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L’isola delle madri di Maria Rosa Cutrufelli

Mondadori

 

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Rapallo “Amici del libro”

coordinato da Mariabianca Barberis
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Testo apocalittico in cui si affronta il tema attualissimo dell'inquinamento che ha come effetto l’infertilità, l’inaridimento del terreno e la tossicità dell'acqua, della vegetazione e dell'aria. Attraverso l'intreccio delle vite di 4 donne, Sara, Kateryna, Livia e Mariama, che si ritrovano sull'isola, luogo in cui si applica la bioingegneria per far nascere esseri umani grazie a mamme uovo, canguro e giardiniere, ci si interroga sulla problematica gravissima dell'inquinamento e sulle complicazioni morali e legali legate alla procreazione assistita. L'autrice alla fine del racconto lascia la speranza, tramite il racconto della nascita spontanea di tartarughine, che la vita trova comunque il modo di vincere sulla morte e la desolazione. 

Barbara Florida

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La motivazione è   per la scelta coraggiosa dell’autrice nel presentare -in un diffuso e articolato scenario mondiale di catastrofi e morti infantili e nascite difettose -un tema che potrebbe diventare

di attualità, in un futuro non remotissimo, soprattutto nei paesi più industrializzati e “progrediti”: quello dell’infertilità umana. La struttura tuttavia è un po’ faticosa, soprattutto seguire i percorsi dei personaggi principali. L’autrice sembra suggerire cupi misteri intorno al Centro per la fertilità, che poi la finale catastrofe dell’isola copre. Il finale colora l’opacità del mondo rappresentato, ma la veloce fuga delle piccole testuggini verso la culla del mare significa la fine della specie umana o la salvezza dei piccoli embrioni umani nel ventre della montagna esplosa, in un grembo più ampio?

Bert.

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Il romanzo pseudo distopico vuole emulare l’opera di Margaret Atwood “Il racconto dell’ancella” con uno sfondo identico. I capitoli de “L’isola delle madri” alludono a pallidi temi socio-politici, che però si smorzano subito insabbiandosi in una realtà pseudo scientifica fatta di camici bianchi e cellette di una clinica in cui si sperimentano tecniche di inseminazione artificiale. Le relazioni tra i personaggi saranno svelate alla fine, che, con un vero botto finale, lascia il lettore attonito di fronte ad un intreccio a dir poco assurdo. Le donne del romanzo sono solo a volte tratteggiate con particolari interessanti, come il rumore delle ciabatte di Mariama, Non convince invece l’isola-montagna, centro di esperimenti degno di un romanzo sci-fi. Manca totalmente il pathos di un mondo distrutto dall’uomo che non si ribella al suo destino, non si interroga, non indaga, non lotta per cambiare la società. . Leggete piuttosto il romanzo della Atwood, citato in esergo. La “malattia del vuoto” del grembo materno affligge le pagine con coni di vuoto nel tratteggio delle relazioni e dei personaggi, nella descrizione delle problematiche che hanno causato la distruzione del mondo.

Anna Ferranti

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È un libro originale, attualissimo che mi ha subito coinvolto e trascinato in un mondo temuto, verosimilmente non troppo lontano che fa parte, ormai, di un nostro immaginario tra possibilità e realtà. Questa visione distopica (aggettivo ora sin troppo usato) non è fantascienza con gli elementi di fiction a cui siamo abituati, ma è narrazione di un futuro prossimo che investe una realtà psicologica, politica, sociale che noi avvertiamo come molto presente. I mutamenti climatici e le biotecnologie riproduttive che impegnano oggi le nostre scelte ideologiche e di vita vivono fortemente nel libro nella desolata descrizione del paesaggio di un’isola del Mediterraneo e della “malattia del vuoto” il morbo della sterilità. Da qui si dipartono le vite di quattro donne diverse per cultura e luoghi di provenienza che vanno e vengono nell’isola alla ricerca della loro identità e spinte dal desiderio di maternità potentemente descritto dalla penna colta e matura dell’autrice e soprattutto nuovo alla luce delle problematiche moderne; donne pronte a donare e ricevere in sorellanza la possibilità di essere madri. Struttura e scrittura del racconto procedono sostenuti dalla maestria di un “verismo” moderno che fa i conti con i Maestri del passato. Il bel finale di speranza compone il tutto: le tartarughine che corrono verso il mare a cercare la vita danno al lettore un piacere necessario dopo l’immersione in un futuro inesorabile e spietato.

Gabriella Vezzosi

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Questo libro non è riuscito ad avvincermi, non l’ho trovato particolarmente interessante e l’argomento post catastrofe mondiale, mi ha angustiato non poco, senza darmi in cambio uno stile di scrittura brillante ed attraente.  In certi punti era poco chiaro e superficiale.

Anna Pesaresi

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Testo impegnato, quasi da femminista militante. Cosa significa la parola Maternità nel terzo millennio? Le protagoniste del romanzo sono quattro donne molto diverse fra loro, per cultura, ceto e collocazione geografica, che vivono comunque (in un futuro molto prossimo) in ambienti squallidi per l’inquinamento e le carestie, e che alla fine si incontreranno fatalmente nell’isola delle madri (la Sicilia di Persefone , ma i luoghi sono quasi irriconoscibili), in un centro medico che è il trionfo delle biotecnologie per la riproduzione umana, già perché nel mondo avvelenato la maggior parte delle persone sono diventate sterili e la gravidanza è diventata un lavoro di gruppo tra donne (gli uomini sono solo personaggi molto secondari). L’io narrante, lo si scopre alla fine è proprio la “figlia” del gruppo di “madri”.

Giudizio complessivo: discreto, ma un po’ pesante.

Giuliana Gabet

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Che dire del libro di Cutrufelli?  un romanzo (?) che racconta di un mondo immaginario quasi apocalittico, o comunque proiettato in un possibile futuro della nostra Terra, dove l’inquinamento ha causato la sterilità sia nelle donne sia negli uomini. Direi prima di tutto che l’ho trovato un po’ noioso, la prosa non è delle più scorrevoli e infine che l’argomento non mi ha appassionato e leggerlo è stato piuttosto faticoso.

Alberto Foresta

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Le protagoniste del romanzo sono quattro donne Sara, Kateryna, Livia e Mariama molto diverse fra loro, per cultura, ceto e collocazione geografica, che vivono in un futuro mondo inquinato e che si incontrano nell’isola delle madri, in un centro medico biotecnologico per la riproduzione umana perché la maggior parte delle persone sono diventate sterili e la gravidanza è diventata un lavoro. L’ultimo capitolo è scritto dalla “figlia” del gruppo di “madri” che per il suo compleanno assiste alla nascita naturale di tartarughine che rappresentano un messaggio di speranza per questo mondo distrutto dall’uomo. La struttura del testo è complicata e rimane difficile seguire le storie dei vari personaggi. Insomma mi è stato difficile arrivare alla fine del libro.

 Mariabianca Barberis

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Libro impostato sul futuro di un mondo distrutto dagli umani, dove le protagoniste tutte femminili, fanno parte di centro medico biotecnologico su un’isola dove si occupano di riproduzione umana, in quanto in questo mondo le donne sono diventate sterili. Le protagoniste del romanzo sono quattro donne, molto diverse fra loro, che si trovano nell’isola delle madri. Difficile è seguire le storie delle protagoniste e il libro ho avuto difficoltà a finirlo.

Laura Coppo

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I gravi cambiamenti climatici ai quali la terra e gli esseri umani sono sottoposti, porteranno quasi sicuramente a dei gravi problemi e mutamenti. Questo è il tema su cui si basa il libro, che descrive un’isola immaginaria sulla quale è costruita una clinica della fertilità e della fecondazione assistita, dove si affronta il problema della sterilità, causata appunto dal grave inquinamento della terra.

Nonostante l’importanza del tema trattato, il libro non mi ha appassionato e ho trovato un po’ confuso l’avvicendamento delle varie storie delle protagoniste.

Clizia Canavese

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Il tema della narrazione è di grande attualità, un mondo che si affida alla tecnologia, che subisce le conseguenze dei cambiamenti climatici, che disconosce sempre più il rapporto umano, fa da sfondo alla storia di quattro donne di provenienza e cultura diversa che, nell’isola, cercano di realizzare il desiderio di maternità.

Il romanzo procede con una scrittura sobria ed incisiva, calando il lettore in una realtà prossima e prevedibile, in cui la solidarietà pare essere l'estremo rimedio alla catastrofe.

Maria Luisa Bertolotti

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Il romanzo è solo all'apparenza distopico perché affronta una tematica di attualità come quella del mutamento delle condizioni di vita del pianeta Terra ad opera dei suoi abitanti. Probabilmente l'angoscia che scaturisce dalla sua lettura rende il romanzo poco “gradevole”. Speriamo che non sia così terribilmente profetico come “1984” di Orwell e che l'uomo rinsavisca quanto prima. La trama basa la sua forza sulla certezza che forse proprio una vera mutazione genetica potrà migliorare il comportamento degli umani. Purtroppo manca un messaggio di speranza. Non mi pace pensare che la Terra si vendicherà domani per ciò che noi facciamo oggi, perché occorre essere più propositivi eliminando gli errori che oggi si commettono proprio a riguardo dei mutamenti. Non mi è piaciuta quell'etica poco simpatetica con il mio modo di pensare, fondata sulla relazione tra donne che scivola verso altri mutamenti genetici. Ancora una volta la Natura deve basare la sua salvezza sul tradimento della sua essenza?

Filomena Martoscia

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Il romanzo tratta un tema molto delicato, quello dell’infertilità o malattia del vuoto come viene definita nel libro, e lo fa attraverso le storie delle donne protagoniste.

Storie molto diverse tra loro ma che le portano ad incontrarsi e intrecciare le loro vite su quest’isola del mediterraneo dove sorge la casa della maternità.

Il romanzo è ben scritto, ambientato credo in un ipotetico futuro, non poi così lontano, in cui tutto si sta avvelenando: il cibo, l’aria e persino i corpi, da qui l’incapacità di riprodursi e la necessità di ricorrere alla tecnologia e affidarsi alla scienza. Come la scrittrice racconta il romanzo è ispirato da uno studio del padre proprio basato sulla correlazione tra inquinamento e problemi di infertilità, e di certo ci lascia con delle riflessioni su quanto ambiente e vita siano strettamente collegati. Personalmente mi ha lasciato anche una frase: “perché gli uomini hanno abdicato alla loro funzione di cura?”

Manu Prato

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Il romanzo appare allucinante, opprimente, asfittico. Non l’ombra di un sorriso, non il calore di uno sguardo, di un abbraccio. Tutto quello che avviene all’esterno si muove in un clima ammorbato dai veleni, mentre all’interno di una struttura creata per fronteggiare la catastrofe demografica ed ambientale già in atto si vive in una atmosfera spettrale, allucinata, anche se asettica.

Teresa Ruggiano

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Il romanzo presente una situazione a dir poco apocalittica a causa dei gravi problemi ambientali e delle soluzioni proposte. Sia la catastrofe sia il rimedio prospettati dalla scrittrice lasciano sgomenti e senza un filo di speranza.

Tommaso Santapaola

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Il torneo letterario di Robinson è un'iniziativa curata da Giorgio Dell'Arti per conto di GEDI Gruppo Editoriale S.p.A.
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