odore delle case degli abitanti ai sogni mai del tutto raggiunti, così come i ricordi che in qualche modo ci lasciamo alle spalle per continuare a vivere. Romanzo dalle molte dimensioni emotive.

Graziano Scialò

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‘Cinghiali in città’ delinea il profilo di una donna fragile, costretta a subire continui dissesti alla base delle sue fondamenta emotive, i quali non le permettono di essere amata e di trovare un equilibrio affettivo e, di conseguenza, personale appoggiandosi ad un’altra persona. Sarà soltanto spostando l’attenzione dal proprio mondo fatto di solipsismo e routine, prendendosi cura di un adolescente proveniente dall’altra parte del mondo e grazie alle attenzioni ed all’affetto gratuito di un nuovo amico, che riuscirà a distrarsi dalle proprie paure. Queste paure prendono la forma di cinghiali che vagano liberi per la città, simbolo della natura istintiva che non riesce a scendere a patti con la razionalità ed ha bisogno di ricostruire il proprio habitat sulle macerie che hanno lasciato gli eventi.

Francesca De Filippis

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson

di Aprilia “le bucoliche” Coordinato
da Antonella Proietto

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Cinghiali in città scelti come emblema e raffigurazione delle paure. Paure che spingono la protagonista del romanzo, Vera, a chiudersi in casa, creando un luogo all’apparenza sicuro per sé stessa con una comoda postazione di lavoro, un terrazzo verde e i suoi amati gatti ma che è comunque una prigione. A darle una scossa è il fratello che, dopo la tragica morte della moglie, si è trasferito in Kenya e le chiede di ospitare il piccolo Abel per qualche mese. L’incontro e la convivenza non facilissima con il bambino inducono Vera a riflettere sul suo passato, la sua infanzia, il rapporto con la madre ora malata di Alzheimer e a districare così i nodi della sua esistenza.

Romanzo toccante che coinvolge emotivamente il lettore. Ho apprezzato lo sforzo della protagonista di aprirsi al prossimo nonostante la paura di contaminare i propri spazi e perdersi. Ho amato il modo di legare il passato e il presente della vita di Vera attraverso i ricordi che affioravano improvvisi davanti a immagini, colori, suoni, odori. E mi è venuta la voglia di preparare uno sciroppo della mia infanzia che non è quello di rose, come per Vera, ma ha comunque un profumo e un sapore inconfondibili.

Claudia Rizzaro

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Il romanzo "Cinghiali in Città" mette in luce le paure profonde che dimorano in noi per il futuro incerto che ci avvolge.

Vera, la protagonista, vive nella sua ansia che, giorno dopo giorno la isola dal mondo, chiudendosi nelle abitudini che può controllare e di conseguenza le danno certezze.

L'arrivo di Abel dal Kenya, un bambino di 10 anni, che ospiterà per dovere nei confronti di suo fratello, metterà a dura prova il suo mondo piccolo e perimetrato, ma fungerà da linea di confine tra il passato e il futuro, arricchendolo di sfumature più rosee.

Norma Perrone

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Vera che racconta la sua vita e come affronta le varie difficoltà: il dover fare i conti con il dolore provocato dalla morte improvvisa del papà, la ragazzina di 13 anni e il suo diventare donna.

La paura che improvvisamente paralizza e ti fa chiudere al mondo. Poi l’arrivo improvviso di un ragazzino da seguire e aiutare la fa uscire dal suo guscio.

Mi è piaciuto leggere questo romanzo che alterna passato e presente della protagonista. Mi sono immedesimata nelle situazioni tragiche e anche in quelle piacevoli, da leggere.

Paola Parrella

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Nel romanzo “Cinghiali in città” attraverso le vicende della protagonista Vera il racconto di un processo di maturazione che dai condizionamenti degli accadimenti infantili e delle dinamiche familiari porta alla scoperta della propria individualità.

Vera, bambina genovese, alla morte del padre, cresce con una madre raffinata insegnante di pianoforte, ma priva di rimarcabili gesti di affetto e Filippo, il fratello maggiore, che assumerà il ruolo di padre famiglia e che le permetterà di specializzarsi in grafica a Parigi. Al rientro in Italia la sua vita sembrerebbe avere un certo ordine sino a che, a partire dalla fine di una relazione con un neurologo stravagante e la scelta del fratello di trasferirsi in Kenya, si innescheranno dei cambiamenti: la scelta di dedicarsi al lavoro da casa in primis, di fare acquisti online, di tenere rapporti con la vicina. Cambiamenti che non avranno mai il carattere di fuoriuscita dalla società, grazie anche all’inaspettata convivenza con Abel, bambino keniota che Filippo le chiederà di ospitare, che permetterà a Vera di confrontarsi con le sue paure, superando alcuni blocchi.

La qualità della scrittura rende perfettamente la dimensione psicologica e rappresenta bene l’incertezza in cui si muovono i personaggi, che è quella tipica di questi anni, ulteriormente amplificata dagli accadimenti di questi ultimi mesi; si è chiamati a confrontarsi con fenomeni nuovi (“i cinghiali in città” del titolo) e quindi timori e riassestamenti che, pur con le difficoltà che li accompagnano, sono occasioni di riflessione e momenti di crescita e consapevolezza, accettando come «(…) fermarsi, “mettere fuori tutto e tutti” sia a volte l’unica possibilità per ritrovarsi davvero» (da intervista all’autrice, Enrica Marasco).

Chiara Mantovani

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Un romanzo che giunge al cuore. Un cuore impaurito di quelle paure che non pensi di avere, e di quelle più spudorate che legano, che tengono prigioniera una protagonista di quarant’anni, Vera.

Un cammino per superarle o meglio per riconoscerle.

In aiuto arriva un nuovo amico al quale piace prendersi cura dell’altro, ed un bambino di 10 anni arrivato da lontano.

Il doloroso saluto ad una madre, ad un padre, ad una famiglia da tempo lontana.

Paola Guzzi

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Circolo dei lettori del torneo
di Robinson di Milano 26 "LagoMaggiore" coordinato
da Maria Cesarina Tasselli

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Il testo corposo, ben costruito, ironico e scenico che fa riflettere molto.

Cinghiali in città di Marasco è un libro molto profondo, l’autrice tocca argomenti familiari particolari tra cui la malattia di Alzheimer della madre che porta lei e il fratello a stravolgere in parte la loro vita.

È un bel libro dove ognuno può ritrovarsi.

Peccato leggerlo in pdf per l’impaginazione a doppia pagina.

Domenica Blanca

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libro che dimostra una certa sincerità e un'apprezzabile scrittura, peccato che i temi trattati siano poco originali e troppo ammiccanti nei confronti dei lettori.

Maria Cesarina Tasselli

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Cinghiali in città: libro di facile lettura. La protagonista si presenta come un personaggio con problemi relazionali e anche un po' scontati.

Livia Casagrande

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Cinghiali in città: libro molto semplice ma con una sua credibilità e una buona coerenza interna. La scrittura è al di sopra della produzione media odierna.

Patrizia Lanfranconi

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Cinghiali in città: storia di un giovane donna in preda a profonde nevrosi che nell'incontro con altre persone, diverse da sé, trova forse la strada per guarirne. Lettura semplice e piacevole malgrado i temi trattati.

Silvana Migliorati

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson

di Novara "Pagine al Darjeeling"

coordinato da Laura Di Gianfrancesco

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Una donna perde i propri punti di riferimento affettivi e rimane sola. La madre colpita da Alzheimer in casa di riposo, fidanzato che la lascia dopo anni di relazione, fratello rimasto vedovo che accetta un lavoro all'estero. Questi avvenimenti la lasciano oltre che priva di affetti anche priva della propria rete di protezione. Non è semplice raccontare la depressione in cui sprofonda la protagonista, l'autrice però ci riesce benissimo. Un romanzo apparentemente semplice raccontato senza cadere nella retorica, in modo fluido, descrizioni asciutte e prive di inutili eccessi. Una storia che si sviluppa nel tempo con rimandi al passato ben integrati nel presente della protagonista. La svolta positiva attraverso gli occhi di un bambino "già adulto" che con un'analisi spietata e innocente la farà uscire dal guado. Lettura piacevole.

Fabio Foglio

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 “ se di scontato il libro ha qualcosa leggendo il titolo, come molti quotidiani ormai stampano, a metà libro la vicenda di Vera (forse somiglia al cinghiale ?)  incalza: una solitudine strana e ricercata che al giorno d’oggi non è cosi inusuale.

Se i cinghiali oggi camminano in città come se nulla fosse mai stato anche nella pericolosità del loro essere, ben altro è il dolore di una malattia cosi invalidante e sola, cosi straziante per chi assiste, cosi mai accettata e scontata, dove Vera è solo però uno spettatore incapace di trasformarla in una occasione di vita per sé stessa…. si penso le manchi l’occasione per vivere... e allora arriva Abel che mette alla prova la povera Vera… però lei ha nella sua struttura caratteriale fin troppi sconosciuti o noti problemi, forse non è nel suo destino fare la madre? È nel suo destino invece vincere l’ansia e il dolore del passato forzato.

Una storia attuale, si ripete poco, si articola bene il dialogo, si allontanano i sentimenti ripetitivi e va avanti”.

Imma Florio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il torneo letterario di Robinson è un'iniziativa curata da Giorgio Dell'Arti per conto di GEDI Gruppo Editoriale S.p.A.
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