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Le vite di prima di Daniela Galeazzi e Giuseppina Minghella

KappaVu

 

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Matera 2 “Svoltiamo pagina”
coordinato da Vanessa Vizziello
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Giovanna la turca è la protagonista che a 6 anni è catturata sulla nave del padre che vedrà morire, durante un attacco corsaro. Da quel momento in poi, crescerà attraverso le “sue vite”, fino ad arrivare nell’harem del Gran Visir. Il romanzo è ambientato nella seconda metà del 600 e vede storie parallele di tante altre persone. Romanzo scritto a quattro mani dove c’è il racconto attento e particolareggiato che Giovanna fa all’ ebrea Sara, reclusa con lei nel carcere del Sant’Ufficio a Roma. Dice di essere stata una cosa e il suo contrario: schiava e libera, cristiana e turca, povera e ricca. Tutto questo, però, l’ha fortificata e le ha dato la possibilità di sopravvivere ogni volta per prepararsi alla “vita successiva”.

Scrittura di semplice lettura ma che non alimenta la voglia di conoscere il seguito. Narrazione ingarbugliata, per me.

Vita G. Epifania

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Romanzo interessante e avvincente frutto di una costruzione narrativa efficace. La scrittura a quattro mani e, quindi, due teste, non si evince e lo stile narrativo è intenso ma nello stesso tempo semplice anche quando le vicende si confondono e si intrecciano per luoghi e tempi. Belle le ambientazioni così variegate e le descrizioni asciutte dei personaggi. C’è così tanta roba dentro queste pagine che si potevano scrivere tanti romanzi diversi quante sono le vite di Giovanna, la protagonista. Avrei preferito un finale nel quale la protagonista fosse ancora Giovanna e invece “.. la mia vita non è stata altro che un gioco d’azzardo”, dice Giovanna,  “nelle mani degli altri”, aggiungo io.

Vanessa Vizziello

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Volere divino o caso? È questa la domanda ricorrente che la protagonista si pone raccontando la sua storia. Siamo nel seicento in pieno conflitto tra cristiani e mussulmani e la piccola Giovanna viene fatta prigioniera dai turchi. Da quel momento cambierà nome, vita e futuro. Sarà schiava anche quando potrebbe non esserlo. Non riuscirà mai a trovare un’identità perché sarà sempre presa di mira delle avversità e dagli uomini che mineranno sempre alla sua serenità. Giovanna racconta la sua incredibile vita da un lercia prigione di Roma durante il buio periodo dell’Inquisizione e il suo racconto sarà a volte reale ma spesso fantasioso perché raccontare la verità è troppo doloroso. Il libro di Daniela Galeazzi e Giuseppina Minchella è una storia grande, ricca di particolari e carica di suggestioni. Un’avvincente lettura, non sempre fluida e a volte troppo descrittiva nella quale puoi perdere il filo tra quello realmente accaduto e quello su cui fantastica la protagonista.

Valeria Vizziello

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La vita di Giovanna la Turca è la storia vera di una bambina che a sei anni è catturata sulla nave del padre durante un combattimento corsaro. Da quel momento diventa per tutti la turca Avagadun dell’harem del gran visir. La protagonista ha vissuto tante vite, è stata una schiava e una donna libera, è nata cristiana ed è vissuta da turca, ha conosciuto la miseria e ha sfiorato la ricchezza, è stata amata, abbandonata, umiliata, ben accolta, scacciata. Giovanna racconta tutte queste sue vite incredibili, in terre diverse, tra culture diverse, nel tentativo di mettere ordine nella sua memoria. Racconta le sue vite soprattutto a sé stessa facendo un uso particolare dei suoi ricordi: attraverso un intreccio tra detto e pensato, i fatti si mescolano, si confondono, non seguono un ordine cronologico, vengono modificati o sottaciuti. “La mia vita reinventata per quel tanto che mi serve”, dice lei. Una caratteristica di questo romanzo è l’uso del racconto nel racconto. Accanto al racconto della propria vita, la protagonista narra le vicende di tante donne incontrate nel suo tormentato percorso. Anche queste figure di donne traggono spunto da processi dell’Inquisizione, persone umili che sarebbero scomparse per sempre se non avessero lasciato traccia di sé nei verbali giudiziari e se non fossero state riportate in vita da chi ha consultato quei verbali. In questo senso il nostro romanzo vuole essere una memoria restituita, vuole ridare voce e dignità a figure altrimenti inesistenti per la grande Storia Stessa. Libro scritto a quattro mani: scrittura semplice e fluida, spesso si perde in peripezie descrittive che fanno perdere al lettore il filo della storia.

Francesco Catona

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“Le vite di prima” è il racconto delle tante vite di Giovanna la Turca, narrazione che lei stessa fa alla sua compagna di cella Sara, prigioniera come lei nel carcere della Santa Inquisizione, in attesa che qualcuno la vada a liberare. Insieme alle sue vite, tantissime sono le storie di donne che che si sono intrecciate alla sua che Giovanna racconta, con l’intento, pare, di mettere ordine nella sua memoria e, così, provare a trovare la sua identità. Il libro, scritto a quattro mani, è ricchissimo di monologhi interiori, di dialoghi tra i personaggi e tra Giovanna e i suoi ipotetici lettori che rendono la lettura poco scorrevole e la scrittura un po’ confusionaria.

Selena Andrisani

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