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Il testimone di Stefano Medas
Mondadori

 

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Milano 2 “Lettori temerari”
coordinato da Patrizia Ferragina
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Ho trovato la lettura de “Il Testimone” estremamente noiosa. Il sottotitolo recita “dall'Egitto a Roma sulla rotta del mistero”, ma il primo mistero per me è come fa Callimaco il protagonista nelle pagine iniziali a dialogare con Zenone e poco dopo con Paolo di Tarso. Anche il linguaggio a mio parere non è coerente con l’ambientazione temporale; ad esempio, “a bordo della nave si era scatenata una lite furibonda per via degli stipendi arretrati” a me fa pensare ad una vertenza sindacale più che ad una disputa fra rudi marinai dell’antichità. I dialoghi poi, sono inessenziali alla vicenda che viene narrata indipendentemente da essi. C’è un dialogo del protagonista con Seneca in cui si parla del tempo, “il tempo che passa, quello che consuma la nostra vita”, (anche quella del lettore!). Le emozioni poi, non sono mai semplici, Seneca pone delle domande a Callimaco sull’Egitto con “sincera” nostalgia (ma esiste una nostalgia menzognera?). Insomma, l’autore dice, non mostra e questo rende la lettura difficoltosa: è stata un’impresa per me non pensare ad altro durante la lettura, e confesso di non esserci sempre riuscita.         

Patrizia Ferragina

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Premesso che, se avessi potuto scegliere, non avrei scelto libri a soggetto storico, ho notato che i due romanzi proposti hanno molti punti in comune, al di là delle innegabili differenze. Entrambi ci proiettano nel passato remoto, entrambi contengono un tesoro da scoprire o da trasportare, entrambi hanno un lato che definirei fantasy, entrambi sono il frutto delle fatiche di due archeologi. Le differenze si colgono nello stile narrativo e soprattutto nella capacità di destare la curiosità del lettore inventando colpi di scena e creando suspence. È in questa differenza che risiede il motivo della mia scelta di premiare “Il testimone”. Un romanzo che si legge con piacere grazie al ritmo incalzante e alla prosa accattivante. Quest’opera raggiunge un giusto punto di equilibrio fra diversi generi: l’avventuroso, il fantastico, il thriller, il teologico-filosofico, lo storico e perfino il religioso, visto che la parte centrale si ispira a un episodio narrato negli “Atti degli apostoli” riguardante il naufragio di Paolo di Tarso nei pressi dell’isola di Malta. Direi che l’autore ha vinto la scommessa di proporre argomenti di un certo peso (il significato della fede, il rapporto fede - ragione ecc.) senza annoiare o, peggio, intimidire il lettore, anzi, coinvolgendolo in situazioni rocambolesche e invogliandolo a identificarsi coi protagonisti della storia.  

Salvatore Pennisi

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È lo stesso autore a citare uno stralcio dello storico Fernand Braudel: “Si sa quando si parte, ma non si sa quando si arriva, né se si arriva", per condensare il senso di questo romanzo. Il giovane Callimaco, copista presso la biblioteca di Alessandria d'Egitto, parte alla volta di Roma dove, con il fratello maggiore Teocrito, dovrà consegnare un carico di volumi. Prima della partenza, però, si imbatte in un misterioso personaggio che gli affida una custodia di cuoio. Da qui prende il via un viaggio per mare carico di insidie.  Medas, archeologo navale e docente di storia della navigazione antica, conosce bene la sua materia e dà vita a un testo a metà tra il romanzo d'avventura e il thriller storico, avvincente e godibilissimo.

Nicoletta Romanelli

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Questo romanzo storico viene incontro a due passioni irrinunciabili della mia vita: i libri e la filosofia (greco romana in questo caso), dunque ha le carte in regola per essere da me adeguatamente apprezzato, anche se, lo dico subito, non mi ha appassionato come altre letture dei mesi scorsi. Il protagonista è Callimaco, giovane bibliotecario alessandrino, spirito razionale, convinto che la filosofia sia l'unico modo per giungere alla verità ma disorientato e nel contempo affascinato dalla testimonianza di Paolo di Tarso; questa relazione che è anche un dialogo costante tra le due componenti dell’animo umano, la razionalità e il fascino dell’abbandono alla fede. Molte le tematiche attuali...anche qui forse senza saperlo l'autore parla del passato ma si rivolge al presente: la condizione di sottomissione anche intellettuale della donna, il conflitto tra religioni e gli interessi economici, vera causa degli eventi. È un romanzo storico...o comunque questa è la sua ambizione (non sempre realizzata) e descrive bene l'impatto che la prospettiva cristiana ha avuto nel mondo mediterraneo. Non posso che concludere che io sto con Callimaco " un filosofo orfano della sua dialettica" ma sempre incline a porsi domande, a riflettere a indagare con lo strumento della ragione. Ho gradito in particolare il lungo discorso di Seneca sul tempo e sul suo rapporto con il genere umano...

Mariapia Salfati

 

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