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I passi nel bosco di Sandro Campani

Einaudi

 

 

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Rocca Sinibalda “Quelli che amano Rocca Sinibalda”
coordinato da Mirella Letizia
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Il racconto ruota tutto attorno al taglio di un bosco, quello di Fausto, il fratello di Luchino, il marito di Betti, il padre di Beniamino, il figlio di Marcella e Luca. Al taglio del bosco partecipa una piccola comunità di conoscenti della famiglia di Fausto, legati tra loro da diverse relazioni che ruotano per lo più intorno a Luisa, la barista della frazione, amica di Luchino. Egli sembra essere un elemento estraneo alla piccola comunità, ma tutti ne sono attratti pur per motivi diversi. Il bosco è anche il fulcro di racconti del passato che hanno visto le vite dei   personaggi intrecciarsi tra loro con sorti diverse, solo Luchino e Luisa sono sempre gli stessi. Colpisce il lessico che va da termini super scientifici, come “stughi", a quelli dal significato direi improprio, come “attentare” per provare/azzardare o “imparare” per venire a sapere/conoscere senza alcun legame diretto con l’insegnare. 

          Franca Giacomini

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I passi nel bosco possono apparire per assonanza come una chiara citazione “cassoliana”. Ma non ci si inganni. Il bosco è il minimo comune denominatore dove convengono i personaggi di un romanzo polimorfo che sembra interrogarsi natura e destino, su libero arbitrio e casualità in un caleidoscopico intreccio e/o combinazione di situazioni e varianti. L’ambizione è quella di comporre un omogeneo affresco corale. Dentro lo scenario di un paese dell’Appenino tosco-emiliano si condensano umori, pregiudizi del vivere comune con una chiara sfaccettatura di personaggi positivi e negativi. Ma il giudizio viene progressivamente ridimensionato. Buoni e cattivi non possono essere giudicati con attitudine manichea. La realtà è più complessa e l’autore, senza fretta, pianamente e progressivamente ce la disvela, portando alla luce particolari inediti e sfaccettati. Opera di sentimenti, di emozioni e percezioni più che di curiosità per la progressione del plot.

Daniele Poto

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Il romanzo é un romanzo di atmosfere, di sguardi, di malinconie, di occasioni perse, di silenzi. Lo scrittore usa una prosa calata completamente nello scenario dove le tante (troppe) vicende si svolgono (o si sono svolte) e fa del bosco del titolo uno dei protagonisti muti, ma sempre presente, delle innumerevoli storie che racconta. Io ho trovato la narrazione francamente troppo barocca e minuziosa, con l’uso di termini volutamente desueti e ricercati. I protagonisti, continuamente interagenti fra loro, rischiano di sovrapporsi nella narrazione e di confondere il lettore anche grazie ad una sovrabbondanza di aggettivi. Le storie che si intrecciano, collocate nell’Appennino, ma che potrebbero essere accadute ovunque, chiamano sempre in causa Luchino, un personaggio presente quasi in ogni pagina, narrato soltanto dalla voce degli altri, che nel bene e nel male catalizza su di sé ogni evento passato e presente della comunità del bosco. Forse troppo bagaglio per un uomo solo e mai comparso. Un libro ricchissimo di descrizioni, rapporti, protagonisti ma con un capro espiatorio di comodo che tira tutta la storia verso di sé. 

Filippo Agostini

 

 

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