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La terra dei pirla di Germano Lanzoni e Giovanna Donini
Rizzoli

 

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Enna "Amici della festa deli libro il sasso nello stagno"
coordinato da Francesca Alessandra
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Le strabilianti avventure distanziate di un inguaribile giullare, Rizzoli, Milano, 2020, 176 pp. di Luigi Di Franco. [Testo non scelto].

Il distanziamento di un racconto leggero fatto da un sopravvissuto al covid-19 del 2020 diventa l’occasione per testimoniare sia l’amore dell’autore verso la sua città, sia pure la sua ironica critica ai suoi attuali abitanti, i pirla, che coi loro limiti si fanno protagonisti di un

fragile errare avendo perso ogni fiducia nella classe dirigente e nelle istituzioni, ma in fondo anche in sé. Al vero milanese non rimane che la comicità per superare le difficoltà quotidiane del lockdown che tra gente priva di validi strumenti culturali diventano incapaci di perseguire

non solo la salute ma tutte le essenziali necessità della vita. Così attraverso il riso l’autore, che si autodefinisce giullare, vuole riportare ciascuno a riflettere sul valore della propria integrale umanità, perché solo la piena autocoscienza di ciascuno permette di superare ogni

ostacolo. Il fatto nuovo in Italia è dato dalla presenza di un’emergenza che c’era anche prima ma non toccava tutti, invece ora coinvolge tutti travolgendone il vissuto. La risata, ponendo il sé di ciascuno al centro, permette il superamento dei problemi proteggendo dalla chiusura

dell’avvitamento in essi. Solo il comico permette di scoprire la distanza tra ciò che è e ciò che appare ma i pirla di Milano sono coloro che non vedono tutto ciò. Il pirla di prima della quarantena cerca sempre la novità nella sua Milano ma non comprendendo mai nulla si ferma credendo di avere tutto e tutti sotto controllo, ma in realtà sopravvive soltanto legate alle sue soggezioni ed è proprio per questo che ama la sua città non volendo mai lasciarne le sue mura. Durante la quarantena del lockdown il pirla di turno vede solo cortili vuoti senza bimbi intenti a giocare e conversando dal balcone con l’anziano vicino di casa Giancarlo viene a sapere come prima questi cortili erano stati tutti allevamenti

di conigli, soprattutto quando in tempo di guerra si viveva di stenti, tanto che solo con l’arrivo degli americani si cominciò a mangiare davvero. Poi girando lo sguardo in un’altra prospettiva, essendo ogni appartamento come una terra di confine, il pirla vede un’altra

Milano con i progetti pacifici, la city, e le varie famiglie di amici e parenti dove ciascuno nel proprio cerchio magico è diventato un’acrobata nella soluzione di ogni tipo di problem solving. Così anche durante la quarantena i condomini si dedicano a vari tipi di festeggiamenti e ogni occasione è buona per festeggiare l’amore in modo totale, tanto che il segreto d’ogni lavoro sta nel divertirsi. Così la quarantena abitua ad un continuo rinvio delle vere attività prorogate od a dopo o a più tardi. La forzata convivenza fa scoppiare anche la coppia che si ritrova incapace di superare pure le piccole attenzioni. Prima della pandemia la vita in famiglia e con i figli si svolge all’insegna della velocità programmata e monotona. In quarantena ogni record da battere viene meno e tutto procede senza programmazione. Eppure il genitore che cerca il dialogo con figli senza imporre la propria visione ugualmente rimane solo come un pirla, perché i figli non sono abituati ad ascoltare e parlare ma solo a connettersi in digitale. Le feste non hanno bisogno di codice d’ingresso, tanto pur in apparente libertà tutti indossano la stessa divisa e senza far nulla tutti vivono solo l’ebrezza di una gioia che si stacca in automatico alla fine della sessione della chat. Sin dal dopo quarantena il tempo non cambia più mai nulla in quanto il futuro viene affidato ad automatismi meccatronici che non solo hanno automatizzato ogni sistema di produzione, ma semplificando hanno sostituito ogni tipo di comunicazione e di riflessione libera ed umana. Non c’è più bisogno di empatia, ricerca e riflessione, per avere informazioni di valore giacché bastano i numeri di riferimento per trovare parametri già predefiniti e questi senza l’antica anarchia della scelta permettono di essere riconosciuti dal sistema globale. Tanto che l’essere sopravvissuti al coronavirus ha fatto fare alle società più evolute quello che viene definito il salto quantico nella grande rivoluzione della joy adventure. Ciò che divide quelli del passato dalla nuovissima generazione dei pirla e che prima c’era l’ansia verso il futuro mentre ora si è ottimisti sempre e per tutta la vita perché tutto è una continua festa. La quarantena, però, ha fatto emergere diversi tipi di utenti: l’ipocondriaco, l’ottimista, il pessimista, il complottista, il pigro, l’igienista, l’asociale, l’erotomane. Però tutti costoro sono battuti dal pirla, quello che non conosce più regole essendo sicuro degli anticorpi che ha fatto utilizzando i parametri della scienza. Il pirla ha capito che si può tranquillamente ignorare l’attività fisica per mantenersi in forma, così come si può con gli affetti stabili superare qualunque condizione di congiunto e disgiunto in quanto gli affetti stabili offrono la garanzia di una durata senza sensi di colpa e compromessi emotivi. C’è un prima e un dopo nella quarantena anche per i sogni e i colleghi di lavoro. Prima non si sognava ora è un continuo sogno, così come prima i colleghi stressavano sempre, mentre ora si ha sempre voglia di rivederli. Comicità, arrivismo, servilismo, ecologismo hanno avuto come una mutazione e dopo la quarantena sono visti con sguardi diversi perché ora sono il mezzo per evadere dalle forzate chiusure negli appartamenti e nelle città. Dopo la quarantena tutto

pare lecito perché non si aspetta più nulla dal potere, dalla scienza e dalla stessa natura, infatti occorre solo sfruttare le opportunità per avere futuro. Così il vero pirla nella terra del dopo pandemia è colui che resta legato al passato che occorre scoprire con grande sforzo,

mentre lui è convinto che la massima resa è sempre frutto di un minimo sforzo. Rifiutare le regole e restare egocentricamente nel proprio mondo permette al pirla di evitare il rifiuto del mondo verso di lui ed in tal modo la maschera di ogni distanziamento ne ha fatto proliferare

ampiamente il numero. Anche l’assenza d’amore ha creato un vuoto che ne fa sentire la mancanza in ogni campo, basti considerare l

o sguardo dei tifosi pronto all’estasi verso i propri calciatori, il rito con gli amici, il coro con la curva, l’indossare la cravatta del club di appartenenza. Non a caso tanti italiani hanno scoperto di essere in una emergenza generale solo per la chiusura del campionato di calcio. Per i pirla tifosi il calcio è tutto nella vita e ciò perché non è un atto razionale ma irrazionale, così nel mondo sognante del post-quarantena il calcio li fa sentire ancora vivi. Se dopo le prime settimane di lockdown tutte le informazioni, non solo gli striscioni ma anche le comunicazioni, sono state contraddittorie e relativizzanti, ciascuno ha cominciato a perdere le proprie identità e i pirla sono diventati i protagonisti centrali dei vari

aspetti della saga sociale. Loro ed anche altri animali sono entrati nelle città e dopo aver occupato tutti gli spazi hanno cominciato a vivere come se il tempo di una lunga storia umana non fosse mai stato. Così, poiché nulla accade per caso, è possibile che con quarantena e distanziamento un’antica preistorica vicenda tenti di condurre non al futuro ma ad un più antico passato. Pertanto se la terra dei pirla non ha mai confini occorre che ciascuno ne delimiti con l’uso della ragione ogni sua invadente influenza così da poter continuare a vivere davvero come uomini.

Luigi Di Franco

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Il sonno del lockdown genera pirla. La situazione nuova e inaspettata ha messo tutti alle corde. Però poi sta ai pirla provare a rompere le proprie abitudini e trovare soluzioni e diversivi in grado di generare novità reale, oppure restare bloccato (e pirla) nel ricircolo di battute, commenti, situazioni ambigue, doppi sensi e luoghi comuni. “La Terra dei Pirla” somiglia ad una tesi compilativa finita male: la summa di ciò che si conosce su una determinata materia, formata da citazioni esplicite e implicite da manuali, a cui però spesso manca la rielaborazione personale. Germano Lanzoni ci dice quello che tutti, chi più chi meno, hanno visto e vissuto negli ultimi mesi. Lo fa pensando di essere divertente e in alcuni casi arguto, in altri casi un individuo semplice e senza pretese. La lettura scorre più veloce del libro: la classica esperienza da ripasso prima di un’interrogazione, quando in fretta si sorvolano con lo sguardo i contenuti di un testo già letto e studiato in precedenza. In questo caso si tratta invece di un libro già letto, prima ancora di essere scritto.

Mario Margani

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 “ Ho capito che avrei dovuto coltivare un’arma di difesa che non fosse fisica, ma altrettanto efficace. In quel momento ho scelto l’ironia.” - scrive l’autore. E l’ironia l’ha scelta anche nel racconto. Le parole si susseguono l’una dopo l’altra e riescono a strappare un sorriso, grazie alla rappresentazione di scene quasi comiche. Il racconto della vita prima della quarantena e durante la quarantena risultano “normali”, nell’accezione di consueto, ordinario: tutti possiamo rivederci nei racconti, tutti abbiamo cambiato abitudini durante la quarantena, e tutti abbiamo goduto diversamente delle persone con cui viviamo, in una convivenza che ha messo a dura prova ogni rapporto umano. Iniziando la lettura di questo racconto di un estraneo, ben presto ci si immedesima e si ripensa a come era la nostra vita prima del virus, e come è stata la nostra vita nei lockdown chiusi a casa. Si entra in sintonia con il narratore ma senza, per questo, perdonare tutto a quest’uomo che con il suo “o sabato o domenica ” prima, e “ o dopo o più tardi ” durante la quarantena, risulta alquanto irresoluto.

Giulia Monica

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Tra il serio e il faceto Lanzoni ci fa riflettere in un libro comico, ironico, arguto in cui ci racconta dell'uomo: le sue manie, le sue imperfezioni e i suoi limiti. E le relazioni con i suoi simili e con il mondo che lo circonda, prima e durante la pandemia e il lockdown.
Certamente in questo libro si sorride e ci si diverte ma nello stesso tempo ci si interroga e con un pizzico di amarezza si scopre che forse gli uomini non cambieranno mai, nemmeno per il covid.

Claudia Spagnolo

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La terra dei pirla: un’occasione persa. L’intenzione, sicuramente buona, di fare ironia e trattare con leggerezza spiritosa un argomento estremamente pesante, si è, secondo me, volatilizzata in un nulla di fatto. La leggerezza è evaporata e quello che rimanere è un testo (non ho cuore di chiamarlo libro) assolutamente inconsistente.

Francesca Alessandra

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Autore intelligente ironico e leggero. Ha colto tutti gli aspetti della quarantena, sottolineandone le varie sfaccettature e i vari modi di reagire. Ha anche parlato del suo privato, della sua famiglia, facendo un paragone tra la sua vita frenetica prima della pandemia e dopo, con tutte le difficoltà quotidiane, consigliando di vivere con più leggerezza ma senza superficialità .Con la lettera del procione ha evidenziato anche il lato legato al mondo animale che si è riappropriato dei sui spazi.

Piera Anna Rizzo

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I quasi due anni che hanno investito l’umanità, a carattere locale e globale, hanno lasciato cicatrici che si cerca di esorcizzare con sguardo ironico e un immancabile confronto tra un prima e un dopo. Se il proprio modo di vivere, fatto di relazioni strette, non per forza di carattere positivo, ci vengono anche negate, pure nella possibilità di prendercela con il vicino o il collega dell’hub open space, allora vale la pena di fermarsi a chiedersi che cosa siamo diventati. È questa panoramica che ci offre Lanzoni, in una “autopatografia” soprattutto sociale, dove ai tradizionali Ciod, Pirla e Barzot, ai racconti del vecchio condomino memoria storica del quartiere e alle funamboliche dinamiche familiari si sovrappongono le nuove isterie pandemiche

e i riti social a cui è peccato mortale sottrarsi. Lo spazio è inevitabilmente quello però della battuta su whatsapp e il respiro quello di un meme che indirizzi all’amico mentre attendi che si configuri l’ultimo report da discutere in una delle tante call di lavoro. Ci aiuta a sentirci meno soli, ma non per forza migliori.

Elisa Russello

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Ho votato questo testo anche se non credo che l’autore abbia ben raccolto la sfida posta dal suo editor: scrivere un testo leggero, non banale, ironico, con slanci che vanno oltre il comico, su quello che tutti noi abbiamo vissuto in questo ultimo anno e mezzo. Perché il ragionamento da pirla pervade tutte le pagine e non resta che apprezzare solo il tentativo di “osservare la realtà e cercare il lato comico” anche se a volte un po’ scontato e prevedibile.

Fenisia Mirabella

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Lettura piacevole e senza pretese. Racconto ironico, ma non troppo, di uno spaccato di quotidianità in cui tutti possiamo, a tratti, riconoscerci ...con non troppa nostalgia ma che, anzi, forse vorremmo proprio resettare dalla memoria.

Sabrina Ferrarello

 

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Roncade "Le kamikaze"
coordinato da Elena Bassetto
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Difficile da definire, questo libro non è un romanzo, non è esattamente un pamphlet e nemmeno un diario e mi ha lasciata un po' così, perplessa. Il racconto autobiografico del lockdown come vissuto dall'autore non mi ha particolarmente convinto né coinvolto ma forse perché la mia esperienza è stata molto diversa (abito in campagna e come farmacista ho lavorato sempre in presenza) e probabilmente la versione e-book  penalizza le comunque belle illustrazioni.

Elena Bassetto

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La storia è narrata da un appartamento milanese durante il lockdown dovuto al coronavirus, l'organizzazione di una famiglia (che poi è l'esempio di ciò che è accaduto a gran parte delle famiglie) è messa in discussione tra smartworking e dad.
Purtropo ho trovato questa lettura più banale che leggera e divertente. Mi è sembrato un mix di post recuperati da facebook e messi per iscritto in un unico volume.
Probabilmente questo racconto potrà essere ritenuto interessante dalle generazioni future (tra 20 anni per dire) che vorranno capire di più della vita in lockdown; ecco, in questo caso ne promuoverei la lettura.
Scrittura semplice, lineare, ma non ho apprezzato particolarmente il linguaggio "colorato" in alcuni passaggi.

Valeria Cicatiello

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Il libro è una sorta di raccolta semiseria di riflessioni sul lockdown che l’autore (attore teatrale, comico, youtuber, creatore del Milanese Imbruttito) snocciola in maniera disordinata e un po’ sconclusionata; si va dal racconto della nuova quotidianità in cui condividere H24 con moglie e figlie lo spazio ristretto di un appartamento cittadino, all’intervista fatta ad un sopravvissuto alla pandemia (lo stesso Lanzoni?) che disegna un futuro alquanto inquietante, a episodi di vita pre-pandemia buttati là a casaccio ..... più che empatia per la situazione condivisa, questo libro mi ha lasciato molta confusione.

Lorena Barbirato

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Forse perché l’ironia sulla pandemia non cattura la mia attenzione, forse perché di per sé si tratta di un argomento che non ho ancora metabolizzato, forse perché non mi hanno entusiasmato il linguaggio e la narrazione per contrapposizione (il collega di lavoro, la scuola, l’aperitivo prima e durante la pandemia), ammetto di aver faticato ad arrivare all’ultima pagina. Ma l’ho fatto, convinta che un libro possa sempre serbare qualche sorpresa positiva.  Non in questo caso.

Elisa Viaro

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La terra dei Pirla, libro senza trama, noioso, insulso, in più pieno di gergo triviale, è difficile improvvisarsi scrittore, meglio lasciar perdere.

Chiara Anglesio

 

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Chiesa in Valmalenco “Leggere a 1000 slm”
coordinato da Maria Grazia Carrara
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Libro umoristico che ironizza su l’anno trascorso, durante la pandemia e il lockdown. Leggero ma non banale, rivela il lato privato e intimo dell’autore che ha trovato del comico anche nel vivere quotidiano, in uno spazio famigliare limitato a 75 metri da spartirsi con moglie e figlie. LA TERRA DEI PIRLA è Milano con il suo milanese imbruttito, con i suoi personaggi buffi, fragili ma nel contempo molto umani. Molte le frasi che fanno ridere ma anche riflettere, come: “…… ho capito che la ricrescita che interessa di più agli italiani è la ricrescita dei capelli.”

Oppure più avanti quando individua i consumi particolari di ogni Paese del mondo, durante la pandemia e dice: “Ho capito che tutti nel mondo si sono fatti prendere dal panico e hanno assaltato i supermercati: gli inglesi per la carta igienica, i francesi per baguette e brioches, i tedeschi per le pile, gli svedesi per le brugole, gli americani per le armi, noi italiani per pasta, lievito, farina e gli olandesi cannabis, secondo voi chi ha dormito meglio?

 Marusca Cabello

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La lettura de “La terra dei pirla” di Germano Lanzoni, resoconto del primo lockdown, non riserva sorprese. È esattamente come ce lo si aspetta: esperienze personali e problemi familiari esposti in chiave “imbruttita”, qualche frecciata politica senza impegno (vedi Trump e le iniezioni di disinfettante) in un sottofondo “amarcord” vecchia Milano. È il lavoro del comico di cabaret, prendere il quotidiano, anche quando doloroso e difficile e condirlo di ironia. Se poi la materia prima, come in questo caso, parte da situazioni vissute dalla collettività (aperitivo via “Zoom”, “smartworking” perenne, serate ad attendere il discorso di Conte), è facile per il lettore traslare la risata alla propria esperienza personale. Dalla scena alla carta stampata si perde parte del brio e della spontaneità che caratterizza le interpretazioni di G. Lanzoni. Il libro resta comunque una lettura leggera e divertente, senza impegno. Un consiglio: leggetelo come un “giargiana”.

Roberta Gianone

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Che dire? Era da anni che non mi facevo delle risate così! E devo ringraziare Robinson di Repubblica che, “obbligandomi” a leggere e recensire romanzi (che non avrei mai acquistato), mi ha fatto conoscere questo libro che mai avrei letto anche solo per il titolo (che non è nelle mie corde).

Demenziale? Si certamente ma al contempo geniale. Narrare questo 2020 appena trascorso tra covid, lockdown, smart-working, congiunti e non è stato un vero colpo da maestro: tutto coincide in modo esilarante e per noi “lumbard” ancora di più.

Sembra di leggere un copione per Zelig farcito con battute acute alla Woody Allen: insomma un libro leggero da leggere!

Post-it:

“Se Dio ci avesse voluto nel mare sette giorni su sette ci avrebbe donato le branchie. (…) L’acqua non è proprio il mio elemento. Se devo scegliere un liquido scelgo il prosecco”.

Maria Grazia Carrara

 

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Farra di Soligo “Quelli di LLC”
coordinato da Annalisa Tomadini
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Difficile definirlo in qualsiasi modo... pare un raccontino scritto da mio figlio come compito delle vacanze delle medie... è una specie di miscellanea di riflessioni, siparietti, situazioni, flashback scatenati dalla pandemia, nel primo lockdown del 2020. Sembra il cazzeggio tra amici messo su carta, solo che se siedi intorno ad un tavolo è estremamente divertente, se lo leggi è solo triste ed un pochino patetico.

Alcuni brani strappano qualche risata se letti con la voce del milanese imbruttito, la parte della periferia milanese dei tempi che furono (coi giochi in cortile e le rivalità coi vicini) mi ha ricordato quando ero bambina, alcune frasi su Milano sono dettate da vero amore... ma è davvero troppo poco per definirlo romanzo o letteratura.

Mi rendo conto di essere parziale perché è il milanese imbruttito e la voce del mio Milan, quindi non riesco ad essere feroce come dovrei e come il libro meriterebbe... non c'è la faccio ad infierire, sarebbe come sparare sulla croce rossa

Arianna Bressan

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Lanzoni è la voce del Milanese Imbruttito ma di quei meme che tutti ormai abbiamo conosciuto, e in qualche misura anche apprezzato (almeno io), non ha né la pungente ironia né la puntuale caratterizzazione.

Il pregio è che si presenta per quello che è, un racconto che gli hanno commissionato (Perché non scrivi qualcosa sulla pandemia?), leggero, superficiale, a tratti anche mediamente divertente.

Per il resto, onestamente mi aspettavo qualcosa che facesse un pochino più ridere, un’ironia più intelligente, invece tocca temi scontati (calcio, aperitivo, lievito, spesa, convivenza, famiglia) con quel tono goliardico e forzatamente irriverente che mi ha fatto chiedere come mai abbia dovuto scriverne 170 pagine. Non era meglio limitarsi al Milanese Imbruttito? (I soldi, lo so, I soldi…).

Carlotta Maria Paschetto

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"La terra dei pirla - Le strabilianti avventure distanziate di un inguaribile giullare", scritto da Germano Lanzoni, con la collaborazione di Giovanna Donini, è la raccolta di una serie di pezzi con il filo comune della milanesità. Ci sono le narrazioni da segregazione da Covid, il diario di un procione, le divagazioni su Milano e i milanesi. Il risultato è una serie di quadretti che inducono al sorriso, innocui, ma apprezzabili, almeno come potenziali monologhi umoristici da rivitalizzare dalla bravura di un buon attore brillante, magari portato a dare efficacia comica a inflessioni da dialetto lombardo. Basta questo per fare un libro? Se qualcuno ci trova un po' di conforto e di frammenti di allegria, può bastare, naturalmente.

Giuseppe Bruno

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Il torneo letterario di Robinson è un'iniziativa curata da Giorgio Dell'Arti per conto di GEDI Gruppo Editoriale S.p.A.
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