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L’ora buca di Valerio Varesi

Frassinelli

 

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Rocca Sinibalda “Quelli che amano Rocca Sinibalda”
coordinato da Mirella Letizia
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Una spruzzatina di Huxley, quanto basta per una parvenza di denuncia sociale a buon mercato, per la resistibile ascesa, pilotata da un grande fratello in salsa grillina, di un professore megaloname nelle stanze del potere. Una galoppata indefessa, logorroica e poco credibile tra luoghi comuni, vedove vaporizzate, fake news all’amatriciana, e soprattutto maschere. Una ridda di maschere vuote che vagano in maleodoranti club di scambisti. Sconsigliabile.

Piero Cinelli

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perché no

Una serie di banalità e luoghi comuni senza fine: filosofia, quanti, realtà virtuale club di scambisti, delazione, potere, denaro, misoginia, pseudo femminismo, fake news, macchina del fango, dark web, stragi di Stato e chi più ne ha più ne metta! Va anche bene, talvolta, guardare con onestà intellettuale a certe teorie complottiste, ma qui si esagera: troppo di tutto con un risultato che, più che surreale, appare sconclusionato.

Lentissimo nella prima parte, convulso nell’ultima: lo avesse scritto 6 mesi dopo ci avremmo trovato anche il Covid-19!

Livia Lazzara

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Un romanzo che nasce da una bella intuizione, l’esistenza de “L’Agenzia”, una sorta di Grande Fratello - da “1984” di George Orwell - ma modernizzato, adattato alla realtà che viviamo quotidianamente. Come l’Agenzia riesca a controllare e orientare le scelte dei cittadini nel loro insieme e dei singoli individui risulta molto realistico e allo stesso tempo originale, ma purtroppo l’autore troppo spesso prende altre direzioni ed è criticabile il modo in cui rappresenta la parte relazionale della vita, riducendola alla mera sessualità e al cameratismo maschile.

I sentimenti e i pensieri dell’io narrante sono descritti in maniera scontata, poco profonda e non si riesce quindi a provare empatia per il personaggio o per Gina, che risulta la caricatura di una donna. Risultano infine banali i riferimenti “storici”, non tanto l’attentato di Sarajevo, che ha un suo senso all’interno del racconto, quanto piuttosto quelli più vicini a noi nel tempo: il rapimento di Aldo Moro, il berlusconismo, il Movimento 5 stelle.

 Emilia Romano

 

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