L’autore non è d’accordo di Carlo Virgilio
Castelvecchi
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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Rocca Sinibalda “Quelli che amano Rocca Sinibalda”
coordinato da Mirella Letizia
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Dei 3 racconti de: l’autore non è d’accordo, ho preferito il primo. Questo racconto mi ha coinvolto in un’atmosfera popolare. C’erano emozioni , anche se raccontate con il filtro della storia un po’ favolistica.
Gli altri racconti mi sono sembrati troppo lontani dalle emozioni, esercizi di stile.
Pasquina Feliziani
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Infine mi è piaciuto il libro, che volevo abbandonare ad un terzo della lettura (trovandolo oltremodo disarticolato). A volte si legge a fatica sia per la complicata ricercatezza del linguaggio, sia per la complicata concatenazione fantastica che pervade e struttura le storie.
Ho apprezzato la maestria a scrivere e far vivere in prima persona personaggi diversi, cosa non scontata in uno stesso libro.
Probabilmente ci sono livelli di lettura che a me sfuggono, come quelli legati ai personaggi fintamente reali (o realmente finti) che mascherano forse esperienze di vita di una città ed un ambiente lontano da me e che magari hanno determinato l’origine di questo libro.
Racconti piacevoli anche per queste loro in-conclusioni, che quasi si avvicinano al genere “Mistery” pur mantenendo un nonsoché di racconto popolare, con tanti i personaggi che prendono vita.
Ecco, forse questa capacità di far prendere vita ai personaggi con le parole sempre le più appropriate e mai banali è il segno proprio di una buona lettura (e scrittura).
Sicuramente merita una seconda, piacevole, lettura.
Piero Ballanti
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Racconto magico e sorprendente di personaggi che si rincorrono nelle sliding doors delle crepe del tempo, dove il tempo, dio mutevole e birichino, si diverte a scompaginare gli eventi ed a riscrivere continuamente le storie degli uomini. Una scrittrice e due suoi amici giornalisti decidono di sfidarlo raccontando storie che potrebbero smascherarlo. Dagli spazi aperti di un podere contadino della bassa toscana del ventennio, ad una Parigi iniziatica e autunnale da expat di lusso per finire al chiuso di un appartamento signorile della Roma coppedé in cui l’arte, la letteratura e la solitudine si intrecciano, i poco eroici protagonisti si confrontano con se stessi, con i loro compagni e con i loro alter ego, in un gioco di eterni ritorni che ne mostra la liaison intermittente tra la loro identità e la loro immaginazione. Finale circolare e cupo, con personaggi che dichiarano un disperante disaccordo con se stessi e con la vita e con il fil rouge dei capelli rossi che si stempera nei papaveri di De André. Chapeau.
Piero Cinelli