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Geel, la città dei matti di Ronzo Villa
Carocci

 

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Matelica “Viola che legge della libreria Kindustria”
coordinato da Francesca Chiappa

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Recensione uno. La follia come status normato e come mezzo coercitivo di definizione dell’Altro ha attraversato i secoli e ha vestito molte forme. La sorveglianza e il controllo dei corpi e delle menti all’interno di istituti e luoghi di internamento coatto è stata la soluzione fornita dalle società in maniera costante nei secoli per occultare gli individui considerati devianti. Molte delle persone sottoposte a regimi di vita coercitivi di vario tipo per la loro condizione psico-fisica hanno vissuto dolori e violenze indescrivibili, e quasi mai è rimasto qualcosa delle loro storie da poter raccontare. “Geel, la città dei matti” di Renzo Villa presenta la possibilità (non inedita ma praticata da centinaia di anni) di un altro corso per l’esistenza di chi convive con una condizione mentale. La storia della città di Geel dimostra la ricchezza che l’inclusione del “matto” può portare nei contesti quotidiani della vita del “normale”, oltre a smascherare l’inutilità dell’uso sistematico della violenza e della limitazione delle libertà nella cura delle malattie mentali, o gli stati mentali che tali vengono considerati. Un’esperienza antica e alternativa che dall’epoca medievale giunge fino al presente ha un grande valore sociale che andrebbe condiviso e celebrato. Per questo motivo esprimo la mia preferenza per “Geel, la città dei matti” di Renzo Villa rispetto a “Ricordati di svegliarti - Diario di lotta e di attesa” di Nunzia Catalano e Andrea Colasuonno.

Francesco Sorana

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