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Sul filo di lana di Loretta Napoleoni
Mondadori

 

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Fermo “Villa Vitali”
coordinato da Cinzia Centanni
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Scrittura semplice, scorrevole e ben documentata. Interessante il continuo spaziare sia in termini temporali che geografici utilizzando il lavoro a maglia come filo conduttore. Così come il passare dal piano personale a quello dell’umanità intera seguendo proprio il lavoro del filo di lana. Tutto lo svolgersi della storia sembra un’ordinata trama di fili intrecciati, che diventano metafora della vita personale della scrittrice e dei personaggi che popolano il racconto. Così come il filo di Arianna salva Teseo facendolo uscire dal labirinto, così il lavoro a maglia permette alla scrittrice di ritrovare la sua strada a partire dal ricordo delle sue radici fino ad approdare ad una dimensione collettiva, dove diventa evidente che “nessuno si salva da solo”!

Cristiana Sanchioni

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Accattivante, originale e straordinariamente femminile (nel senso di espressione del genere femmina) questo libro, dove le donne insegnano agli uomini a tessere, a intrecciare, a ricucire il filo dell’esistenza prima che quello dei manufatti. Mi ha fatto scoprire eventi storici che non conoscevo, ha toccato le corde della anima, a me che non ho mai lasciato danzare un filo di lana tra le mie dita, ma l’ho sempre visto fare alle donne della mia vita.

Che il lavoro a maglia potesse essere meditazione e rivoluzione, non lo avrei mai pensato, anche se ho sempre saputo che poteva catturare completamente l’attenzione (il tempo e il sentimento) della donna che vedevo lavorare a maglia. È un libro importante e straordinariamente creativo non solo perché racconta la creatività dell’artigianato, ma anche perché riesce a parlare di quella particolarissima forma di artigianato che è la capacità di sopravvivere alle esperienze della vita, ai dolori, ai lutti e ai tradimenti … tutti quelli che l’autrice ha attraversato e che è stata capace di ricucire con la fragilità di un filo di lana che, correndo tra le dita, costruisce una nuova opportunità di vita.

Giorgio Ripani

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Marostica “Insieme per leggere”
coordinato da Liliana Contin
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Anche chi non ha mai lavorato a maglia non può non subire l’incanto di questo libro. Tra un dritto e un rovescio mente e cuore del lettore entrano nella trama del libro. La storia della maglia e dell’autrice s’incastrano perfettamente tenendoti appeso a quel filo di lana che scorre tra i ferri del mestiere. Si parte dalla preistoria per arrivare ai giorni nostri dove il lavoro a maglia non è più solo una attività che assolve la funzione di creare capi d’abbigliamento ma caricato di significati sfocia in una attività al di là dei generi e assume valenze a dir poco rivoluzionarie. Per non parlare del fatto che mette in connessione i due emisferi cerebrali, crea uno stato di calma, concentrazione e distensione pari allo Yoga. Si riscopre il valore della tradizione, della relazione basata sulla condivisione del creare. Persino la fisica quantistica trova in abili magliaie e magliai mani capaci di creare modelli che nessun altro materiale e lavorazione è in grado di creare. Forse che salveremo il pianeta con due ferri e un gomitolo? Beh almeno ci possiamo provare.

Laura Primon

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Nel corso di una grave crisi sentimentale e finanziaria l’autrice si rilassa con il lavoro a maglia, che ha appreso dalla nonna, della quale ricorda le pillole di saggezza trasmesse e le storie orali, così importanti per i singoli, le famiglie, nonché per i popoli. Ma oltre a questo l’Autrice compie degli studi storici sul lavoro del tessere e del lavorare a maglia; lavoro usualmente svolto dalle donne, e che accompagna l’umanità dal suo nascere, perché tenersi caldi, ripararsi dal sole cocente, fare le reti per la pesca ecc. sono bisogni primordiali. Veniamo così a conoscere l’ apporto dato dalle donne sferruzzatrici nella fase precedente la guerra d’ Indipendenza americana, producendo manufatti per contrastare le importazioni inglesi; nella 1° guerra mondiale per tenere caldi con calze e maglie i loro uomini in trincea (le problematiche della guerra di trincea non erano state preventivate all’ inizio dai governi); o delle donne-spie durante la 2° guerra mondiale che nascondevano messaggi in loro indumenti (berretti di lana x esempio aventi i punti disposti in un certo modo). L’ Autrice racconta inoltre degli studi compiuti da Matematici (il tessuto in maglia esemplifica concetti fisici complessi come i piani iperbolici, mentre altri tessuti non possono farlo) e da Neuroscienziati (il lavoro a maglia tiene allenata la mente, quindi è un ottimo esercizio contro il decadimento cognitivo; inoltre combatte l’ansia dando rilassamento). Si raccontano poi i movimenti dell’“urban knitting” e “yarn bombing” nei quali sia maschi che femmine, sferruzzando, fanno street art o manifestano pacificamente contro diseguaglianze, devastazione ambientale, eccessiva invasione del mondo virtuale ecc.

Giovannina Cagnin

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Corbetta “Bookclub della biblioteca di Corbetta”
coordinato da Mirko Ferrini
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Interessantissimo testo consigliato non solo agli appassionati del lavoro a maglia. La maglia infatti fa da filo conduttore a una serie di storie interessanti che stuzzicano la nostra curiosità. Usando i ferri del mestiere di giornalista, l’autrice ci tiene legati alla sua narrazione che va dalle trame spionistiche della seconda guerra mondiale, alle attuali manifestazioni per la difesa dei diritti LGBT.

Mirko Ferrini

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Questo libro è una sorpresa fantastica. La scrittrice ti prende amichevolmente per mano e ti fa incontrare, in tempi e spazi diversi, gruppi di donne che sferruzzando con coraggio e determinazione prepararono piccole rivoluzioni per dare aiuto economico alle famiglie, per promuovere solidarietà, per rispondere alle frustrazioni, per rifiutare il consumismo, per tenere caldi i soldati in trincea e poi inventare codici segreti durante la guerra, per sostenere i principi di condivisione comunitaria e di tutela dell’ambiente, per dare conforto, per sciogliere la solitudine, per superare il lutto.
Tutto questo e altro, lavorando il filo di lana, diritto e rovescio, con il coraggio di disfare per rimediare all’errore e di ricominciare. Tanti sono i modelli possibili della vita; quello che scegli necessita di cambiamenti di riparazioni per poter continuare.

Ho percorso questo viaggio suggerito con l’emozione di ricordi personali dei miei anni giovani. Il mio primo lavoro: una sciarpa di un marrone dorato tutta diritto, larga lunga, che avvolgeva in un abbraccio caldo la mia mamma e la riparava dal freddo della notte dopo il turno di lavoro in fabbrica poi i tanti maglioncini Per i miei figli con la guida attenta di una nonna acquisita che non aveva bisogno di spiegazioni scritte per riconoscere il ripetere gli intrecci creativi di diritto e rovescio. Una scoperta sorprendente: il lavoro a maglia non solo passatempo rilassante e creativo ma strumento per far parte di una speranza. Grata alla scrittrice per questo bel regalo

Giuseppina Colombini

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson

di Porto Sant’Elpidio
coordinato da Giovanna Taffetani
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Pur comprendendo il disagio patito dall’autrice per un dissesto economico provocato dal marito e il suo trovare conforto nel lavoro a maglia il libro non appassiona. Importante la figura della nonna dell’autrice, la ricerca storica su chi lavora a maglia. È un flusso di pensieri, preoccupazioni economiche, culminanti con un viaggio intorno al mondo.

Giovanna Taffetani

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
 di Marostica “Insieme per leggere”
coordinato da Liliana Contin
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Il libro è un saggio, ma si legge facilmente e con leggerezza come un romanzo. L’autrice, analizzando il potere ed il piacere del lavoro a maglia, spazia tra storia, sociologia e politica. Parla della storia della maglia dai tempi antichissimi, fino a descrivere le “tricoteuses” della rivoluzione francese, le “api che sferruzzano” della guerra civile americana, le giovani donne che producevano indumenti per i soldati al fronte, lavorare a maglia per la rivoluzione, per la Resistenza, per spiare i nazisti, inventarsi una specie di linguaggio Morse, un codice segreto straordinario.

Ma è anche un libro intriso dei suoi ricordi di bambina, quando la nonna le insegnò a sferruzzare, ma anche a ragionare sulla vita. Una figura straordinaria quella della nonna, dolce e tenace, che avrà un ruolo fondamentale nella formazione della piccola nipotina. E in queste pagine il racconto diventa personale ed intimo, la scrittrice rivela i suoi momenti “a rovescio” la crisi matrimoniale, il tracollo economico, ma anche il “dritto” dopo essere tornata indietro per recuperare l’errore e riprendere il lavoro, ricominciare e andare avanti. Una metafora straordinaria!

Liliana Contin

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Grandi lettori
di Robinson
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Economia, psicologia, storia, sociologia e antropologia tutto in un racconto che si srotola tra paesi e epoche diverse. Unico neo: la creatività dov’è? Il “fare la maglia” è un’attitudine che non tutti hanno, è un modo di sentirsi costruttori di qualcosa di utile che poi si trasformerà in un ricordo, perché dietro ogni punto c’è l’amore di chi ha speso il suo tempo per creare. Ecco, a mio parere, l’unico neo di questo libro è questo: accennare all’atto di unione, spesso tra generazioni diverse, durante il quale qualcuno tramanda e insegna a qualcun altro una tradizione, lasciando, forse volutamente, la riflessione al singolo lettore. Da magliaia non posso che apprezzare la ricerca di fonti e storie che portano alla luce motivazioni veramente inaspettate, che hanno spinto generazioni dislocate in momenti storici diversissimi a lavorare ai ferri, mai avrei immaginato il mondo che sta dietro al “fare la calzetta” e mai avrei pensato che si potesse scrivere un saggio così scorrevole e piacevole su un argomento considerato dai più futile.

Claudia Bertuccioli

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L’autrice porta i propri lettori a fare il giro del mondo tramite memorie e fatti su un’arte fin troppo sottovalutata. È così riuscita ad incuriosirmi con i luoghi, le culture e le storie narrate, mentre i dettagli di episodi della sua vita rendono il tutto più personale, come un diario di un’amica che affronta delle sfide, tra i ricordi felici della nonna e quelli amari dell’ex marito. Il tutto accompagnato, in modo originale, dai modelli per creare cappelli e altri capi, in una cornice di forte simbolismo sul potere unificante del filo di lana. Non ce l’ha fatta tuttavia a tenermi incollata alle pagine in maniera entusiasmante, ma è di certo una piacevole scoperta di capitolo in capitolo.

Esmeralda Di Venere

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Per quanto apprezzabile il concetto di base, ho trovato la narrazione a tratti peripatetica, ingiustificatamente melensa e in generale non avvincente. L’obiettivo catartico di raccontare la propria storia personale tramite la metafora della maglia, da un lato, e l’intento divulgativo legato all’evoluzione e alla collocazione storica dell’arte stessa dall’altro non sono, a mio parere, riusciti a trovare nel racconto dell’autrice un punto di fusione che rendesse organico e pienamente godibile l’insieme.

Erica Zagato

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“Sul filo di lana” è un libro interessante. A essere sincera, probabilmente non l’avrei mai scelto ma è stata una bella sorpresa. Lo definirei forse quasi più un saggio riguardante un’arte (o una necessità?), quella del lavorare la maglia, che ho scoperto essere diffusissima e antica. Mi è piaciuto molto districare, leggendo man mano, la matassa esistenziale dell’autrice. Credo sia stato il punto di forza e mi ci sono ritrovata. In quarantena ho ripreso a lavorare la lana come facevo da bambina con mia madre e mia sorella. Ho creato delle sciarpe di pon pon che, in un certo senso, mi hanno salvata in un periodo difficile. Un modo per liberare la mente e per sentirmi più vicina ai miei, dai quali ero lontana. Mi ha fatto pensare al gesto normalissimo e rivoluzionario del tuffatore Tom Daley che, durante le Olimpiadi, ha lavorato a maglia sugli spalti. O alle muffole di Bernie Sanders, diventate poi famosissime. Educazione a lungo termine, progettualità, buone pratiche, allenamento, abitudine… Lavorare a maglia anche come protesta, come mezzo di lotta per generazioni di donne per far sentire la propria voce o, solamente, per accudire. Non conoscevo Loretta Napoleoni ma ho apprezzato che il suo taglio giornalistico non trascurasse mai il lato umano, materno, femminile nel raccontare. Bellissime le “ricette” di cucito. Oggi che siamo travolti dalla velocità, dall’apparenza, dall’usa-e-getta, credo che un argomento del genere sia quasi controcorrente. Nel finale sarei voluta partire anche io assieme all’autrice, con il mio bagaglio di dritti e rovesci, desiderosa di futuro.

Annamaria Pacchioni

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
"I lettori della libreria Tuttilibri"
coordinato da Enza Campino ed Eleonora Ortolani
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È un saggio dal carattere leggero e autobiografico sull’arte di fare la maglia e di come questo hobby abbia tanti aspetti positivi e doni benessere psicofisico alle persone sin dai tempi antichi, quando l’uomo per pescare preparava la rete con ago e filo. Sono presenti molti aneddoti e racconti di come questo hobby, ora prevalentemente diffuso tra le donne e le casalinghe, sia mutato nel corso dell’ultimo secolo. Durante la guerra si lavoravano a maglia calze e maglioni per mandarli agli uomini al fronte; successivamente nel dopoguerra ha rappresentato un hobby casalingo che ha permesso lo sviluppo economico di alcune aziende di filati e al giorno d’oggi è anche uno strumento facilitatore dei complicati problemi matematici.

Considerando la mia passione per il lavoro a maglia, il libro mi ha incuriosita e intrattenuta ma se lo avessi visto in libreria probabilmente non lo avrei acquistato.

Michela Colalelli

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Un modo non banale di raccontare la storia delle donne. Tra Economia del quotidiano e storytelling della capacità femminile di creare economia e sviluppo. Eccessivamente - forse – connotato ideologicamente. Una lettura piacevole.

Antonia Cincioni

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Idea originale ma non decolla e non si amalgama nella storia. Nel dipanarsi la trama, il lettore perde il coinvolgimento. La scrittura è pulita ma non fredda.

Carmina Trillino

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Libro fintamente facile che introduce alla lotta politica, alla manifestazione del dissenso e incita all’impegno armati solo di ferri per la maglia.

Non avrei mai pensato che la protesta silenziosa potesse passare letteralmente tra le mani di una nonnina che sferruzza babbucce di lana. Eppure una giornalista economista ce lo fa vedere n un racconto personalissimo e intimo che si fa via via chiaro manifesto del movimento “knitting”. Leggerlo fa venire voglia di portarsi sempre in borsa un gomitolo di lana colorata.

Susanna Garofalo

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Un saggio che mi ha appassionata fin dall’inizio.

Daniela Cesarale

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Attraverso l’arte del lavoro a maglia l’autrice affronta e ripercorre periodi storici e vicende private, aneddoti e pensieri. Si deve interpretare il lavoro a maglia e leggere tra le righe ma come saggio non mi ha particolarmente convinta e coinvolta.

Stefania Messa

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Ho trovato la lettura di questo saggio particolarmente suggestiva e coinvolgente, grazie all’utilizzo che l’autrice fa del lavoro a maglia come strumento per raccontare più di un secolo di Storia. Non solo: è un libro che parla anche di rinascita, di imparare dai propri errori e riuscire a risolvere situazioni complesse proprio grazie allo sferruzzare, perché il lavoro a maglia è fatto anche di sbagli e nuovi inizi. Senza dimenticare l’importanza della lana durante le due guerre mondiali, nel corso della rivoluzione americana e quella francese, fino ai nostri giorni.

Eleonora Ortolani

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L’autrice interseca la sua vita personale con aneddoti storici e nozionismo antropologico e scientifico.

Testo scorrevole e coinvolgente.

Romina Esposito

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Una consuetudine dell’autrice (nota economista e saggista) di lavorare a maglia con la nonna e ascoltare dalla sua voce racconti di vita vissuta e storie immaginarie, è il punto di partenza di questo originalissimo libro. Se è difficile stabilire la genesi del lavoro a maglia, essa sembra antichissima e capace di attraversare culture e latitudini molto lontane tra loro. Prerogativa delle donne, ha rappresentato in varie epoche un mezzo di emancipazione economica ma anche di protesta non violenta fino alla rivalutazione dei nostri giorni, quando lo “sferruzzare” delle donne, ma anche di molti uomini, è diventato una sorta di yoga per la mente. Loretta Napoleoni, ancora molto sofferente per una vicenda personale traumatica, sa quanto importante possa essere l’esercizio del lavoro a maglia, in senso metaforico e in senso reale. Dipanare gomitoli, seguire ordinatamente schemi prefissati ma anche liberamente creati dalla propria mente può essere un antidoto al caso e una maniera saggia per riappropriarsi della propria esistenza. E poi lavorare a maglia è da sempre, in tempo di guerra come in tempo di pace, un modo di prendersi cura di chi si ama. Tra un diritto e un rovescio si tessono legami tra le persone sul filo della memoria. 

Serena D’Onofrio

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La storia del tessuto narrata attraverso il “tessuto” della storia personale dell’autrice. E così si scopre la passione per un’opera di artigianato antica di secoli che avrei altrimenti creduto noiosa e relegata a solitarie serate davanti a un caminetto.

Enrico Greco

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 “Sul filo di lana” di Loretta Napoleoni è un testo immancabile per chi lavora a maglia per passione e ne ha fatto un lavoro. Ma è una lettura che consiglio a tutti perché ci aiuta a capire il potere e la forza di una tradizione apparentemente umile.

Valentina Fantozzi

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Grandi lettori
di Robinson
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Il saggio "Il filo di lana" mi ha fatto pensare al filo delle Parche, alle tessitrici della vita, perché di vita, in questo libro, ce n’è davvero tanta. Quella dell’autrice Loretta Napoleoni che con tanti episodi personali racconta sé stessa, e quella delle donne comuni che con il lavoro a maglia hanno intrecciato le trame della Storia. Geniale l’idea di proporre alcuni schemi di lavoro molto dettagliati per creazioni con i ferri da maglia.

Cristina Bertorelle

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Sul Filo Di Lana l’ho trovato noioso e pesante.

Pina Pes

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Sul filo di lana è un saggio davvero interessante ma anche molto dolce che ripercorre la storia del lavoro a maglia, intersecandolo magnificamente con la storia del femminismo, le storie di vari popoli ed il racconto della vita dell’autrice.

Dal Medioevo, agli anni 50, passando dalle due guerre mondiali, l’arte del lavorare la maglia è sempre stata presente ed anzi ha avuto un ruolo primario in tante situazioni.

Gli aneddoti che vengono raccontati non sono mai banali ed anzi ci fanno capire come nella vita e nel mondo tutto è collegato, esattamente come avviene per un tessuto lavorato a maglia. Un punto dopo l’altro, qualcosa prende forma. E così, la nostra storia, la storia del mondo.

Mi è piaciuto davvero molto e mi ha fatto venire voglia di prendere lezioni per imparare questa mitica arte.

Federica Palma

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Il torneo letterario di Robinson è un'iniziativa curata da Giorgio Dell'Arti per conto di GEDI Gruppo Editoriale S.p.A.
L'iniziativa è riservata agli utenti maggiorenni. Questo sito non usa cookies.
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