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Le conseguenze di Stefania Prandi
settenove

 

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson

di Fermo “Villa Vitali”

coordinato da Cinzia Centanni

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Le testimonianze raccolte sono puntuali e toccanti, lo stile è scorrevole. Non nascondo che le tristi vicende della cronaca attuale sono state importanti nella scelta del libro da preferire.

Paolo Antolini

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Lainate “Odi et Amo”
coordinato da Bruna Tagliabue
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I familiari delle vittime di femminicidio, attraverso i loro racconti, cercano di portare all’attenzione del lettore il proprio dolore, le difficoltà del vivere il dopo, denunciano la mancanza di attenzione da parte delle istituzioni e le battaglie che sono costretti a combattere per ottenere giustizia.

Libro interessante, scritto senza retorica e arricchito da dati statici relativi ai drammi trattati.

Enrica Valzi

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Vigevano “Circolo Bibliosofia”
coordinato da Raffaella Barbero
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Le notizie, le informazioni i racconti sulla violenza di genere non bastano mai. Non saranno mai sufficienti fino a quando non cambieranno finalmente le situazioni e quindi diventeranno inutili, ora non lo sono. Bene un libro come quello della Prandi da leggere tutto d’un fiato perché seppur pregno di dolore è scritto da una penna capace e leggera.

Simone Satta

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Bologna 7 “103”
coordinato da Stefania Bassi
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Il tema è sicuramente attuale ed è importante l’operazione di sensibilizzazione che la scrittrice fa

effettuando questo reportage sulla vita di chi resta. Considerandolo un reportage penso che poteva essere pubblicato su un giornale o messo in rete, ma un libro no.

Mara Boschi

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Un tema importante e una visione differente rispetto a quanto si legge o sente normalmente. Viviamo in una realtà dove l’unico ad avere la voce nella norma è l’assassino, banalmente per il fatto che è l’unico a poter ancora parlare perché vivo, e alquanto raramente a parlare sono magari testimonianze dirette di quella che sarà la vittima, ma le conseguenze del gesto su chi rimane ed è incolpevole non si raccontano mai. È quindi interessante questo sguardo oltre la spaccatura esistenziale di un gesto criminale come questo.

Stefania Bassi

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Grandi lettori
di Robinson
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L’autrice ricostruisce le vicende di cronaca che hanno avuto come protagoniste madri, figlie, sorelle, mogli attraverso gli occhi ed i sentimenti dei cari che le hanno conosciute, intervallando il racconto con approfondimenti sul femminicidio in Italia. Molto toccanti le pagine relative alle lettere indirizzate direttamente alla persona scomparsa, come se attraverso il libro, chi è sopravvissuto potesse comunicare un pensiero, una preghiera o un rimpianto a colei non c’è più, perché privata della vita in modo violento.

Nicoletta Basile

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Ho scelto questo libro perché è un libro che doveva essere scritto. Il dolore di chi resta dopo un femminicidio, o, con dizione internazionale, un femminicidio, doveva trovare un megafono che lo portasse all’attenzione di tutti i cittadini, morbosamente curiosi, al limite del voyeurismo, quando la notizia dell’ennesima uccisione di una donna o dei figli è un’ultim’ora, pronti a dare la colpa alla vittima e a giustificare l’assassino, e frettolosamente dimentichi di chi resta e delle sue sofferenze. È un libro che mi ha commossa, specie le lettere delle madri, tanto è tangibile il dolore e la rabbia raccontata dalle vittime secondarie. E spero che venga letto da tanti, specie giovani, perché è fondamentale costruire una sensibilità che è evidente manca nella società attuale.

Rosangela Usai

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Stefania Prandi ha realizzato un’inchiesta giornalistica sui femminicidi in Italia, adottando il punto di vista dei familiari della vittima. Ha condotto interviste e raccolto alcune lettere dei cari alle scomparse, sostenendo la narrazione con il riepilogo degli eventi di cronaca. L’inchiesta procede per capitoli, ciascuno dedicato a una vittima o a una tipologia di femminicidio di cui sono state vittime più donne. Le testimonianze emotive di madri, padri, figli e cari tutti si mescolano a statistiche che permettono al lettore di sussumere un contesto italiano di cui i singoli sono casi e non eccezioni. Prandi, con la sua scrittura puntuale, realizza un’utile opera di informazione, scevra da moralismi e manierismi di stile; dimostra, inoltre, un’attenzione al dettaglio e sottende una profonda conoscenza delle questioni di genere.

Claudia Granaldi

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Le conseguenze: ci sono dei libri che diventano necessari in determinati momenti storici. Le conseguenze è uno di questi. è un tempo, il nostro, in cui i fatti di cronaca nera scatenano un’incredibile morbosità: le colonne dei quotidiani diventano un setaccio attraverso il quale vengono passati in rassegna brandelli di vita quotidiana, immagini di casette comuni, panorami che cambiano. Ma la piaga del femminicidio va ben oltre la mera cronaca: è un buco nero che inghiotte storie di famiglie, vite semplici, sorrisi, sogni. “Le conseguenze” ci offre quel punto di vista che la cronaca stenta a darci: dopo la morte di madri, figlie, mogli, chi uccide continua a dar voce alla propria verità, mentre la vittima è relegata ad essere solo un nome (neppure un cognome!) su un titolo di giornale. L’autrice invece straccia il velo dell’ipocrisia e continua a dare voce a quelle donne che l’hanno persa, al loro ricordo, al dolore di chi è rimasto a combattere la battaglia del riconoscimento del femminicidio come un’emergenza sociale.

Chiara Curia

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La vita della consapevolezza procede a strati, a volte è una questione di inclinazione personale, altre di sopravvivenza psico-fisica. Molto più semplicemente: a certe cose è meglio non pensarci spesso, ma questa non è una ragione sufficiente per non farlo. Questo è un libro doloroso, di quelli che non si ha voglia di leggere ma che poi si è grati che il destino ci abbia messo in qualche modo sulla strada. Le cose non cambiano da sole, e possiamo girarci intorno quanto vogliamo (o riusciamo), ma il femminicidio è uno sconvolgente problema sociale del nostro tempo, le cui conseguenze insidiano come liquido velenoso ogni spazio libero che trovano, e non solo della vita di chi subisce una violenza, ma anche di chi la ignora.

Francesca Castioni

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Le Conseguenze. I femminicidi e lo sguardo di chi resta, Stefania Prandi

Un reportage, in primis. Ricerca attenta e sentita. Un’analisi non poi così fredda, perché passa proprio attraverso gli occhi di quelli che restano, quelli per cui il trauma si è fatto seconda pelle. E il dettaglio più interessante di tale analisi forse sta proprio lì, nell’ampio ventaglio di analisi di “reazione” che colpisce chi a tale ferita è costretto a sopravvivere. L’autrice si fa mezzo, trasparente, il libro diventa strumento di sensibilizzazione ma soprattutto di educazione, dettaglio non superfluo.

-Nel mio sentire più personale possibile, su tale tema, per dare più completezza all’opera in sé ma anche a quel tentativo di educare e ri-educare, sarebbe importante un’analisi più approfondita del fenomeno di comunicazione tossica dei media, e interessante una finestra di studio dal punto di vista sociologico e psicologico di quelli che invece sono i carnefici. –

Matilde Scalco

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Il testo di Prandi vince perché tocca con personalità il doloroso tema del femminicidio da una interessante angolazione: la memoria di chi resta. Conquista perché l’autrice riesce nel compito non semplice di portare nel suo dialogo con le persone ferite da queste tragiche scomparse il lettore, evidenziando la forza della dignità che rimane lì davanti alle emozioni dei lettori come testimone di una memoria che si fa continuamente dolorosa lacrima. Incalzante e con uno stile vincente dal punto di vista narrativo, evidenzia in ogni parola il lavoro di ricerca che l’autrice ha fatto per portare in evidenza la violenza sulle donne scomparse e sulla loro dignità calpestata da uomini non umani. Testo che merita di essere ben conosciuto, da far leggere soprattutto ai giovani.

Giovanni Francesco Piccinno

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“Le Conseguenze. I femminicidi e lo sguardo di chi resta” racchiude tra le sue pagine eventi che hanno segnato e sconvolto la vita di intere famiglie, che hanno segnato, condizionato e continuano a condizionare le loro vite. Si tratta di eventi tragici, che nessuno pensa possa mai accadere a loro, ma da cui, seppur con tante difficoltà si può rinascere, con forza e coraggio: il coraggio di portare avanti le voci inascoltate di tanti giovani donne che hanno perso la vita per mano di colore che credevano le amassero e la forza di continuare a vivere per chi resta, nonostante il “dolore nel cuore e il sorriso sulle labbra”.

Il libro racconta, con dignità e umanità, attraverso le storie di chi lo ha vissuto, cos’è il femminicidio o femicidio, come viene affrontato a livello personale e sociale; sì perché la violenza, verbale, fisica e psicologica, non agisce solo nel privato, ma disgrega il tessuto sociale e genera stereotipi e pregiudizi da cui è difficile prendere le distanze. “L’assenza/presenza discontinua e scostante” dello Stato e delle autorità competenti generano un senso di insicurezza, solitudine e una scarsa fiducia nella giustizia.

Stefania Prandi, con un linguaggio semplice e cordiale, racconta il male che affligge il nostro tempo, la fotografia di una società ancora troppo legata a retaggi passati e maschilisti e poco attenta al capire che “l’amore vero non uccide”.

Marianna Stati

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Con questo libro si accende una luce su una parte della storia, delle storie, che accade vengano lasciate nell’ombra, soccombenti alla cronaca, focalizzata sulla narrazione del fatto e sulle sue cause, per rispondere a quel bisogno inconscio che abbiamo di trovare “un senso” alle azioni più efferate, per poterle collocare lontano, molto lontano da noi. E le conseguenze escono dall’occhio di bue, una lunga scia innescata dalla violenza, che di fatto non fa mai una sola vittima. Mi ha molto commossa la forza di queste madri e padri, nonne e nonni, sorelle e fratelli, figli e figlie e la loro capacità di esporsi, raccontare, testimoniare, anche quando in forma anonima; episodi che fa sicuramente male rievocare, ma che fanno acquistare al loro dolore una valenza sociale e fa comprendere quanto ascolto dobbiamo al loro coraggio.

Claudia Bernini

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Le conseguenze di Stefania Prandi non è un vero e proprio romanzo, è più un reportage in forma di dialogo nel quale le persone intervistate, quali reduci sopravvissuti ma al tempo stesso essi stessi vittime, lasciano trasparire il dolore e condividono con il lettore le difficoltà, la solitudine, la paura, il vuoto, i rimorsi, l’impotenza di chi ora vive senza figlia, madre, sorella, amica perché vittime di femminicidio. Un libro/denuncia scritto usando le parole semplici, essenziali di chi da anni chiede alle istituzioni attenzione, risposte. Ogni lettore dovrà in qualche modo riconoscersi/ritrovarsi fra le righe.

Loredana Zugno

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Portogruaro “Mamaluco”
coordinato da Luisa Perosa

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Il libro, nella sua tragica attualità, descrive la sorte toccata oltre che alle vittime, alle loro famiglie. Ne descrive con pacata partecipazione il dolore, le difficoltà relazionali ed economiche successive ai delitti ed il rapporto spesso non risolto con i meccanismi della giustizia. Lo stile immediato e chiaro senza essere distaccato riesce, se ancora ce ne fosse bisogno, a suscitare forte solidarietà e contribuisce a sottolineare l’urgenza di strategie di sensibilizzazione per un cambiamento culturale che promuova il rispetto e l’uguaglianza di genere.

Marina Caruso

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Stefania Prandi ha raccolto nell’arco di tre anni svariate testimonianze dei famigliari delle vittime di femminicidio e, attraverso la loro viva voce, racconta l’immenso senso di solitudine in cui vivono e quello che succede dopo, nelle aule di tribunale e quando si torna a casa, mettendo in rilievo le mancanze del sistema giudiziario e il fallimento delle istituzioni nell’affrontare il problema. Colpisce la grande dignità di queste persone e il loro coraggio. La loro forza non si è mai affievolita nonostante il passare del tempo e, di fronte all’inerzia del sistema, hanno trasformato, con il loro attivismo, la dimensione privata in un problema che riguarda tutta la società. Notevole il profondo rispetto e la giusta distanza che riesce a mantenere la cronista, che con una scrittura scarna, ma molto densa, ricca di informazioni, ci offre una fotografia indelebile, destinata a durare nel tempo, di queste tragedie. Fotografia che però rischia di confondersi nel mare delle altre innumerevoli pubblicazioni, edite nel frattempo.

Concetta Trifiletti

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Libro bellissimo e terribile che finalmente affronta senza giri di parole la realtà del cosiddetto femminicidio, una specie di delitto relegato perlopiù alle patologie individuali se non ai meccanismi residui delle società patriarcali ancora presenti nelle nostre comunità. L’autrice sottolinea opportunamente la tragedia permanente di chi ha vissuto un simile evento come familiare e i comportamenti ignobili dei giudici e quindi dei legislatori, anche delle forze di polizia o di assistenza sanitaria e sociale che partecipano in maniera colpevolmente passiva alle dinamiche di queste tragedie. Serve una svolta, serve un dibattito e un movimento. Quindi c’è da essere assai pessimisti in un paese moralmente intorpidito come l’Italia di questi tempi.

Luciana Stefanutto

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Libro asciutto, incisivo. Che colpisce – mi sembra il caso di usare questo verbo - per il dolore in ogni storia raccontata. Per la solitudine umana, che spesso tocca la disperazione, delle famiglie che vengono toccate dalla violenza a una loro parente. Una prospettiva nuova nell’affrontare un argomento tragico presente nei media nell’immediatezza dei fatti e subito dopo troppo presto allontanato dall’attenzione generale.

Giulio Negretto

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 Questo agile libretto ha già nella prefazione di Chiara Cretella (“la violenza agisce come disgregatore di un tessuto non solo privato ma sociale, lacerando le comunità.”) e nella postfazione di Patrizia Romito (“questo libro prezioso ci confronta con il dolore atroce e con l’immensa ingiustizia che vivono i familiari delle donne uccise.”) due forti sottolineature della novità dell’oggetto trattato. Non sono solo racconti noir, ricostruzioni di patologie individuali e di tristi o disgraziati ambienti familiari pressoché destinati alla tragedia. Si tratta di storie lunghe, che si sviluppano sempre nel tempo e sotto l’indifferenza, la reticenza o addirittura la calcolata deformazione dei ruoli e delle responsabilità. Ne emerge la grave inadeguatezza dell’etica di un paese, delle sue istituzioni, delle sue leggi. In Italia non si cambia niente se non si affronta anche questa patologia trasversale acuta.

Adriano Zanon

 

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Grandi lettori
di Robinson
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Le conseguenze affronta uno dei principali problemi esistenti in Italia sotto uno sguardo diverso, non di pietà né di mero racconto dei fatti di cronaca. Ti fa capire che c’è tanto da lavorare e da impegnarsi per rendere giustizia a chi non ce l’ha, per fornire dei supporti psicologici e aiuto

Ho preferito le conseguenze perché più semplice, diretto e attuale. Può avere una funzione utile nel far conoscere le voci di chi resta dopo un femminicidio, cosa troppo spesso trascurata, e stimolare un lavoro di sostegno.

Margherita Ferrenti

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Per quanto riguarda Le conseguenze ho poco da dire purtroppo. Oltre ad unirmi al dolore di chi resta; come si legge anche nel testo, ritengo che il modo più efficace per educare, sensibilizzare o condividere sia incontrare le persone per passare, almeno, attraverso gli occhi. Le testimonianze scritte mi sembra sempre che tolgano qualcosa ai drammi che chiedono e meritano di essere ascoltati, queste in particolare.

Irene Pompeo

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L’ho letto tutto d’un fiato e ho trovato che sia una lettura che arriva dritta al punto. Il libro di Stefania Prandi è potentissimo e apre una finestra sul dolore di chi resta dopo un femminicidio e lo fa con grazia, tanto cuore e mantenendo intatta la dignità delle persone che hanno avuto la forza e il coraggio di raccontare le storie delle loro figlie, sorelle, madri uccise solo perché donne, considerate di proprietà dei maschi che dicevano di amarle. Nessuna spettacolarizzazione del dolore, solo una bellissima riflessione sulle radici culturali del femminicidio e sull’attualità del tema (ahimè ormai quasi quotidiano nella cronaca). Leggetelo, regalatelo a tutti i maschi che conoscete, invitatela a parlarne in tv, in radio, nelle librerie, nelle università, sui giornali.

Valentina Carlucci

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Le conseguenze. I femminicidi e lo sguardo di chi resta di Stefania Prandi è un libro necessario che, facendosi portavoce del racconto dei famigliari di donne, ragazze e bambine brutalmente uccise per mano di uomini, getta i riflettori su quello che la violenza di genere lascia in eredità a chi resta. Dalle testimonianze raccolte, a emergere non è solo il dolore ma anche dati e informazioni utili a ripensare al femminicidio come a un fenomeno globale. Il reportage di Prandi inquadra il problema della violenza sulle donne non come un fatto privato ma come una questione culturale e politica.

Elisabetta Severino

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Una cronaca del dolore di chi resta. Il femminicidio come lutto collettivo che accomuna le realtà più disparate.

Una denuncia postuma alla cecità delle istituzioni italiane di fronte al preannunciarsi della tragedia ed un interrogativo che rimane sospeso, sul perché chi muore venga spesso considerata responsabile dell’accaduto da una società che tende codardamente a non schierarsi, dimostrandosi ostile nei confronti delle famiglie delle vittime, ramificando così le conseguenze di un singolo atto d’orrore.

Noemi Tudisco

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Un libro di grande drammaticità, un argomento che dovrebbe essere al centro del dibattito della nostra comunità.

Una ridda di episodi violenti riportati dall’autrice come un ‘inchiesta.

Estremamente utile da leggere tra le fasce più giovani; sia per le ragazze che per i ragazzi.

Una lettura che dovrebbe essere da monito per riconoscere quando l’amore si trasforma in qualcosa di diverso fino a sfociare in forme di repressione della persona ed alle più tragiche conseguenze.

Filippo Facchetti

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Un libro che racconta i femminicidi dal lato di chi resta, dal lato di chi sopravvive alla tragedia. Il termine sopravvivenza non è scelto a caso perché chi fa i conti con l’uccisione di un proprio caro sopravvive, non vive.

Spesso le storie riguardanti le uccisioni di donne si limitano alla cronaca degli eventi, lasciando in ombra tutto il resto. L’autrice ci guida proprio in quest’ombra, fa luce sulle storie delle famiglie che vivono questo immenso dolore e che si trovano a lottare per i propri diritti. Un libro che fa riflettere e che ci spinge ad andare oltre al racconto giornalistico, ad umanizzare i resoconti che ascoltiamo quotidianamente nei notiziari e a ricordare da un lato chi non c’è più e dall’altro a dare voce a chi resta.

Silvia Mastria

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È un libro doloroso ma necessario. Nello scontro quotidiano tra oppressi oppressori, tra vittime e carnefici, l’uomo tende ad essere giustificato, compreso e accudito; a differenza della donna che viene colpevolizzata e processata nonostante non abbia più vita. Femmina uguale a carne da macello, ed è qui che l’autrice interviene. Scava e porta in superficie la repressione e quelle radici che ancorate saldamente alla terra continuano a produrre frutti marci. La voce di chi resta diventa così frutto pronto a produrre semi di consapevolezza seppure intriso di dolore.

Maria Macera

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Un libro che ti lascia con un senso di vuoto nello stomaco. La scrittura è semplice e scorrevole e forse proprio per questo arriva dritto come un treno a travolgere e sconvolgere il lettore. Il tema è uno dei più discussi (e paradossalmente allo stesso tempo ancora poco conosciuto) degli ultimi anni. Il punto di vista è diverso: parla dei sopravvissuti, di chi può ancora raccontare che dopo un femminicidio non finiscono l’angoscia e la paura. Bello da far male.

Nicoletta (Nica) Bavaro

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I femminicidi e lo sguardo di chi resta” è un saggio che parla e approfondisce ciò che distrattamente l’italiano medio sente quasi ogni giorno al telegiornale. Il punto di vista regalato da Prandi per me è nuovo e straziante. Dando voce alle madri, i padri, ai figli rimasti orfani dopo il femminicidio, il libro assume un carattere struggente, tristissimo ma necessario. Non credo dimenticherò mai le storie delle donne raccontate da Prandi e, sicuramente, adotterò un approccio diverso nei confronti di un argomento di cui prima conoscevo solo qualche nome e niente di più.

Annastella Versace 

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"Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Marostica "Insieme per leggere"
coordinato da Liliana Contin
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Un libro interessante che raccoglie le testimonianze dei sopravvissuti ai femminicidi: madri, padri, sorelle, fratelli, figli e figlie. I loro racconti sono terribili, come le loro esistenze stravolte per sempre, alcuni di loro riescono a trovare uno scopo di vita scrivendo libri, creando associazioni o raccogliendo fondi per aiutare persone che stanno affrontando la stessa tragedia oppure portando la propria testimonianza nelle scuole.  Purtroppo quello che è successo continua ad accadere, basti pensare che da gennaio a luglio di quest’anno ci sono state ben 34 vittime donne ed ogni volta si aggiunge un nuovo nome ad una lista che non ha fine. Ci stiamo quasi abituando a sentire queste notizie, ma sono le parole e lo sguardo di chi reste che deve farci prendere coscienza di questo spaventoso fenomeno.

Liliana Contin

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Quali ferite lascia un femminicidio? In questo libro non si parla solo di quelle, visibili, sul corpo oltraggiato della donna uccisa. Si racconta invece delle ferite invisibili, quelle impossibili da rimarginare, sulle vite di chi rimane a fare i conti con l’orrore di quanto accaduto.

Pagina dopo pagina si legge il racconto straziante di madri e padri ai quali è stata tolta la figlia, degli orfani che si trovano all’improvviso senza mamma e con un papà assassino, dei fratelli e delle sorelle che non avevano visto avvicinarsi una simile tragedia. Racconti che fanno male, ma che non possono essere taciuti e tantomeno dimenticati. 

Serena Vivian

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L’autrice sposta l’attenzione su un punto di vista diverso, tralascia i protagonisti e incontra le persone che rimangono. Persone osteggiate dalla società e dalle istituzioni che ancora alimenta una cultura di violenza contro le donne. Scrittura semplice e scorrevole. Interessante.

Maristella Drago

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson di Enna
"Amici della festa del libro. Il sasso nello stagno"
coordinato da Francesca Alessandra

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Il libro è davvero un pugno allo stomaco, le parole sono state difficili da digerire e da metabolizzare e credo proprio che la sua potenza risieda in questo. La nostra società ha bisogno di testimonianze raccontate senza filtri, senza edulcorazioni, per vedere davvero il male profondamente radicato in certi meccanismi, in certe mentalità. Dunque, quello della Prandi è un libro duro ma necessario, un esempio di resistenza e di verità contro chi ancora sostiene che il femminicidio non sia un problema, in chi ancora crede che la nostra società sia paritaria; purtroppo c’è ancora molta strada da fare e certamente non smettere di parlare e di manifestare le proprie idee è il primo passo per smuovere qualcosa.

Marco Orefice

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Appassionata, approfondita e dettagliata narrazione di drammi vissuti da madri, padri, sorelle, fratelli e figli dopo un femminicidio. Sono state evidenziate le varie sfaccettature di un dolore dopo la perdita di una persona cara e anche le umiliazioni nei tribunali e le accuse mediatiche così come la lotta per ottenere giustizia e risarcimenti, lotta spesso vissuta con grande dignità da parte dei familiari.

Piera Anna Rizzo

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Il torneo letterario di Robinson è un'iniziativa curata da Giorgio Dell'Arti per conto di GEDI Gruppo Editoriale S.p.A.
L'iniziativa è riservata agli utenti maggiorenni. Questo sito non usa cookies.
Dubbi, problemi: torneoletterariodirobinson@giorgiodellarti.com
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