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Un’amicizia di Silvia Avallone
Rizzoli

 

 

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Castano Primo “Biblioteca comunale”
coordinato da Paola Lauritano e Maria Rosa Gambacorta
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È la vigilia di Natale. In un piccolo borgo siciliano nevica copiosamente, sembra quasi un presepe. Molti amici sono rimasti in una casa a festeggiare. Agata, la Sindaca, rimasta vedova, decide di stare sola. Ma improvvisamente tutto cambia quando il parroco del paese trova una neonata abbandonata al freddo e al gelo. In casa di Agata tutta la compagnia decide di aiutare la piccola. Questa vigilia di Natale richiama l’atmosfera del racconto “I morti” in “Gente di Dublino” di Joice ma al paesaggio nevoso si uniscono però personaggi molto siciliani, vessati da mafiosi, corrotti e dolorosamente veri. La Sicilia, terra bellissima ma maledetta, rivive qui, in pagine efficaci di dolore, di amore e di sete di giustizia. Non a caso è citato il libro di Leonardo Sciascia “il giorno della civetta” che definisce la Sicilia una “Metafora” che può contagiare tutta l’Italia. L’Autrice aggiunge che la Sicilia è anche una “passione”. La “sicilianitudine” rivive qui in questo libro nella sua gente, nei suoi paesaggi, nei suoi profumi e, perché no, nei suoi sapori.

Maria Luisa Tacchi

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Un libro molto piacevole alla lettura anche se spesso disseminato di parole in Siciliano stretto, che però arricchiscono la trama e che non se ne può fare a meno. Trama avvincente di solidarietà di amore di amicizia di accoglienza; una giovane con addosso il pregiudizio di tutto il paese viene accolta da un gruppo di amici che, nonostante le maldicenze, resta fermo e difende il bene. In alcune parti anche un giallo dove il colpevole viene scoperto e viene smascherato, alla fine i buoni vincono e raggiungono tutti il loro obiettivo…. raggiungono tutti ognuno a modo proprio la “Terramarina” che fino alla fine e anche oltre la fine del romanzo non è ben chiaro   realtà o sogno di un mondo ideale????

Daniela Colombo

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Roma 2 “Passaparola”

coordinato da Giulia Alberico
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Interessante la storia di un’amicizia nata tra due adolescenti, Elisa e   Beatrice, appartenenti   a   famiglie   molto   diverse   tra   loro   ma entrambe disfunzionali.  La delineazione dei personaggi è piatta, le ragazze sono due ‘tipi’: una bruttina e secchiona, l’altra fatua e bellissima. Stucchevole il personaggio di Elisa che ogni due pagine cita un libro, una poesia, un autore, insieme all’auspicato destino di essere, da grande, una scrittrice. Anche le madri sono flat character: una ex povera ma

bella che, col matrimonio, è diventata ricca e snob; l’altra una scombinata eterna Peter Pan.

Sullo sfondo un’Italia dove l’avvento dei social stravolge ogni altro tipo di comunicazione imponendo nuovi dettami di etica e estetica.

Giulia Alberico

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Che dire? Apprezzo il tentativo di Silvia Avallone di costruire un romanzo commovente e liberatorio e anche il grande successo pop ottenuto. A mio modesto avviso, resta una delle troppe rappresentanti italiane di una letteratura provinciale ed angusta.

Mariella Cioffi

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La scrittrice contrappone due mondi sui quali ci invita a riflettere: il mondo dell’immagine, dell’apparire e il mondo reale: tali mondi sono rappresentati con uno stile di scrittura molto efficace e coinvolgente attraverso la descrizione, nell’arco di un ventennio, di un rapporto amicale molto conflittuale tra due ragazze, poi diventate donne.

Nelle immagini che compaiono nei social, le persone si nascondono creando un fittizio ideale sé, mentre le persone reali con le loro fragilità, sofferenze, i conflitti e inestetismi trovano spazio nella letteratura. La storia è narrata in prima persona da parte di Elisa (Elsa?), colei che “elide”, si nasconde trovando rifugio nella parola scritta e narra del suo rapporto con una Beatrice (la splendente come quella di Dante?) reale che si racconta invece attraverso le immagini sui social. Delle due modalità di “presentarsi” quale è più vero? Cosa è più efficace per la comunicazione?

L’opera offre, infatti, momenti di riflessione su queste tematiche molto attuali e ci guida con riferimenti   letterari   appropriati   e   puntualizzanti, come   per   esempio, le   citazioni   da “Menzogna e Sortilegio” di E. Morante.

Raffaella Cammarano

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E’   una   storia   di   formazione, narrata   dalla   protagonista   in   prima persona. Il linguaggio è diretto, profondo, con molta attenzione agli stati d’animo dei personaggi. Tutti, anche quelli di cui si parla di meno, sono infatti tridimensionali, la loro completezza, il loro spessore non è intaccato dal linguaggio semplice e scorrevole. I salti temporali non disturbano, ma permettono all’autrice di sfruttare molto abilmente il potere del mistero che fa appassionare e tiene il lettore inchiodato.

All’interno di una storia di amicizia molti sono i temi toccati: l’amore declinato   in   tutte   le   sue   forme, i   cambiamenti   dei   costumi   dovuti all’avvento del cellulare e del computer. La storia di due ragazze, così amiche e così diverse e il loro approccio con i social è l’espediente per analizzare in maniera dicotomica il concetto dell’essere e dell’apparire.

L’autrice   infine   assegna   il   ruolo   arbitrale   alla   protagonista, che, per mezzo della scrittura liberatoria e salvifica (nonostante il filtro della memoria), può   ricercare   la   propria   verità.   Libro   bello, intenso, che rimane dentro e invita a riflettere.

Amina Vocaturo

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Il sentimento “amicizia” non è per me quello che la Avallone descrive facendo parlare Elisa.

Ho conosciuto il mondo adolescenziale direttamente, vissuto con i giovani di questa età, ho imparato a conoscerli. In questo libro tutto è molto forzato persino nella descrizione dell’amicizia tra due giovani ragazze. Il rapporto genitori-figli è scontatissimo. Il continuo passaggio tra passato e presente sembra introdotto per dare “pretenziosità” ad una storia poco credibile e noiosa.

Non lo farei leggere ad un adolescente. Regalategli un “classico”.

Orietta Ferronetti

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson

di Civitanova Marche “Scriptorama”

coordinato da Luca Pantanetti e Eleonora Tassoni

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Il romanzo narra di una grande amicizia tra due ragazze di nome Elisa e Beatrice.

Un’amicizia nata durante l’adolescenza, assoluta ed esclusiva come solo a quell’età può essere. La voce narrante è quella di Elisa che, alternando nostalgia e rancore, ripercorre tutti i momenti salienti di questo rapporto dal suo nascere (all’inizio del primo anno di scuola superiore) alla sua interruzione, alla fine del primo anno di Università.

I piani temporali del presente e del passato si alternano continuamente, con frequente ricorso all’ anticipazione, espediente che spinge il lettore a procedere nella lettura, nonostante le oltre 400 pagine di cui si compone il romanzo.

Andreina Carnuccio

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La storia di un’amicizia che si sviluppa dall’adolescenza alla maturità tra Elisa e Beatrice, così diverse e così interdipendenti. La prima perennemente delusa di sé, innamorata della letteratura, che cerca di nascondersi in ogni occasione; l’atra spregiudicata e sempre vincente che si costruisce una fascinosa maschera con lo scopo di prevalere sugli altri e farli morire di invidia.

Il contrasto tra la realtà e l’immagine è accentuato dal rapido diffondersi di internet e dei social media che Elisa respinge e che Beatrice sfrutta per raggiungere il suo obiettivo di affermarsi e allo stesso tempo per nascondere dietro la falsità dell’essere percepita la verità della sua fragilità.

Elisa vuole fermare in un romanzo questo forte rapporto di odio-amore perché “se non rimane niente di scritto non rimane niente”. La scrittura procede con continui richiami al ‘Menzogna e sortilegio’ di Elsa Morante: la letteratura è menzogna e sortilegio, ci dice Elisa e raccontare la storia di questa amicizia potrà forse liberarla dal suo senso di inadeguatezza e farle acquistare fiducia in sé stessa.

Patrizia Lucarini

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La scrittura della Avallone mi ha particolarmente preso, la sua scorrevolezza, la capacità di descrivere sentimenti, sensazioni delle due adolescenti. Un’amicizia, quella tra Bea ed Elisa, così diverse, frutto di due grandi solitudini. Un romanzo di formazione, forse, ma non solo quello, interessanti le riflessioni sul cambiamento delle tecnologie e dei mezzi di comunicazione, così veloce negli ultimi periodi, e la ricaduta sulla società e sui rapporti interpersonali. Sembra davvero passato un secolo dai primi anni 2000 ad oggi, e tutto questo ha avuto un fortissimo impatto nei rapporti tra le persone, l’abissale differenza tra l’essere e l’apparire, tra l’imperfezione e la fragilità della vita reale e la posa perfetta postata sui social per far credere al mondo di essere felice. Il romanzo, anche se a tratti appare un po’ ovvio e prevedibile, è scritto veramente bene, non riesci ad abbandonarlo fino alla fine, anche se le pagine sono tante. Mi è piaciuta molto la passione di Elisa per la lettura, l’aver ambientato proprio in una biblioteca esperienze fondamentali della sua primissima infanzia e da adolescente, triste e solitaria dopo il trasferimento e i cambiamenti drastici della sua vita, l’incontro con l’amore, proprio attraverso la comune passione per la letteratura.

Nives Piazza

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Bel romanzo, scritto benissimo. con tecnica e maestria, capace di tenere il lettore legato alla pagina, grazie alla promessa dello svelamento del gran segreto finale, e l’uso sapiente di flash back, ed anticipazioni.

Quello che risulta debole è il finale, che non è il gran finale, che il romanzo promette sin dalla prima pagina, ma risulta banalotto e non all’ altezza del romanzo scritto benissimo. Peccato.

Due amiche adolescenti diverse, ma anche uguali con vicissitudini familiari sostanzialmente simili almeno sul lato della mancanza di riferimenti forti.

La dicotomica tra l’essere e l’apparire, si dipana in tutto il romanzo in maniera gradevole, rappresentata dalle due amiche. Assistiamo alla nascita forse della prima influencer agli albori di quello che sarà il web di oggi, chiaro il riferimento al fenomeno Ferragni.

Peccato il finale quando la ricomposizione tra l’essere e l’apparire, raccontato con la riconciliazione delle due amiche dopo una lite ed un silenzio lungo tredici anni, appare debole; con la rinuncia ad apparire dell’Influencer miliardaria che capisce che la realtà e fatta di cose vere: bimbi sfruttati, cambiamenti climatici etc, e si rende conto che dopo pochissimo tempo la sua assenza non fa più notizia e nuove piattaforme social con nuovi protagonisti si affacciano all’orizzonte.

Sarebbe stato meglio un finale da tragedia greca dove la ricomposizione tra il dionisiaco e l’apollineo veniva effettuato su elementi più forti e strutturati.

comunque un bel romanzo e una grande scrittrice

Antonio Manfredi

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
“Biblioteca di Buccinasco”
coordinato da Silvia Mincuzzi
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La scrittura della Avallone è sempre piacevole e coinvolgente, tuttavia in quest’ultimo romanzo la trama, già piuttosto esile, ricorda sin troppo altre storie, a partire da “L’Amico ritrovato” sino a “L’amica geniale”, e il confronto non le giova. Alcuni elementi sembrano non del tutto realistici, primo fra tutti la fama “planetaria” dell’amica Beatrice: in questo mondo che brucia in fretta i suoi miti, ho trovato che la notorietà che le attribuisce Elisa, l’io narrante, sia alquanto esagerata.

Manzo Agnese

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Lecce 2 “Orti di guerra”

coordinato da Simona Cleopazzo e Anna Gatto
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Un libro dei nostri giorni, sull’uso smisurato dei social e di un’amicizia adolescenziale che lascia importanti strascichi emotivi. Silvia Avallone ci presenta Elisa Cerruti, 34 anni, che ripesca i suoi 6 diari del periodo delle superiori, quello che le ha cambiato la vita, quello dell’amicizia con Beatrice Rossetti. Le due ragazze vivono tra di loro un rapporto molto contraddittorio: Elisa, aspirante scrittrice e Beatrice aspirante influencer. Un’amicizia nata dal furto, architettato dalla “bella” Beatrice, di un paio di jeans costosissimi insieme alla timida e “bruttina” Elisa.

Da quel momento Elisa inizia a vivere nel riflesso della sua amica...lei davanti ed io dietro; sono i primi anni 2000 dove i cellulari prendono il sopravvento, dove l’apparire diventa prepotentemente importante rispetto all’Essere. È un inno all’amicizia e alla menzogna, come citazione di Elsa Morante: il riscatto di una ragazza affamata di successo che tradirà la cara amica per diventare la star del web.

La scrittura è scorrevole e dinamica, ma ricalca il solito status sociale di oggi

Anastasia Ignone

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Se l’adolescenza è la più crudele delle età, lo è ancor di più per due ragazzine che vivono ai margini, per motivi totalmente diversi - Bea troppo bella e troppo fiera, Eli “straniera” e troppo insignificante - e in più vivono in famiglie disfunzionali, legate da un rapporto di amore-odio alle rispettive madri, donne sbagliate e deluse dalla vita.

Immerse nell’abisso delle rispettive solitudini, trovano nella loro strana e improbabile amicizia un rifugio e un’occasione di crescita.

Un romanzo ipnotico, disturbante, struggente, che scava senza pietà nella giovinezza e nella sua fatica di esistere.

Anna Serena Gatto

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 Circolo dei lettori del torneo di Robinson
“Biblioteca di Rocca Priora”
coordinato da Silvia Fanfarillo

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Un’Amicizia, di Silvia Avallone, è in realtà una lettura che non rientra nei miei gusti personali, tanto che non sono neanche riuscita a portarla a termine. Il tema in generale non mi ha coinvolto.

Clarissa de Silli

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Silvia Avallone ci racconta due vite di adolescenti, una amicizia: quella tra Bea ed Elisa, frutto di due grandi solitudini. Elisa: bruttina, timida, la faccia perennemente nascosta dietro un libro, il corpo infagottato in vestiti di tre taglie più grandi.  Beatrice: alta, bella, perfetta, i capelli sempre in piega, il trucco che la esalta, gli abiti che le calzano a pennello.  Questo romanzo mi sembra un po’ scontato: La storia che ci racconta è la storia di ogni ragazza, perché tutte siamo state, prima o poi, amiche del cuore e tutte abbiamo segretamente pianto per un’amicizia finita. La Avalone fa leva sulla curiosità del lettore, ma è già facilmente intuibile il punto di rottura di quella amicizia così squilibrata; anche il finale appare troppo facile, tutto troppo semplice, esattamente come quella rottura che, tutto sommato, si sarebbe potuta risanare più velocemente e con meno dolore I due personaggi non sono figure positive.  E l’argomento non è originale, in quanto altri autori si sono cimentati nella descrizione di rapporti di amicizia fra due ragazzine ( x es” l’amica geniale”), tipico fra bambine/adolescenti/donne, affascinando molto di più il lettore sull’origine e il destino della storia intima. Nonostante questo, il romanzo è ben scritto, scorrevole, dinamico e arguto nella scrittura e negli approfondimenti sentimentali 

Lietta Cuomo 

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Circolo dei lettori del torneo
di Robinson di Palermo 3 "Eutropia"
coordinato da Rosana Rizzo
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Cosa hanno in comune una ricercatrice universitaria di trent’anni ed una influencer di fama planetaria?

Hanno in comune il proprio passato, condensato in un’amicizia che ha visto in totale simbiosi Elisa (l’intellettuale) e Beatrice (l’influencer) durante gli anni del liceo trascorsi a T., un luogo mai esplicitamente menzionato ma neppure difficilmente riconoscibile. Un’amicizia, come Un amore di Dino Buzzati (ma con Buzzati, al di là di quell’articolo indeterminativo così prepotente, siamo su ben altri livelli), è innanzitutto la storia di un’ossessione. È una sorta di diario emotivo attraverso cui, attraverso una scrittura lucida ed impietosa, per più di 400 pagine l’io narrante, Elisa appunto, ripercorre con la testa, il cuore e lo stomaco gli anni dell’adolescenza. Elisa è timida, ama leggere in silenzio in biblioteca, ha una famiglia sgangherata e camuffa un corpo che non le piace con maglioni oversize; anche Beatrice proviene da una famiglia disfunzionale, ma il suo corpo non lo nasconde: lo esibisce, anzi, lo promuove, ne fa un brand, esattamente come vuole la madre. Eppure, nel loro essere così diverse, le due si completano come un puzzle perfetto, in un rapporto esclusivo che ha fame solo di sé stesso: la storia d’amore che Avallone vuole raccontarci non è né quella tra Beatrice e Gabriele, e neppure quella tra Elisa e Lorenzo: i ragazzi sono solo pallide comparse senza nessuno spessore emotivo. La vera storia d’amore è quella tra loro due, tra Elisa e Beatrice, ed è una storia tanto potente quanto destinata alla inevitabile deflagrazione. Avallone ci confeziona un romanzo ruffiano, che ha tutti gli ingredienti “giusti” per piacere al pubblico: prendi una influencer miliardaria e di successo, un’adolescente ribelle, una professoressa severa, due famiglie allo sbando; aggiungi un po’ di

ingredienti da serie Netflix (Skam, Baby, etc.) ed il gioco è fatto: il libro da leggere sotto l’ombrellone è servito.

Neva Galioto

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Storia di un’amicizia adolescenziale fra Elisa, la voce narrante, e Beatrice. Il racconto scorre veloce, anche se a volte prolisso, con continui salti temporali dai diversi passati al presente che scandiscono piacevolmente l’evolversi del racconto.

Oltre alle protagoniste principali emergono le figure delle madri, a volte forti e determinate ed a volte deboli e travolte dalla vita e dagli stereotipi che pervadono la nostra società, mentre rimangono in secondo piano, e spesso risultano sbiadite e prive di carattere, le figure maschili (dai genitori ai fratelli, ai fidanzati).

Il romanzo narra questa amicizia fra due ragazze totalmente diverse, sia nel carattere che nella storia e cultura familiare, che hanno rotto questo rapporto simbiotico imboccando strade completamente diverse, quasi opposte: l’una rivolta allo studio ed alla cultura classica, l’altra al mondo dell’apparire e del nuovo mondo della comunicazione. Queste diverse visioni del mondo ed il relativo modo di relazionarsi con esso, e nonostante il lungo intervallo conseguente al loro allontanamento, non lasciano morire questo profondo sentimento di amicizia che, seppur trasformato e più maturo, sembra poter riprendere e rifiorire.

Storia di piccole grandi donne, fragili ma determinate, in una società maschilista e piccolo borghese che, nonostante tutto, portano avanti i loro sogni.

Salvatore Balsamo

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Un’amicizia: È una narrazione piacevole che racconta la storia di due adolescenti Beatrice e Elisa e della loro amicizia. Potente, intima, totale.

La due ragazze diametralmente opposte si completano e si fondono come un’unica entità, spesso con lotte intestine.

Per comprendere appieno questa relazione l'autrice con continui rimandi temporali ricama con un ritmo deciso le storie delle due protagoniste, alternando il presente e scavando nel loro passato e in quello delle famiglie di provenienza che come le due ragazze sono molto diverse. Benestante, costruita nel benessere e nelle apparenze quella di Beatrice con un padre avvocato e una madre che sogna una vita da diva per la figlia. Più sgangherata e confusionaria quella di Elisa con un padre metodico e perso dietro al birdwatching e alle prime connessioni internet, con un fratello spacciatore punk e una madre assente che divide la sua vita tra balere e la fabbrica. Ma che alla fine si mostrerà sicuramente più reale. Già "Reale" questa è una parola fondamentale per capire il romanzo, secondo me, l'autrice ci induce a riflettere sulla contrapposizione tra reale e apparente, sull'essere e il mostrarsi.

Ma ancora più focale nel romanzo è il concetto di contrapposto.

Forse Beatrice e Elisa sono solo un costrutto letterario per indurre il lettore ad una autoanalisi sul chi siamo e come ci mostriamo.

Sul passato e il presente. Sul chi sogniamo di essere e su chi siamo.

L'autrice con continue citazioni letterarie e filosofiche ma anche riempiendo il libro di personaggi marginali, ma necessari alla narrazione ci mostra sacrifici degli operai contrapposti alla vita nel lusso del capitalismo estremo. Ci mostra il punk contrapposto alla poesia, la letteratura contrapposta a internet. L'amicizia al tradimento. L'emancipazione femminile alla donna sottomessa da sé stessa.

Il ruolo della donna è tra le pagine molto analizzato soprattutto nel rapporto madre-figlia e ancor di più in quello figlia-madre tra le due adolescenti e le rispettive madri.

Il ritmo della narrazione è piacevole e coinvolgente anche se a volte prolisso.

Elisa adolescente vorrebbe diventare scrittrice e Beatrice le suggerisce di "sfoltire" per essere più diretta e concisa.

Forse avrei dato più retta a Bea anche per questo romanzo. Oltre 400 pagine che forse potevano essere 300.

Paolo Siena

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Un'amicizia è un libro estremamente bello, scorrevole, dove gli intercalari temporali o descrittivi non interrompono il ritmo sempre avvolgente. Racconta di due donne, due quasi amiche - ma forse sarebbe più giusto definirle "alleate" - che durante la scrittura del libro non si sono mai incontrate, sono sullo sfondo di un tempo passato dove appare casuale anche il fatto che a narrare sia la protagonista.

È una storia di adolescenti e contestualmente di donne già vissute: Bea che rimane nello sfondo del e non trova altra collocazione nel libro se non nell'immagine e nell'affetto di Elisa ed Elisa che, protagonista di questo bel libro, a è anche la vittima di un sistema in cui l'immaginario ed i desideri delle due madri non corrispondono al vissuto reale, ma determinano pesantemente la formazione del carattere delle due ragazze.

A fine lettura rimane un dubbio: ma Bea nonostante i suoi successi è una donna felice? è la donna che avrebbe voluto essere?

Giuseppe Riccio

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Un colpo di fulmine, la scoperta di un’amicizia fra due ragazze molto diverse che, come spesso accade, condividono con complicità, invidia e amore, gli eventi più importanti della loro crescita. Gli inevitabili contrasti, che riflettono anche le loro aspirazioni radicalmente diverse, faranno invece da collante ad un legame che sembra indissolubile. Mentre per Elisa ‘l’imperativo era scoprire’ per Bea è sempre stato ‘mostrarsi’. Sfruttando, prima con intuito e tenacia, poi con cinica maestria, le opportunità del web sin dai primi esperimenti ‘social’, Beatrice si afferma acquisendo una notorietà mondiale. Seguendo le sue passioni letterarie e scegliendo consapevolmente di diventare oltre che studentessa anche madre, Elisa raggiunge un equilibrio che l’aiuta anche a recuperare il conflittuale rapporto con la madre.

La Avallone ci regala un romanzo fresco ed attuale, con interessanti riflessioni sulla fenomenologia del fashion influencing. Ce lo racconta da vicino, con tutti i retroscena di vita vera e non ‘da vetrina’. Il libro è condito anche con numerose citazioni bibliografiche (diligentemente riportate in elenco alla fine) che arricchiscono una narrazione fluente e gradevole (molto azzeccato il richiamo alla separazione dei gemelli della città di K). Nel complesso un libro interessante, ben scritto, per nulla superficiale e a tratti emozionante.

Marco Beccali

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Con chiari riferimenti al Buzzati di "Un amore" e alla Morante di "Menzogna e sortilegio", Silvia Avallone scrive un romanzo di formazione sul passaggio dall'adolescenza all'età adulta, attraverso la storia di Elisa e Beatrice, unite da un misterioso e, per certi versi, inspiegabile rapporto di amicizia nato sui banchi di scuola.

Avallone ci parla di un periodo, quello dall'adolescenza, in cui tutto appare possibile, un tempo mitico in cui gli eroi e le eroine sono i giovani in sfida col mondo, in primis in lotta con l'universo familiare, e più o meno consapevoli di far parte di una società che detta regole e ambizioni, che orienta i giovani, in qualche modo, verso i medesimi obiettivi.

Elisa e Bea appaiono, dunque, come le facce di una stessa medaglia, sospese fra essere e apparire, in un mondo in cui la velocità e il culto dell'immagine sono garanzia di successo.

Ma il romanzo è anche la storia dell'incontro fra due solitudini, fra due universi interiori apparentemente inconciliabili, destinati inevitabilmente alla rottura, in una tensione "romantica" percepibile fin dalle prime pagine del testo dalla voce narrante di Elisa, segnata a vita dall'incontro con Beatrice, il suo identico differito.

Elda Lo cascio

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Quando Bea ed Eli si conoscono nella città di T. hanno 14 anni, sono caratterialmente opposte, ma hanno entrambe due famiglie a modo loro infelici e problematiche alle spalle. Bea è bella, altera, estroversa e determinata. Nulla la ferma o la spaventa. Ingoia la vita, con il radicato convincimento che le spetti sempre il meglio. Eli è carina, ma si infagotta in improbabili tenute maschili. È introversa, insicura ed arrabbiata con il mondo intero per le scelte non volute che la vita fin da piccolissima le ha imposto, l’ultima delle quali è proprio il trasferimento da Biella in Toscana, nella città di T. La conoscenza tra due persone così profondamente diverse, dà vita ad una incredibile, fortissima amicizia, di quelle che solo nella prima giovinezza si può avere la fortuna di imbattersi. Bea ed Eli insieme diventano una forza, e la consapevolezza di tale realtà, consente ad entrambe di affrontare in modo un po' guascone, talvolta plateale proteggendosi l’un l’altra, le difficoltà del mondo esterno: la scuola, la scalcinata famiglia di Eli e quella fintamente patinata di Bea, le bulle del paese, la malattia della madre di Bea, i rapporti con l’altro sesso. Per circa cinque anni, la vita di entrambe è centrata sulla loro amicizia, tutto il resto ruota intorno, anche le relazioni con i maschi, importanti si, ma non tanto da interporsi tra loro.

Lorenzo, il ragazzo di Eli, e Gabriele, il ragazzo di Bea non provano neanche a mettere in discussione la centralità dell’amicizia delle due protagoniste, e, per qualche anno, le cose sembrano filare senza troppi problemi.

Bea ed Eli hanno nella vita obiettivi completamente diversi, ma anche questo non sembra costituire un ostacolo per la loro amicizia, che nella diversità trova sempre nuovi spunti per rafforzarsi.

Quando Bea, Eli e Lorenzo si ritrovano a convivere a Bologna per frequentare le rispettive facoltà universitarie, l’equilibrio si spezza e nel corso di una incredibile serata calcistica in cui l’Italia vince il mondiale, Eli trova Bea con Lorenzo e l’amicizia tra di loro sembra finire malissimo e per sempre. Bea ed Ely si ritroveranno rocambolescamente circa dodici anni dopo, entrambe, in modo diverso, provate dalla vita, ed entrambe coscienti che certi legami così unici sono insostituibili e non si spezzano.

Il libro di Silvia Avallone è di piacevole lettura.

Ha un inizio assai intrigante, che però non mantiene appieno le promesse e va ad appiattirsi su una narrazione troppo lunga, assolutamente improbabile, soprattutto per quanto riguarda Bea, ed eccessivamente ripetitiva.

Va detto che dopo Elena Ferrante e la sua magnifica “Amica Geniale” è realmente difficile cimentarsi in un libro sull’amicizia al femminile, per cui lo sforzo della Avallone va riconosciuto.

Il libro ha, soprattutto, il pregio, di fare riaffiorare sensazioni ed emozioni seppellite dalla vita adulta e di riportare il lettore in quel magico periodo in cui ogni scelta sembra possibile ed ogni strada percorribile.

E non è poco.

Francesca Castellano

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Il ritrovamento di alcuni vecchi diari è l’occasione, per Elisa, di ricordare i momenti più importanti della sua vita e, in particolare, l’amicizia che per tanti anni l’ha legata a Beatrice. Proprio partendo dalla lettura di quei diari Elisa recupera il suo passato ed immerge il lettore in quella atmosfera particolare della vita di provincia che l’Avallone ha già tratteggiato in altre sue opere quali “Marina bellezza” o “Acciaio”. Il romanzo percorre, a grandi tappe, le vicende legate alla vita delle due ragazze, molto diverse tra loro e tuttavia accomunate dal disagio profondo di appartenere a famiglie “particolari”. Elisa, vissuta a Biella con una madre incapace di svolgere il suo ruolo, una madre dai sogni infranti (il desiderio di una carriera da musicista in una band rock), che utilizza la biblioteca di quartiere come un asilo nido, che condivide con il figlio primogenito gli spinelli e qualche bicchiere di troppo, che, infine, grande gesto di amore, acconsente a che la figlia vada a vivere con il padre, uomo posato, docente universitario che dovrebbe/potrebbe offrire alla ragazza una vita più normale. Per Elisa è un trauma profondo, la “sbiellata” un gioco di parole dei compagni, si trova a dovere affrontare la vita in un’altra città, T., e con un genitore che praticamente non conosce; la ragazza soffre pensando di essere stata rifiutata dalla madre ed a scuola non va certo meglio: i suoi capelli rossi ed il modo di vestire anticonvenzionale suscitano l’ironia dei compagni, di tutti tranne che di una, Beatrice Rossetti. Beatrice è la ragazza più amata e invidiata della scuola, sempre elegante e curatissima, sicura di sé e corteggiatissima ma anche anticonformista e amante della provocazione e proprio questa particolarità del suo carattere la spingerà ad avvicinarsi ad Elisa, il suo opposto. In realtà anche Beatrice ha una madre particolare, una madre che sogna per la figlia la vita da copertina che lei stessa non ha avuto e che la obbliga ad essere sempre perfetta ed in ordine. Le due ragazze diventeranno inseparabili, condividendo gioie, speranze, sogni e sconfitte del decennio della loro giovinezza fino al giorno fatidico del tradimento e della conseguente rottura dell’amicizia. Tutta la vicenda, che avrà un finale inaspettato, ci presenta il mondo provinciale tanto caro all’autrice e da lei proposto in altre sue opere; la storia sembra infatti riecheggiare altri personaggi da lei creati quali ad esempio Marina Bellezza, ma anche altri autori che hanno narrato di amicizie quali la Ferrante nella sua saga de “L’amica geniale”. L’autrice conferisce tuttavia alla sua opera un carattere originale che è frutto della sua personalissima esperienza di vita e tratteggia bene i personaggi, in particolare quelli femminili, sottolineando l’inadeguatezza delle madri, le incertezze del momento storico in cui i personaggi vivono, i sogni e le ambizioni di una certa parte di umanità che dal piccolo e ristretto mondo di una piccola città si affaccia sui mutamenti del nuovo millennio, il duemila, il secolo dell’immagine e dell’apparire. Il libro si legge con piacere nonostante le numerose pagine, la lingua è sempre curata ed il ritmo sostenuto, non ci si annoia e il lettore è subito coinvolto sino alla fine. Un’opera che contiene un messaggio di speranza, l’affermazione dell’importanza e del valore di sentimenti quali l’amicizia al di là del fluire del tempo e di inevitabili incomprensioni e sofferenze.

Rosella Balsamo

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Si chiamano Elisa e Beatrice le due protagoniste del romanzo di Silvia Avallone. Sono legate, ça va sans dire, da un’amicizia intensa e autentica che le unisce pur nella loro evidente diversità: Elisa è una ragazza introversa, riflessiva, amante della letteratura e goffamente avvolta in abiti che mal si adattano alla sua persona; Beatrice è bella, sfrontata, curata in ogni dettaglio, tutta trucco e parrucco, tanto da riuscire a diventare nel giro di pochi anni un’influencer di fama internazionale. Dietro questa apparente differenza caratteriale si nascondono due vite accomunate da una profonda solitudine. Elisa, sradicata dalla sua città natale, con una famiglia sgangherata, (anche se oggi è molto più di moda definirla “disfunzionale”) si sente estranea e non accettata da chi la circonda; Beatrice, nata e cresciuta a T. (non meglio identificata cittadina toscana) proviene da una famiglia che ha fatto dell’apparenza il tratto distintivo: in quella casa niente è come sembra e perfino i sorrisi sono “mummificati”. Due anime complementari che si incontrano negli anni dell’adolescenza, si riconoscono, condividono drammi, gioie, speranze per un decennio fino a quando non imboccheranno strade diverse (ma sarà veramente una separazione la loro?) Un libro scorrevole, ben scritto e coinvolgente, che, attraverso la vita delle due protagoniste e di tutti i personaggi a corollario, analizza gli anni del nuovo millennio contrassegnati dall’esplosione del boom tecnologico e dal traumatico passaggio dal mondo reale al mondo digitale, anni che hanno trasformato le vite in selfie patinati, ritoccati con i filtri, pronti da pubblicare sui social.

Laura Guercio

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Hannah Arendt aveva il culto per l’amicizia che ha riassunto efficacemente citando Karl Jaspers: “La fedeltà è segno della verità”. Il Romanzo di Silvia Avallone è un romanzo sull’amicizia e sulla fedeltà. Per Elisa i rapporti fondamentali della sua vita (madre, compagno, ed amica) sono fondati sulla fedeltà e quando questa viene tradita il sole si spegne. Elisa è una ragazza insicura, timida, che ha difficoltà nei suoi rapporti sociali rifugiandosi nella letteratura, nella poesia e nella scrittura. La madre è una donna fuori dagli schemi, “inconcludente, impulsiva, sempre su di giri”, che pur amando i figli (se ne prenderà cura durante la separazione) li abbandona un’infinità di volte e troverà la sua strada con il secondo marito, cantante rock fan di Vasco. Elisa ha un amore incondizionato per la madre (“Le appartenevo, era irreparabile il mio amore per lei”) e si sente tradita quando la madre le nasconde il suo nuovo rapporto; per Elisa fedeltà è verità e la madre ha mentito.

Bea è l’amica del cuore di Elisa; il suo doppio, quella che vorrebbe essere: sicura, intraprendente, sfacciata (come la madre). Il loro rapporto nasce con un furto di blue-jeans che forza la natura di Elisa: rompere i propri codici morali è un segno del totale abbandono a questa amicizia che in un solo momento alla fine con un bacio sulle labbra sfiorerà l’omosessualità.

È un’amicizia totale come si possono vivere solo nell’adolescenza dove tutto viene condiviso: gli interessi (letteratura, foto), l’amore filiale per la madre, gli amori.

Nel romanzo il mondo femminile è esaltato; tutti i personaggi femminili sono interessanti (Elisa, la madre, Bea, la madre) mentre i personaggi maschili sono in ombra: il padre di Elisa, serioso e secchione; il fratello un mezzo demente, drogato; il padre di Bea maschilista e totalmente assente in famiglia, Lorenzo il fidanzato di Elisa personaggio scialbo e quasi anaffettivo. L’unico personaggio maschile positivo è Gabriele il primo fidanzato di Bea che è senza Menzogna e Sortilegio (romanzo amato da Elisa).

 La fedeltà è la base del rapporto tra Elisa e Bea e tra Elisa e Lorenzo. Elisa si getta anima e corpo in questi due rapporti con la massima fedeltà/verità; rapporti che finiscono con il tradimento dei due che pur non amandosi vengono meno al patto di fedeltà con Elisa. Per anni Bea ed Elisa non si frequenteranno più: le loro vite seguiranno percorsi totalmente diversi. Bea diventerà una donna di cosiddetto successo conosciuta in tutto il mondo mentre Elisa condurrà una vita normale diventando madre di un figlio avuto da Lorenzo, ricercatrice universitaria e scriverà un libro sulla loro amicizia. Si rincontreranno in un non luogo per volontà di Bea: questa volta però c’è colpo di scena: l’infedele è stata Elisa che non ha dato il diario che la mamma di Bea le aveva consegnato in punto di morte pregandola di darlo a Bea. Sulle due infedeltà l’amicizia si ricompone.

 Il romanzo si legge con piacere anche se un po’ troppo lungo con alcune contraddizioni che solo alla scrittura si possono concedere: “la madre fricchettona con il marito serioso accademico”. “Bea, dopo una vita che più superficiale non si può, nell’incontro di conciliazione manifesta i suoi dubbi sull’esistenza pensando ai rifugiati ed al cambiamento climatico.

Mario Cottone

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Bea&Eli sono le protagoniste di questo romanzo. Si incontrano, si scontrano, si inseguono, si ammirano, si odiano, si amano, si ignorano in un susseguirsi di eventi che vanno dai loro 14 anni in avanti.

La lettura scorre bene e con continuità e piacere. Si trovano parecchi salti temporali (pare sia la moda della letteratura del momento), che vengono inseriti in maniera congruente nel racconto senza fare perdere il filo. Inizialmente sembra che si racconti solo dell'incontro di due adolescenti, ma entrando dentro la storia, lo sguardo si allarga anche alle famiglie di origine delle due ragazze, all'ambiente di provincia in cui vivono e al contesto sociale in cui la bomba internet sta per deflagrare. Le due famiglie si rivelano le due facce di una stessa medaglia: alto borghese, snob, vittima delle apparenze e dell'ostentazione una sgangherata, separata, sopra le righe, assolutamente male assortita l’altra. Entrambe disfunzionali con effetti disastrosi sui figli: mancanza di punti di riferimento in adolescenza e imposizione di una vita non scelta e basata sull' apparenza. Ma delle due, è la famiglia di Elisa che si rivela una preziosa risorsa. È quest'ultima che riesce ad insegnare alla figlia a crescere, a fare affrontare i demoni che la avevano tenuta prigioniera per 13 anni. E ci sono loro due Elisa e Beatrice che più diverse non potrebbero essere, che si trovano catapultate in una realtà che rischia di schiacciarle ma a cui loro reagiscono unendosi in maniera morbosa e rendendosi famiglia l'una per l'altra. In un rapporto quasi manicheo, tra l 'avere/apparire e l'essere, tra la ricerca spasmodica dell'"apparenza" che schiaccia inesorabilmente e senza scrupoli l-"essere" costruito con dolore, studio e indole caratteriale. Il testo si rivela un po' prolisso e ripetitivo in alcune parti ma nel complesso rimane la bella sensazione di essere messi a parte di importanti riflessioni da parte della protagonista, sino alla conclusione.

Serena Crifò

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La voce di Elisa ci accompagna lungo il romanzo e ci racconta della sua amicizia con Beatrice nata negli anni 2000 a T. Attraverso la lettura dei suoi diari, Elisa torna indietro nel tempo per ricordare un’amicizia, travolgente e contraddittoria, che nel presente sembra perduta. I ricordi le procurano dolore e rabbia, una ferita ancora aperta e viva che non riesce a rimarginare. Eppure Elisa e Beatrice sono così diverse: tanto l’una è timida, introversa, incurante del suo aspetto esteriore, trascinata contro la sua volontà a T. da Biella, con una famiglia disastrata, quanto l’altra è bellissima, sfacciata, con una famiglia apparentemente ideale. Accomunate da due diverse solitudini, si incontrano una sera del 2000 sulla spiaggia; nasce così un’amicizia particolarissima tra due esseri che sembrano non avere niente in comune. Elisa si nasconde in abiti oversize, legge moltissimo e trova nella letteratura sollievo e risposte, Beatrice, incantevole ed ambiziosa, fa dell’apparire la sua ragione di vita. Alle loro spalle due famiglie problematiche che non le sostengono durante la delicata fase dell’adolescenza. Il trasferimento a Bologna e l’inizio degli anni universitari segnano la rottura e il distacco tra le due. Le loro evidenti diversità e le contraddizioni intrinseche alla loro amicizia emergono e le conducono verso una frattura brusca, violenta. Beatrice diventa un’importante influencer, la sua vita è legata alla popolarità in rete, mentre Elisa alterna le lezioni all’università al suo impegno di giovane mamma. Le loro vite sembrano il concretizzarsi della dicotomia tra essere e apparire, incompatibili ed inconciliabili. Ma questa amicizia così inspiegabile, così travagliata sopravvive nel cuore di Elisa, con rabbia e nostalgia, e viene rivissuta e messa per iscritto nei suoi momenti fondamentali. La riconciliazione finale è uno dei punti fragili del romanzo. In maniera improvvisa ed ingiustificata Beatrice si ripresenta nella vita di Elisa e la loro storia riprende dal punto in cui si era arrestata. La scrittura della Avallone è fluida e scorrevole, accessibile a tutti. Anche questo romanzo, come “Acciaio”, è la storia di un’amicizia adolescenziale che prevede contraddizioni, separazioni e riconciliazione finale (che nel caso di “Acciaio” mi è apparsa meno forzata). Sebbene il contesto sia diverso, alcune tematiche care all’autrice si ripetono. La lettura è gradevole, ma non riserva sorprese.

Caterina Pietravalle

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È un libro che mi ha fatto rivivere le dinamiche dell’amicizia adolescenziale totalizzante ed esclusiva, del colpo di fulmine inspiegabile, dell’attrazione magnetica verso una persona completamente diversa da sé, che magari non rispetta schemi comportamentali eticamente corretti, ma per la quale a quell’età si è disposti inesorabilmente a tutto. Rivedo i diari, le uscite in motorino di nascosto, i piani perfetti per non tornare a casa, la “magia di segreti e tane in cui nascondersi e giuramenti solenni” del quarto ginnasio, attraverso l’amicizia tra “Elisa Cerruti, perfetta sconosciuta, e Beatrice Rossetti, che più celebre di così è impensabile”. Rivedo quell’amicizia assolutista infranta da rancori, il cui pensiero resta un tabù finché non arriva un incontro, o un segnale che lo spezza, in parte. Le due amiche, dopo essersi perse di vista per un litigio, si rincontreranno da adulte, ma il vero superamento che permette ad Elisa di andare oltre avviene attraverso la scrittura della storia di questa amicizia. Quello del potere liberatorio della scrittura come canale espressivo per fronteggiare questioni irrisolte è un tema portante. Ma è rilevante anche la riflessione sul rapporto tra letteratura e social network nella rappresentazione della vita e nel raccontarsi. Né la letteratura, amata da Elisa, né i social, mondo basato sull’immagine effimera ma fonte del successo di Beatrice (che considera invece la letteratura addirittura obsoleta), restituiscono la realtà in forma autentica, “ma le parole, a differenza delle immagini, hanno pietà e pudore”. Ben dettagliato il ritratto psicologico degli assetti familiari delle due ragazze di provincia. Il romanzo è un po’ lungo ma comunque efficace e molto ricco di spunti di riflessione.

Laura Mollica

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La protagonista del romanzo è Elisa, una donna di trentaquattro anni che ripercorre la sua vita segnata dall'amicizia interrotta con Beatrice, una ragazza bellissima che diventerà un'influencer conosciuta in tutto il mondo. L'amicizia tra le due adolescenti così diverse è il filo conduttore attorno al quale si intrecciano e si dipanano gli avvenimenti, le riflessioni, le paure, le contraddizioni ma è soprattutto il rapporto pirandelliano tra vita e forma, tra reale e immagine, tra il divenire imperfetto della vita e la fissità dell'essere nelle immagini perfette dei social a creare la suggestione del romanzo. Tutto il romanzo è imperniato sulle contraddizioni tra l'essere e l'apparire, tra parole sofferte e segrete ed immagini esibite sul web mentre via via si compongono i tasselli di un mosaico sulla femminilità mortificata e su ruolo delle donne, spesso obbligate dalla cultura predominante a rinunciare ai propri sogni. Così è stato per Ginevra e Annabella, le mamme delle due amiche, le cui doti non sono state espresse ed Elisa pagherà le conseguenze di questa insoddisfazione materna rimanendo sempre ai margini, volendo e non potendo. Il fascino del romanzo credo consista nell'avere sottolineato la bellezza del nondetto, molto più interessante e commovente di tutto ciò che viene pubblicato per cui i luoghi dell'adolescenza diventano luoghi dell'anima e la memoria risveglia avvenimenti e persone apparentemente dimenticati attraverso la camera privata con porta chiusa che è la scrittura (p18). Immagine come potenza affascinatrice e parola come sortilegio per cui alla fine anche la letteratura, fondata sulla parola di gorgiana memoria, può essere menzogna e sortilegio, Elsa Morante viene evocata, diventa un mezzo per dimostrare come un libro possa essere un salvagente cui appigliarsi nell'adolescenza o vivendo in una realtà marginale o di transizione come quella attuale. La scrittura diventa terapia per l'anima che ha smarrito sé stessa, per chi, come Elisa, da quando ha perduto l'amica ha smesso di tenere traccia della vita (cfr p.12) e che ora, come risvegliata da un sonno, vuole capire affrontando la perdita ed elaborando il lutto.

Gemma Alfano

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Come già in Acciaio, la Avallone si confronta con una storia di amicizia tra donne e di un legame adolescenziale che muta con il passare degli anni. Nelle vicende di Beatrice ed Elisa il filo conduttore è quello della scrittura e dei social, ma anche quello del rapporto tra l’immagine e il reale.

Come in Acciaio, anche qui le protagoniste cercano un riscatto rispetto a una condizione di base, a pesanti legami familiari e all’occhio giudicante degli ambienti provinciali in cui crescono. Riscatto che viene raggiunto da Beatrice attraverso l’attualissimo mezzo dei social e del “mestiere” di blogger/influencer, mentre la crescita di Elisa è legata alla cultura classica e alla scrittura.

Tutte le figure, del romanzo sono ben delineate anche sotto l’aspetto psicologico e rappresentano varie tipologie umane ed evidenzia la capacità dell’autrice nella costruzione dei personaggi. La scrittura è scorrevole e la narrazione coinvolgente.

Quello che mi rimane, dopo la lettura del romanzo, è un senso di irrisolto e una melanconia di fondo, trasmessa più dalla condizione di Beatrice che da quella di Elisa che, in fondo e malgrado ciò che appare, è colei che meglio ha superato le proprie difficoltà. “Forse, mi viene in mente, diventare adulti non è affatto una perdita come credevo. Al contrario, è una liberazione.”

Viviana conti

 

 

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