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Dottore, le giuro che era morto di Michelangelo Bartolo
Infinito

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
Milano 1 “Circolo dei lettori di Milano”
coordinato da Serena Caprara

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Il romanzo del dottor Bartolo è esilarante, attuale, comico, grottesco: in poche parole un libro veramente ben congegnato e scritto. Con uno stile fresco e spontaneo l’autore racconta aneddoti e storie legate al mondo della Sanità, ma non solo: Bartolo ci guida in quel mondo che noi vediamo solo con gli occhi terrorizzati dei pazienti o dei parenti di chi sta soffrendo e combattendo una dura battaglia e ce lo mostra così com’è, senza fronzoli, in tutta la sua anche esilarante umanità.

Stefano Maffei

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Il libro è uno spaccato sulla nostra sanità e sul rapporto medico e paziente. Viene raccontato con sarcasmo e questo lo rende divertente grazie anche al ritmo dinamiche che conferisce velocità alla lettura. È un libro che probabilmente non avrei comprato perché è distante dal genere che leggo abitualmente ma sono contenta di avere avuto l’opportunità di scoprirlo.

Isella Gualdi

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Il libro è a tratti divertente ma a mio parere il linguaggio utilizzato, in uso qualche anno fa, rende la storia troppo caricaturale facendo perdere il racconto di genuinità. La trama è banale e prevedibile, fin dal primo momento si comprende che il dottore si innamorerà della ‘signora’ con la puzza sotto il naso.

Lo sguardo disincantato verso la professione ‘medica’ potrebbe essere un buon ‘tema’ ma anche in questo caso è raccontato più che essere mostrato, quindi è filtrato dai pensieri del protagonista che portano a ridicolizzare tutto in maniera esasperata e quindi poco credibile.

Carla Fiorio

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Gli inglesi direbbero “Nice try, guy!”, insomma bravo, ci hai provato ma non ci convince. E in effetti il libro di Michelangelo Bartolo è un bel tentativo di offrire un contenuto di qualità per un prodotto editoriale che ha come obiettivo dichiarato la raccolta e la devoluzione di fondi per Global Health Telemedicine Onlus, realtà fondata dall’autore che ha realizzato un servizio di teleconsulto multidisciplinare che collega oltre quaranta centri sanitari di Paesi in via di sviluppo con più di duecento specialisti europei. Purtroppo, il tentativo non è andato a buon fine. In primo luogo, il titolo è fuorviante: riporta ai numerosi “stupidari” che molto medici collezionano avendo a che fare coi pazienti e che in passato hanno goduto di qualche successo nel genere humor. Peccato che il libro sia invece una cronaca, per carità anche ben scritta, della normale vita di un medico ospedaliero condita con una storia d’amore. Va bene strizzare l’occhio alle vendite, ma il lettore non ama sentirsi preso in giro, nemmeno se il fine è benefico. 

Debora Ferrero

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Non amo il genere, credo infatti di non aver mai letto nulla. Pur essendo il libro leggero ma realistico sulla nostra sanità, pur trattando un argomento che specie negli ultimi due anni ha avuto ben poco a che fare con l’ironia, il libro mette a nudo i limiti e i paradossi del nostro sistema sanitario, che per altro condivido. Su alcune cose, come il ricorso ad esami assolutamente inutili ma che sembrano una consuetudine, mi trova molto d’accordo. L’argomento però, quello sanitario, non discuto che sia importante, mi lascia perplessa, soprattutto perché, nonostante negli ultimi due anni sia stato messo a dura prova, mi sembra non abbia portato grossi cambiamenti sia strutturali, che tecnici, che di miglioramenti sanitari. La mia opinione si basa su utilizzo di strutture sanitarie che si fregiano di essere all’avanguardia ma che di fatto non sono, dove però operano persone che cercano sempre di ovviare alle endemiche carenze con professionalità e resilienza.

Sabrina Rota

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Il libro è una sorta di parodia sulla sanità italiana senz’altro ancora molto attuale, con tratti di grottesco realismo, numerosissimi aneddoti e personaggi tratteggiati con ironia e autoironia. La scrittura però ha uno stile poco accurato, a volte quasi trasandato ed eccessivamente colloquiale.

Bianca Battagion

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Lo stile semplice, scorrevole e ricco di dettagli medici, riportati con accuratezza scientifica, fa scivolare il lettore nella vita del protagonista, medico ospedaliero, e nelle sue vicissitudini, mentre la malasanità fa da sfondo. Le scene delle giornate in ospedale – come accenna Cirilli nella prefazione – potrebbero essere materiale per uno spettacolo comico. Narrazione episodica che, dando maggior rilievo al singolo avvenimento, a mio avviso non riesce a dare spessore ai temi di fondo e a creare un’unità narrativa. Libro leggero che a volte, forse involontariamente, impiega stereotipi ed espressioni sessiste. Alcuni esempi: “…camicetta distrattamente sbottonata, voce suadente, intrigante.” “…grandi occhiali fumé eccessivi, probabilmente tacchi esagerati.” “…poi indicandomi la scollatura mi ha detto ‘Ma hai portato proprio tutto’…”.

Franco Tirletti

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Scorrevole e a volte divertente anche se spesso rischia di diventare un elenco di luoghi comuni che descrivono il nostro sistema sanitario. Le liste d’attesa interminabili, il rapporto tra medici e pazienti, il business delle pompe funebri e altro ancora, storie semi serie che a tutti è capitato di sentire parlando con amici e parenti. Niente di nuovo, ma apprezzabile l’intento di condividere con ironia gli aspetti di un’area in crisi da sempre.

Francesca Ginelli

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Parodia che ci presenta le contraddizioni del nostro sistema sanitario. L’autore è un medico che espone aneddoti legati alla sua esperienza professionale. In alcuni casi è difficile credere a ciò che si legge, sembrano racconti distanti dalla realtà ma forse, è il caso di dirlo, ogni tanto la realtà supera la Recensione 8

fantasia.

Angela Gibertoni

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Spaccato della quotidianità di un medico, alle prese con episodi di malasanità che ci vengono proposti in chiave ironica e con uno stile molto godibile e divertente. Si legge in fretta e, nonostante i temi siano spesso drammatici, ci aiuta a vedere le cose da un altro punto di vista.

Nicoletta Ciroldi

Dottore, le giuro che era morto di Michelangelo Bartolo
Infinito

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
Roma 24 “Cavallo Pazzo”
coordinato da Agostino Letardi

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Un libro leggero che mi ha innanzitutto divertito, e che riesce a proiettare una luce a tratti disincantata sulla macchina organizzativa di parte della sanità pubblica, il mondo ospedaliero romano, sui suoi riti e sull’umanità varia che lo caratterizza, con personaggi anche macchiettistici, sulle gerarchie baronali e sull’ironia necessaria a convivere quotidianamente con la malattia e la morte. Mi ricorda alcuni medici che ho conosciuto, sempre pronti alla battuta e a sdrammatizzare quando si può, salvo rivelarsi preziosi e premurosi alla bisogna. Forse un po’ ombelicale il risvolto privato del racconto, la storia di amore che si sviluppa in parte a distanza con una paziente conosciuta in ambulatorio, che, se da un lato restituisce sale alla trama, dall’altro è riportata in un modo un po’ troppo adolescenziale. Decisamente più riuscito il racconto sul mondo dei congressi, sulle mode terapeutiche, sugli informatori farmaceutici o anche sul circuito delle pompe funebri e il suo tariffario, in un racconto parodistico che aggiunge umorismo anche a episodi che in sé non dovrebbero far ridere affatto, come si legge nell’introduzione. Alla fine del libro mi ha incuriosito la copertina del libro precedente, che credo leggerò: il “diario di viaggio di un medico euro-africano, L’Afrique c’est chic, che racconta le sue esperienze in missioni umanitarie di cooperazione internazionale in diversi paesi africani.

Francesca Della Ratta

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Diario (semi autobiografico) della vita professionale e personale di un medico ospedaliero romano. Il libro non ha una vera trama ed ogni capitolo narra un episodio della vita del protagonista. Alcuni episodi sono gustosi e rivelatori della vita in ospedale, altri sono meno attraenti. La scrittura è semplice e senza pretese, appunto una sorta di diario.

Carlo Vaccari

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Il racconto si divide tra la vita privata di un medico di un ospedale romano, divorziato, con un figlio e una storia con una fatalona donna in carriera (trito cliché), e la narrazione per nulla comica delle giornate in ambulatorio. In un episodio descrive il suo tentativo di ottimizzare i tempi visitando contemporaneamente tre pazienti in tre studi diversi per abbreviare i tempi di svestizione e rivestizione. Ricordate la scena del dottor Terlizzi medico della mutua con Alberto Sordi? Ecco, quella.

In effetti sembra proprio una commedia anni ‘60 sui peggiori costumi degli italiani.

E che a raccontarla sia un medico con pretese di ironia, non è edificante per la sua stessa categoria e non aumenta la fiducia degli utenti.

Grazia Giordano

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Aneddoti sulla sanità pubblica che ricordano molto Alberto Sordi nei panni del dottor Tersilli. Peccato che siano passati cinquanta anni da quando uscì quel fortunato film e che oramai certe situazioni hanno smesso di far ridere, anzi forse innervosiscono. Il protagonista della storia è colmo di autocompiacimento, che si tratti di vicende che investono la sua professione o la sua vita privata. Opera narrativa molto facile da leggere per un pubblico in cerca di evasione.

Francesca Varsano

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Passi un linguaggio lessicalmente povero e superficiale, passino una serie di capitoletti superflui e deprimenti (quello nell’area giochi con il figlioletto è talmente triste che riuscire a continuare a leggere questo testo dopo quell’obbrobrio è un gesto di estremo autolesionismo), passino gli ammiccamenti stile filmetti pornoadolescenziali anni ’50 (verrebbe da citare “Grazie zia” di Samperi se non fosse l’insulto che tale accostamento sarebbe per l’opera cinematografica); ma quello che io trovo inconcepibile sono i quadretti di denuncia qualunquistica di un certo andazzo della sanità italiana che sono assolutamente plausibili ma che immersi nello squallore del resto del libro li fanno sembrare quasi un peccatuccio veniale invece che uno dei motivi per i quali viene disatteso l’articolo 32 della nostra Costituzione. Nel complesso un libro diseducativo oltre che davvero di basso livello di scrittura.

Monica Iacovelli

 

Dottore, le giuro che era morto di Michelangelo Bartolo
Infinito

 

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson 
di "Biblioteca di Pioltello"
coordinato da Fiorenza Pistocchi e Sara Ballis

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Libro autobiografico? Racconta di un medico in ospedale con molta leggerezza e auto ironia.

Piacevolissimo e molto istruttivo.

Angela Occhiuto

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Il titolo è accattivante e incuriosisce. Un libro che sicuramente può essere apprezzato dagli addetti ai lavori e da coloro che sono curiosi di vedere uno scorcio di vita di un dottore. Descrive, infatti, le esperienze umane e lavorative dell’autore, angiologo romano.

Lo stile di scrittura è scorrevole infarcito di una buona dose di humor. Non è una storia strutturata ma una serie di aneddoti. Bello il racconto sulla sua storia d’amore, raccontata con toni leggeri, senza scadere nel mieloso.

Michele Re

 

 

Il torneo letterario di Robinson è un'iniziativa curata da Giorgio Dell'Arti per conto di GEDI Gruppo Editoriale S.p.A.
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