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Ragazzo italiano di GianArturo Ferrari

Feltrinelli

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Arezzo "Gli instabili"
coordinato da Dorine Shkreli

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Romanzo di formazione: formazione di un bambino, poi ragazzino, poi ragazzo, nato nell’ultimo periodo della seconda guerra mondiale; ma accanto formazione di una Italia che cresce e, tenacemente e rabbiosamente, si struttura evolvendo.

All’apertura della storia viene spontaneo ripensare alla descrizione che del periodo si ricava dalla filmografia neo-realista, o, ad esempio, dalle Croniche Epifaniche di Guccini, ma si coglie immediatamente una diversità di toni e di ambientazione. Il punto di vista assunto, autobiograficamente, è quello di un bambino (Ninni) nato in una famiglia della piccola borghesia. Ma anche questa classe si sfaccetta tra il mondo dei piccoli proprietari cattolici che danno a mezzadria i poderi e le cui donne sono, da generazioni, maestre, e quello, lontanissimo, del cooperativismo socialista e dell’impiego tecnico industriale.

In questo senso il libro riempie un vuoto o almeno arricchisce una importante casella descrittiva. Lo fa con una scrittura ricca e accattivante, senza mai cadere nell’elegiaco o nel drammatico, utilizzando anzi rapidi cambiamenti di tono e di argomento appena avverte quel rischio.

Chi, come me, è nato entro una decina di anni dalla nascita del protagonista, leggendo avvertirà nitidi molti echi del proprio vissuto. Magari ne trarrà spunto non certo per stupidi rimpianti, ma per confrontare i propri sogni e speranze di ragazzo/a con quanto abbiamo saputo, o non saputo, ottenere.

Chi è abbastanza, o molto, più giovane conoscerà una realtà profondamente differente dall’attuale, descritta attraverso gli occhi del protagonista nella sua crescita (di Ninni, poi Piero appunto, e della società).

Crescita che per il protagonista non sarà né facile né lineare, ma in cui si avverte costante una fiducia nella possibilità di raggiungere, attraverso lo studio e la lettura, attraverso un costante uso della critica e dell’autocritica, i propri obiettivi, come effettivamente ottenuti dall’autore che si nasconde, neanche tanto, dietro.

Silvia Rigo

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La pretesa della formazione è presto scemata, Ninni è un bambino che subisce il mondo degli adulti, che fa delle scelte proprie nel momento in cui gli adulti decidono che è diventato grande e invece del nomignolo si merita il suo stesso nome con il quale entra nel mondo, agisce la società. Ma è un bambino, un ragazzo che fa parlare gli altri, mi manca la sua voce, il suo sguardo su quella che è l’Italia nel secondo dopoguerra. Fatico ad individuarlo come protagonista e fatico ad individuare un protagonista se non la Storia. L’Italia spezzata dalla guerra che tenta di rialzarsi con uno sguardo fiducioso al futuro, una Italia che vuole ricostruire sulle macerie e che punta tutto sull’educazione dei giovani. La scuola è il banco di prova, la scuola è il principio è lì che il cittadino si forma. Mi sembra troppo ingombrante la figura dell’autore che toglie respiro ai suoi personaggi e la lettura è soffocante.

Dorine Shkreli

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Il torneo letterario di Robinson è un'iniziativa curata da Giorgio Dell'Arti per conto di GEDI Gruppo Editoriale S.p.A.
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