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Il bosco del confine di Federica Manzon
Aboca

 

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Palermo 3 “Eutropia”
coordinato da Rosana Rizzo
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Protagonista del romanzo è Schatzi, una ragazza che abita a Trieste e da sempre cammina nei boschi assieme al padre, di origini slave, pacifista, colto, che abitua lei e suo fratello a pensare senza confini, ad essere aperti nei confronti di tutto. Il legame padre-figlia, il valore dell'amicizia con Luka, la assurdità della guerra che ridisegna le carte geografiche, la metafora del bosco come luogo dell'animo, la necessità del ritorno per ritrovare se stessi sono i motivi centrali del romanzo che riflette il cambiamento storico politico avvenuto in tre momenti fondamentali: il 1979 quando era possibile vagare senza paura e senza bussola nei boschi,il1984, l'anno delle Olimpiadi invernali di Sarajevo e dell'inizio dell'amicizia con Luka, il 1993 devastato dagli orrori della guerra raccontati da Luka nelle sue lettere. Il tema è sofferto, la prosa abbastanza controllata, il valore della parola viene sottolineato attraverso i racconti di Luka interiorizzati da Schatzi "come una trasfusione, sangue altrui che diventa cosa mia" (pag 85),la metafora del bosco mitologicamente mi fa pensare a Filemone e Bauci che intrecciano i loro rami per restare insieme, il messaggio mi fa pensare a S. Agostino e al suo "noli foras ire, in interiore hominis habitat veritas" ma il tutto è affrontato un po' troppo semplicisticamente per cui alla fine la lettura ti intrattiene ma non ti trattiene

 

Gemma Alfano

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La protagonista, e narratrice della storia, ambientata in zona del confine italo-Jugoslavo (oramai inesistente: la Jugoslavia cambiò denominazione in Unione Statale di Serbia e Montenegro per poi dare vita ai due stati indipendenti di Serbia e Montenegro) viaggia sui ricordi del padre, pacifista che trasmette alla figlia il credo nel libero scambio e nelle verità del bosco, che si intrecciano con la Sarajevo delle Olimpiadi invernali e l’assedio ed il genocidio protrattosi dal 5 aprile 1992 al 29 febbraio 1996.In questi ricordi permeati dall’insegnamento del padre: «Nel bosco non esistono confini …...» e «Nei boschi ci si saluta sempre …...» scorrono i ricordi e le storie di festa e di guerra, di confini (fisici e culturali) che esistono solo per gli umani e non per la natura, di dettagli che si allargano ad orizzonti passati ed attese e ricerche future.

Lo spunto è il regalo, del padre, dei biglietti per assistere alle Olimpiadi invernali di Sarajevo del 1984. In questo viaggio in macchina nascerà, nella protagonista una emozione nuova, un legame forte e strano con questa terra, che avrà il suo apice con un avventuroso fuoripista notturno, tra i boschi fitti del Trebević, in compagnia di Luka, personaggio che sarà protagonista e narratore dei tragici avvenimenti dell’assedio e spunto per il ritorno della protagonista nella odierna Sarajevo, pacificata e ricostruita.

Racconto emozionante che lascia un buon sapore, dal retrogusto amaro, ma con un presagio di speranza.

Salvatore Balsamo

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Il libro inizia coinvolgendo il lettore raccontando di una Sarajevo ante guerra e prima della morte di Tito. Una città ormai lontana nel tempo, e ripresentandola poi nelle due diverse e contrapposte immagini del dopo Tito e del dopo la guerra.

Ben strutturato in realtà rimane sempre sulla superficie delle questioni affrontate e non risponde alle domande moderne di una Europa in trasformazione e dei suoi giovani che si confrontano con gli ideali dei propri genitori.

Giuseppe Riccio

 

Il torneo letterario di Robinson è un'iniziativa curata da Giorgio Dell'Arti per conto di GEDI Gruppo Editoriale S.p.A.
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