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Quei 10 giorni oltre la vita di Mauro Prosperi, Cinzia Pagliara
Ginko edizioni

 

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Circolo dei lettori
di Empoli “Biblioteca di Empoli”
coordinato da Antonella Bertini:
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Mauro Prosperi, che pare un avvincente romanzo d’avventura, quale ciascuno di noi, di fronte all’immensità e ai misteri del deserto, si è trovato, almeno una volta nella vita, ad immaginare. E invece è una vicenda vera, quella di Mauro Prosperi, che fu dato per morto dopo essersi perso nella Maratona delle Sabbie nella solitudine del deserto da cui riuscì ad uscire salvo e in buona salute, dopo avere sostenuto prove durissime, alle prese con fame, sete e numerosi pericoli. Una sfida di sopravvivenza, una sfida alla morte, estremamente e tragicamente concreta, in cui il protagonista affronta e supera limiti che, al di fuori del contesto, sembrerebbero insuperabili anche con la fantasia.

Enrico Marmugi

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 “Quei dieci giorni oltre la vita” è un saggio che risveglia le anime dei lettori invitandoli ad andare avanti e a combattere. È un inno alla sopravvivenza anche quando il mondo ci dà per sconfitti o per morti, un insegnamento cristallino di come si possa continuare a lottare anche nelle situazioni più disperate. 

È un titolo che affascina e coinvolge, che incuriosisce e conquista.  Un libro che lascia il segno.

Sara Innocenti

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Il libro si legge volentieri per conoscere un’avventura, ma non si può definire un saggio. Ci sono solamente delle brevi riflessioni sull’importanza della vita umana, quando il protagonista è costretto a farlo, data la prossimità con la morte. Tutto il resto mi appare come una valorizzazione di sé, il voler arrivare primo, superare gli altri anche non tenendo coto dei problemi familiari che vengono lasciati alla moglie senza tanti ripensamenti. Diverse sue affermazioni non sono condivisibili.

Antonella Bertini

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Il testo narra in prima persona l’avventura vissuta dal protagonista, concentrandosi sui dieci giorni trascorsi in completa solitudine e in condizioni estreme nel deserto del Sahara. La situazione favorisce la riflessione sul senso della vita e sui valori che la guidano - identificati dal protagonista negli affetti familiari, nella fraternità e nell’amore per il prossimo - ma anche il confronto con la maestosità e l’implacabilità della natura e con una delle sue manifestazioni più ostili all’uomo, quella del deserto. Ad una “Prima parte” contenente la narrazione vera e propria, impostata a mo’ di diario con suddivisione in giorni, e a una quindicina di pagine di fotografie, segue una “Seconda parte” che raccoglie vari contributi a commento della vicenda; quello della moglie del protagonista e co-autrice del testo, quello di un amico, poi una lettera scritta da Belkhir Said (non viene specificato chi sia) all’ambasciatore d’Italia ad Algeri, infine la postfazione dell’editore alla riedizione del 2020. Seguono 30 pagine di fotografie di Mauro Prosperi (ritratto in varie circostanze sportive), della sua famiglia e dei suoi amici. Trovo innanzitutto che il materiale sia stato organizzato in modo non ottimale, tanto che un’idea complessiva della figura del protagonista la si acquisisce soltanto al termine del libro, dopo aver letto i contributi che ce lo presentano nelle sue molteplici attitudini sportive. Si potrà dire che forse tale impostazione è voluta, e che era evidentemente interesse dell’autore concentrare l’attenzione soltanto sulla sua esperienza nel deserto. Allora tanto valeva omettere i contributi aggiuntivi e le foto, e semmai sviluppare maggiormente la parte dedicata all’avventura vissuta. Lo stile è piano, scorrevole, ma c’è qualche errore di costrutto sintattico. A fine lettura si chiude il libro con l’antipatica impressione di una cronaca scritta con il solo intento autocelebrativo.

Cristina Preti

 

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