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Sei tu, Ticino? di Fabio Andina        
Rubbettino

 

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Triuggio "Canonica"
coordinato da Carlo Riva
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Ho trovato la scrittura abbastanza piacevole anche se la mancanza di una vera trama tra i sette racconti mi ha lasciato l’idea di qualcosa di incompiuto. Probabilmente era nell’intenzione dell’autore raccontare storie ed aneddoti diversi prendendo spunti in alcuni casi grotteschi, per trattare in realtà argomenti seri ed interessanti. In alcuni racconti, per esempio nel ‘Piz del Teo’, si viene coinvolti e trascinati dalla “sensibilità” dell’autore, ma nella maggior parte dei racconti mi sono sentito puro spettatore non sollecitato a partecipare alla storia. Ho trovato poco equilibrio e difficoltà nel percorrere il difficile passaggio tra la parte grottesca a quella reale, lasciandomi l’impressione che l’una invadesse l’altra quasi casualmente non riuscendo più a percepire interamente il dramma sottostante al racconto.  Personalmente ho trovato nel suo complesso questo libro non più che sufficiente.

Marco Silini

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Il libro è noioso e di difficile lettura, anche per l’uso del dialetto orale ticinese che risulta particolarmente urtante.

Forse l’unico pregio è quello di narrare esistenze qualsiasi, normali se non addirittura banali, scoprendo che, anche in un piccolo paradiso naturalistico come il Ticino, l’animo umano è poi sempre il medesimo.

Non lo consiglierei quale lettura.

Gianluca della Valle

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Nonostante la pluralità di racconti, di personaggi e di voci narranti, il libro risulta pesante e monotono in quanto l’uso della parlata orale ticinese, contrariamente all’impiego del dialetto che notoriamente altri scrittori oggigiorno fanno con il gradimento del pubblico, anziché caratterizzare e valorizzare i personaggi, li appiattisce annoiando terribilmente il lettore.

Neppure l’ambientazione, altro leitmotiv del libro, riesce a suscitare interesse.

Il risultato: il Ticino appare come un Cantone triste, disilluso e privo di attrattiva.

Cristina Romano

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Sei tu, Ticino? Il punto interrogativo nel titolo di questa raccolta di 7 racconti indica da subito che il territorio in cui le storie sono ambientate non è quello da cartolina turistica, bensì è una terra ricca di quella umanità che potresti trovare ovunque oggi. Ogni racconto fa emergere singole fragilità individuali ma anche ipocrisie e meschinità collettive. Stilisticamente è interessante l'uso del corsivo per evidenziare il cambio di voce narrante all'interno di alcuni dei racconti. Mi è piaciuta meno la scrittura basata sul parlato soprattutto l'uso di coniugazioni di verbi come 'Sembriamo a due Gesù Cristi (pag. 95) oppure " noi lo scherzavamo che andava a comprarsi...(pag. 150).

Assunta Astarita

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Un libro che può sembrare effimero e di semplice lettura, ma che richiede una forte capacità di ascolto e di ricerca.

Ascolto: delle storie di vita di tutti e sette i protagonisti, che con umiltà rivelano quanto ogni persona sia effettivamente un romanzo, fatto di alti e bassi, di aneddoti positivi e negativi, fatto di vita vera.

Ricerca: del “fil rouge” che lega tutte le narrazioni tra loro. Fabio Andina mostra con infinita schiettezza quanto, in fondo in fondo, ovunque tu vada, si ritrovano storie dolorose, grottesche e spesso strazianti che costruiscono sempre storie di persone, di relazioni e di vite.

Michela Sormani

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Storie  di persone raccontate in ambienti diversi sul confine tra la Svizzera e l’Italia, tra le montagne e i paesi delle valli che le circondano. Storie che per la loro naturalezza, potrebbero essere ambientante in qualsiasi posto nel mondo. Il titolo così ben definito nel territorio (il suo) dall’autore potrebbe essere anche Sei tu, mondo?

Si racconta di omicidi, suicidi, situazioni con problemi economici, esistenziali o sociali ma quello che caratterizza i racconti è la semplicità, la spontaneità e anche la crudeltà dei molto protagonisti.

Gli amici al bar che ricordano la vita, non proprio limpida, dell’amico appena sepolto, il ragazzo bullizzato perché gay, Shreck cosciente di avere “una vita in scadenza” e l’Andrea con la sua vita sfortunata, rappresentano l’essenza dell’umanità.

Chiara Frigerio

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Non mi è piaciuto per diversi motivi: primo le frasi troppo corte, secondo non sopporto le parolacce nella vita quotidiana figuriamoci in un testo di lettura. Terzo e non meno importante, non mi è arrivato nessun messaggio positivo, nessuno spunto di riflessione. Nessuna parola nuova da annotare e poterne cercare il significato.

Onestamente sono arrivata a pagina 70 e ho smesso di leggere.

Francesca Maffoni

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Buona l’idea della “doppia telecamera”, stessa storia, visioni diverse. Però il meccanismo rimane lo stesso e perde di freschezza dopo il secondo racconto, frammentando troppo il raccontare (almeno per me).

Anche se non a livello stilistico, un altro punto a sfavore (per ME come lettore, intendo) è stato l’alone di tristezza, di morte, di vuoti che mi ha seguito fin dall’inizio e a un certo punto mi ha fatto smettere di leggere.  Di sicuro un libro scritto in modo interessante, che molti apprezzeranno.

Ogni libro ha il suo momento per essere letto; per me, questa volta, l’incontro, non c’è stato.

Andrea Marchetti

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Minimalismo, brevità, immagini: potrebbero sembrare aggettivi positivi legati all’arte. In questo caso però i racconti non decollano, non lasciano spaziare il lettore ad immaginare, approfondire i personaggi. La quotidianità è piatta, è senza battiti in un clima di monotonia e assenza di respiro.

 

Carlo Riva

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 ‘Sei tu Ticino’ si presenta come una raccolta di storie che niente hanno in comune fra loro se non il luogo ove sono ambientate, l’omonimo cantone svizzero. L’obiettivo del libro è sicuramente questo, descrivere un luogo attraverso la narrazione dei suoi abitanti, ciascuno con la propria storia e nel complesso forse ci riesce. Colpisce subito il linguaggio volgare, sgrammaticato in alcuni passaggi, che conferisce autenticità ad ogni racconto e d’altro canto può far annoiare il lettore.

Giovanni Della Valle

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Sette racconti brevi che ci presentano una carrellata di personaggi piuttosto eterogenei. Per primo conosciamo il Seba, giovane rampante appassionato di musica rock e belle macchine che muore in un tragico incidente stradale. Poi il poro Michi, anziano iracondo dedito all’alcool ed a seguire il piccolo Fede, adolescente incapace di proteggersi dal bullismo dei compagni di classe. Poi l’Eros ed il Teo, due anime belle innamorate delle loro verdi montagne.  A chiudere la carrellata troviamo l’Andrea, condannato a morte per aver commesso un duplice omicidio passionale e lo Shrek, uno sfegatato tifoso di calcio con la data di scadenza. Sebbene l’idea di base risulti carina, tutti i personaggi alla fine sono troppo caratterizzati per risultare credibili ed il libro finisce per sembrare più una caricatura del Canton Ticino che non un libro di narrativa. Scrittura decisamente giovane, fluida e gradevole, con qualche spunto sociale (ritornano spesso il tema dell’assenza della famiglia e di valori condivisi, e la ricerca del Dio denaro) a fare però solo da sfondo. Una lettura estiva con poche pretese.

Paola Cesana

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Una raccolta di racconti dove i protagonisti sono persone semplici, abitano le valli e i paesini di confine tra Italia e Svizzera, ognuno con la propria storia di ordinaria vita vissuta.

Narrazioni coinvolgenti, tutte con una parabola narrativa introspettiva che fa entrare il lettore nei pensieri, nei progetti, nelle angosce, nei rammarichi dei vari personaggi.

Lo stile narrativo è poco letterario, un parlato con inflessioni dialettali, accenti del luogo, imprecazioni e modi di dire.

Il lettore si sente trasportare in tempo reale in quei paesini montani, nel bar del paese, nella cella di una galera, sulle tortuose strade montane, nelle feste di paese e ascolta, osserva, partecipa alle vicende di ognuno dei protagonisti, a volte è persino tentato di intervenire.

Sette storie ben articolate e concluse, alcune in particolare meriterebbero addirittura di essere trasformate in romanzo.

Marilena Ricchiuti

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Leggendo questi ritratti viene da dire “Vero! C’è veramente gente cosi!” Una sequenza di quadri di “capitale umano di provincia” in cui la contrapposizione fra chiaro e corsivo è una rincorsa di fatti e di vissuti interiori, quasi alibi (della serie “mio figlio è fatto così, gli piacciono le macchine costose…”).

Un meccanismo narrativo sicuramente non rivoluzionario ma interessante. Sembra un film a episodi, su uno sfondo che chiunque vive quotidianamente nelle storie di paese, di famiglia, e ogni volta non credi che possano esistere veramente poi te li ritrovi nella cronaca locale. Una bella scrittura scorrevole con frasi corte, a volte cortissime, che rendono bene il fluire del pensiero sia del protagonista che di chi assiste e commenta. 

Dovendo scegliere, faccio vincere un giovane. Lucarelli non ha bisogno di promozione. 

Franca Pieroni

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Forse perché non prediligo i racconti brevi ma non sono riuscita ad entrare nel clima nel paesaggio di queste narrazioni tutte un po’ enigmatiche ed oscure, con tanta tanta tristezza e dolore che ho letto e compreso ma che non mi sono arrivati emotivamente, i personaggi sono archetipi di qualcosa o drammaticamente reali? nell'insieme un libro indecifrabile.

Maria Pisilli

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Ogni racconto è minimalista e sembra la sezione di una storia più complessa. 

Non sempre però lo spaccato riesce a saziare il lettore che rimane con tanti pezzi di puzzle che tra loro non si incastrano: perché allora si trovano nella stessa scatola? 

Solo lo stile narrativo sempre diretto, semplice e vicino all'oralità è l'elemento comune a tutti. 

Maria Grazia Cipitì

 

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Lodi “Libreria Sommaruga”
coordinato da Michela Sfondrini      
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Questa seconda opera di Fabio Andina, scrittore che non conoscevo, è una raccolta di racconti che mi ha piacevolmente sorpreso.

L’opera è composta da 7 racconti che narrano storie di vita quotidiana di personaggi umanissimi e credibilissimi, ognuno con il proprio personale carico di gioie e dolori. Le storie sono ambientate nel Canton Ticino e narrano vicende che, al di là del contesto specifico legato alla biografia e alle esperienze dell’autore, hanno una valenza universale. Si narra il dolore insopportabile per la perdita di un figlio, le preoccupazioni per un figlio adolescente, rapporti familiari problematici e contorti, amicizie di una vita.

Alcuni fili conduttori legano i singoli racconti e ne fanno un’opera coerente: la scrittura innanzitutto, immediata, colloquiale e ironica; l’ambientazione in una terra di frontalieri, le vicende umane narrate. Mi ha colpito un racconto che si stacca dagli altri e che sembra riassumere la poetica dell’autore: un autostoppista senza una meta precisa registra le conversazioni con le persone che gli danno un passaggio e, riascoltandole, si vede sfilare davanti “vite senza volto, ognuna col fardello della propria esistenza pronta per essere raccontata”. Bello!  Mi è piaciuto molto.

Chiara Busato

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Immagini vivide di realtà nascoste – nella precisa Svizzera, nel benpensante Ticino si celano immagini di una umanità variegata, che lungo i 7 racconti si dipana tra disagio e cinismo, tra ossessioni e ipocrisia, in evidente contrasto con il falso mito della perfezione svizzera.

E’ già nel titolo la dichiarata vena ironica con cui l’autore esterna l’apparente stupore nello scoprire quanto “tutto è il mondo è paese” ed anche in casa propria ci sono storie che di solito vedono protagonisti “gli altri”.

Una prosa colloquiale e volutamente regionalizzata caratterizza il testo in modo marcato, immergendo il lettore nella realtà quotidiana raccontata; uno stile che alterna flusso di coscienza e narrazione sottolinea la molteplicità di punti di vista e l’assenza di verità assolute.

Verità che neanche l’autore ha la velleità di rappresentare, lasciando al lettore le proprie valutazioni e trasmettendogli tutte le incertezze delle “vite senza volto”.

Giorgia Panebianco

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Circolo dei lettori del torneo
di Robinson di Forlimpopoli “Biblioteca di Babele”
coordinato da Laura Battani
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Sette racconti con l’intensità di 7 romanzi: le storie raccontate sono ricche come le vite dei loro protagonisti.

L’alternanza del romanzo “raccontato” a quello della prima persona si fondono con sapienza per portare il lettore a una conoscenza più intima e approfondita dei fatti e della psicologia (spesso complessa ma allo stesso tempo “comune” del protagonista.

Il Ticino fa da sfondo a tutte le situazioni narrate e diventa luogo necessario e di ispirazione per l’autore.

Fantini  Nicoletta

 

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Farra di Soligo “Quelli di LLC”
coordinato da Annalisa Tomadini
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I racconti sono “corse a occhi chiusi. Sono scatti di potenza. Non hanno bisogno di grandi sviluppi psicologici dei caratteri, di architetture complesse, ma di colpi di scena che ribaltano il corso degli eventi. Bisogna convenire che il precetto di Ammaniti viene un po’ disatteso nella raccolta di Andina, che riempie di dettagli (spesso, va detto, originali e brillanti) le tutto sommato poche righe dei suoi racconti. Si inizia con la morte violenta del Seba e si finisce con quella quasi annunciata di Shrek. I racconti dell’Ohio ticinese di Andina sono spesso dei piccoli Spoon River, ma in terza persona. Nel mezzo, il racconto migliore è forse il secondo “L’Autostop”, con il protagonista che registra le voci dei personaggi. Lo stile dell’autore è senza dubbio interessante, anche se si ha l’impressione che talvolta calchi un po’ troppo la mano sull’”oralità”: le frasi spezzettate, dense di punti fermi e di settentrionalismi rendono, soprattutto all’inizio, difficile abituarsi al ritmo

Marcello Bardini

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Anche questa una raccolta di racconti, anche questa dà voce a un territorio circoscritto. Ma la voce è più forte, più ironica, più matura. Insomma, ha una sua fisionomia, che mi ha fatto leggere con maggiore attenzione e piacere, e non mi ha suscitato quel lieve fastidio da compitino delle scuole di scrittura. Non memorabile, ma sicuramente da tenere d’occhio. Promosso.

(Ma si chiamano tutti Seba, da Bologna in su?)

Alessandra Fineschi

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Il torneo letterario di Robinson è un'iniziativa curata da Giorgio Dell'Arti per conto di GEDI Gruppo Editoriale S.p.A.
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