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L’importanza dell’azoto di Alberto Parmeggiani

Castelvecchi

 

Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Trezzano sul Naviglio
coordinato da Elisa Nicassio

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 “Dei miei viaggi non mi veniva mai di farmene un’opinione su cio’ che avevo visto, e nemmeno mi importava di farmene una, dei viaggi presto me ne dimenticavo ricordando solo nomi e sensazioni restando un figurante in gita.

Mi ero adattato al mondo che vedevo, perché il mondo non si adattava a me.

Avevo assai poco da rivelare già che il grosso delle mie giornate erano di una quotidianità insipida e scontata”

Contenuto: riflessioni di vita, ricerca di sé, voglia di cambiare vita, esperienze di lavoro durante la crisi economica, amore senza pretese.

Consiglio come lettura piacevole, “senza infamia e senza lode”.

Luigina Poli

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Racconta di un uomo, chimico di professione, che dopo aver lavorato all’estero torna nella sua Bologna a fare un mestiere umile e quasi anacronistico: il proiezionista di film in una sala cinematografica di una sua cugina. Si sentirà prigioniero anche di questa vita e cercherà una nuova sistemazione a Siena, in una azienda chimica di prodotti  azotati per l’agricoltura, poi insegnerà chimica all’Università, ma non sarà mai il vero protagonista delle sue scelte. Le decisioni saranno prese per lui da diverse donne che gli stanno accanto, mentre lui si muove a passi felpati tra amici di vecchia data, ricordi di gioventù, nuove situazioni e nuovi conoscenti. La descrizione delle storie degli altri personaggi è ben delineata, a volte sono espressi concetti alti e ragionamenti condivisibili, ma non ho trovato una spinta emotiva del protagonista: mi è parso un personaggio che si lascia vivere e cerca di superare la noia cambiando città e ambienti. Un libro che non mi ha convinto.

Luciana Murgia

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Il romanzo sarà scritto oggi, ma il protagonista sembra appartenere agli anni Ottanta, più che al nuovo millennio. L’autore non fa capire perché le donne possano trovarlo così attraente da rischiare il matrimonio o mandare in crisi vecchie convinzioni. E nemmeno mi è chiaro come fosse possibile che il maestro Allodi lo trovasse il più promettente tra i promettenti. Mi pare che l’autore dica anziché mostrare. Le critiche moraleggianti rendono la lettura fastidiosa e l’azoto non ne esce meglio considerato. Lo stile non è per nulla controllato; accanto all’uso di termini desueti e ricercati, si trovano costruzioni colloquiali che fanno a pugni con il lessico pregiato, che rimane (quindi) fine a sé stesso. Trovo disdicevole che la casa editrice non abbia fatto un controllo di bozze che avrebbe evitato sviste spiacevoli (alla vista).

Elisa Nicassio

 

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