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Nel nome della pietra di Cristina Fantini
Piemme

 

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Latina “Latina”
coordinato da Luisella Benedetti
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Il libro riporta subito alla mente “I pilastri della terra di Ken Follett ed a questo libro non ha nulla da invidiare.

I riferimenti storici sono frutto di una ricerca accurata e l’autrice riesce a ben delineare anche i caratteri dei personaggi, siano essi realmente esistiti o frutto di fantasia, riuscendo ad amalgamarli in uno scenario credibile. Essendo una studiosa di storia mi ha molto affascinato la ricostruzione dell’ambiente artistico e tecnico dove ingegneri, pittori, scalpellini e falegnami si impegnano, senza distinzione, nella costruzione del Duomo, simbolo religioso ma anche politico perché inteso a celebrare la grandezza di Gian Galeazzo Visconti. Le vicende personali poi rendono più coinvolgente la lettura e, al contempo, ci presentano un affresco della vita quotidiana della gente comune, della mentalità ma anche della produzione e della tecnologia, secondo la lezione degli “Annales

Paola Bertoni

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Romanzo gradevole, di facile lettura, ma in certi tratti manca la motivazione alla descrizione, a volte sembra di leggere un fotoromanzo senza foto specialmente nel racconto della vita dei due fratelli gemelli. Potrebbe essere un romanzo scritto nell'Ottocento per un pubblico desideroso di storie passionali, un romanzo che si legge con leggerezza, ma dove le figure femminili subiscono un destino fatto di ingiustizie e prevaricazioni, alla mercé del volere maschile. Il duomo di Milano la fa da protagonista, imponendosi come un faro di fede in una città che si avvia alla supremazia del nord, non solo italiano.

Marina Porporino

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L’incipit del romanzo, lento e complicato dalla presenza di molti personaggi, mi ha inizialmente scoraggiata a portare a termine la lettura. In seguito mi sono interessata ai dettagli della costruzione del duomo ed alle difficoltà che incontravano questi “ingegneri” promossi sul campo.

La storia di G. Galeazzo Visconti, che pure è colui che vuole questa grande opera, non incrocia in maniera determinante il racconto che prosegue in modo lineare ed accattivante.

Ho apprezzato molto il ruolo che rivestono le donne sia quelle potenti che quelle umili.

Ilda Porcelli

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Scorrevole, si lascia leggere.

Alessia Ricciardi

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