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Città sommersa di Marta Barone
Bompiani

 

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Circolo dei lettori del torneo
di Parma 2 “Voglia di leggere Ines Martorano”
coordinato da Pietro Curzio
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Marta Barone, dopo la morte del padre Leonardo, scopre una sua memoria difensiva in seguito ad una condanna per Banda Armata (appartenenza a Prima Linea) ed inizia una difficile ricerca per ricostruire la vita e le esperienze del padre.

Interessante la ricostruzione, senza pregiudizi, degli eventi e dei movimenti politici nella Torino di quel periodo dove L.B., come d'ora in poi viene nominato il padre, sembra onnipresente in difesa dei più deboli.

La ricerca si snoda fra labili memorie di un'infanzia felice e difficili rapporti di convivenza nell'adolescenza, frammenti di ricordi della madre, delle diverse altre compagne e dei vecchi amici del padre, ritrovandone frammenti significativi di vita e motivazioni profonde. Infine ne cerca anche le radici nella Puglia di origine forse riscoprendo anche sé stessa.

Ben scritto ma, non sempre ben amalgamate le diverse parti del romanzo e a volte faticoso seguire il disordinato procedere degli eventi da parte del lettore.

Ugo Ravanetti

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Marta è protagonista e narratrice della Città sommersa. Ha ventisei anni e si è appena trasferita a Milano dalla sua città Torino. Lavora per una casa editrice, da qualche tempo pensa di scrivere un libro sul padre, morto da due anni, un padre sfuggente e riservato, finito in prigione per motivi mai specificati chiaramente alla figlia, assolto tuttavia con formula piena. Nessuno in famiglia ne parla. Il ricordo del padre, sconnesso e incompleto, è un vuoto nell’anima di Marta; da qui nasce la sua ricerca, la lenta ricostruzione dell’esistenza di quello che non è più suo padre, ma è diventato “L.B.”. Marta si improvvisa cronista, ricerca documenti, scrive, ma rimane innanzitutto una figlia; si immerge in spazi in cui prendono vita persone, fatti, storie, fotografie, testi e testimonianze di un tempo lontano e sconosciuto. Cammina per le strade di Torino, riscopre i luoghi del terrorismo degli anni Settanta, la Fabbrica; guarda alle case che ha abitato o visitato e non le riconosce. Ripercorre le tappe della vita di L. B. a partire dal trasferimento da Roma a Torino, dopo gli studi di medicina, indaga sui suoi rapporti con Servire il popolo, cui L.B. si era legato, ma anche Prima Linea, con cui aveva contatti ma in cui non si era mai inserito, perché rifiutava la violenza e la lotta armata. Marta cerca amici, conoscenti, attivisti, compagni di partito, compagni di fabbrica, politici e avvocati e ripercorre le strade che ha attraversato Leonardo, suo padre, prima che diventasse suo padre. Trova un uomo dal carattere pacifico ma ambiguo; un giovane uomo impegnato e generoso nella Torino scossa dal clima politico e dalle lotte sanguinose degli anni Settanta. Attraverso le parole dei vecchi amici, della ex-moglie, scopre la vitalità, la cultura, la passione di quell’uomo che lei non ha mai conosciuto, fino all’addio di una morte misera

Liliana Superchi

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Libro indubbiamente interessante per l’argomento e la quantità di informazioni relative al periodo storico difficile –gli anni di piombo, l’assassinio Moro…I documenti sono molti e le informazioni molto dettagliate, forse anche troppo dettagliate. Ma la giustificazione per questo escursus nella storia Italiana è un “atto di interesse” grande dell’autrice, voce narrante, nei confronti del padre, morto di cancro e con il quale i rapporti non erano stati molto sereni, E lei scopre così un “uomo dalle molte vite”, a lei sconosciute. Della vita del padre, ricostruisce “un arco narrativo senza fornire un giudizio”. Infine la storia di questo “uomo spezzato” è una rivelazione per la stessa scrittrice, perché tutto di lui è in lei: “La storia di mio padre, dunque, come una grande conchiglia madreperlata, sotto la valva conteneva la mia: la mia…la mia vita vera.”

Cristina Colla

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La scrittrice si pone l ' obiettivo di ricostruire la figura del padre che non ha conosciuto in profondità avendolo frequentato solo saltuariamente

Ne scaturisce con efficacia la descrizione di un uomo colto e generoso che ha partecipato alla contestazione dal 68 agli anni 80 in modo coerente con le proprie idee

La lettura , però , risulta difficoltosa per il continuo passaggio tra la descrizione del privato personale e quellla dei dolorosi fatti storici che hanno caratterizzato il periodo

Il linguaggio è ricco e puntuale ma i frequenti richiami culturali appesantiscono il racconto

Lucilla Del Poggetto

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L’autrice ci accompagna nel suo personale viaggio di conoscenza e scoperta: del padre, prima di tutto, e degli anni di piombo. La figura paterna, ricostruita, immaginata e, talvolta, sognata, a partire dai racconti delle persone che lo hanno conosciuto più da vicino, da rare foto, da articoli di giornali, da episodi cruciali della storia contemporanea italiana. Un padre di cui Marta ha visto e vissuto, principalmente, le parti più spigolose ed eccentriche e del quale, nel viaggio a ritroso, emergono molte sfaccettature. Un libro avvincente, tenero e doloroso allo stesso tempo.

Francesca Sbarra

 

Città sommersa di Marta Barone
Bompiani

 

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Fiume Veneto “Prendiamoci il Tempo”
coordinato da Lucia Tomasi

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Un racconto molto toccante. Una ragazza che vuole conoscere la verità su suo padre. Se veramente fosse appartenuto alle “bande armate” degli anni ’70. Ed è così che scopre la vita difficile degli immigrati del sud che venivano a cercare solo una vita dignitosa.

Alda Jop

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È la ricerca del padre, il "recupero di un altro pezzo di mio padre", sapere che L.B., Leonardo Barone, "era esistito davvero"... la tensione che guida M. Barone, giovane appassionata di letteratura, nella scrittura del libro. "Quel libro che esiste perché non c'è più l'uomo", perché avrebbe voluto che fosse stato lui a raccontarle la storia, invece è pezzo su pezzo, come in puzzle, che ascoltando i suoi compagni, chi lo ha conosciuto, frequentato e amato... Marta ricostruisce l'identità di quell'"arruffapopoli" per la polizia, "il più intelligente di tutti noi, capace di tirare le fila che aveva prospettiva" per i compagni.

L.B., suo padre, era stato un medico sempre dalla parte dei più deboli, che aveva fatto esperienza di lavoro in fabbrica, che era stato incarcerato "per partecipazione a banda armata", che in carcere si era laureato in giurisprudenza e aveva concluso la sua esistenza occupandosi, da laureato in psicologia, di tossicodipendenti, ancora una volta di persone fragili. E in questo percorso interiore, Marta scopre una "nostalgia al futuro anteriore. Una nostalgia del non più possibile. Forse un giorno saremmo riusciti a parlare. Forse... avrei potuto fargli una carezza".

Gli scenari di questo mancato rapporto padre- figlia sono la storia, gli anni di Prima Linea, delle Brigate Rosse e sullo sfondo la città di Torino e la Fabbrica: "città sommersa", "ora amata ora estranea, città "oscura che non era riuscito a capire".

È con una scrittura rapida, incisiva e con obiettività lucida che l'autrice ci fa ripercorrere gli anni tormentati del post '68 e del terrorismo, trasformando il 'suo libro' in un utile strumento per una memoria collettiva.

Mariapaola Puppin

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 “Città sommersa" un romanzo di memoria e cronaca raccontate dalla scrittrice nel  suo romanzo d'esordio.

Alla ricerca di un padre e di un rapporto enigmatico e poco vissuto. Ho trovato il libro poco coinvolgente un minuzioso racconto dei fatti di cronaca, un’analisi di comportamenti e sentimenti del padre ricavati da testimonianze che però non mi hanno trasmesso empatia. 

Cristina Biral

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Questa scrittura è definita dall’autrice “un arco narrativo”. Racconta, infatti, un periodo di vita compreso tra gli anni settanta e ottanta di suo padre defunto, Leonardo Baroni.

L’autrice, ormai adulta, è sempre vissuta con la madre separata, ad eccezione di brevi periodi durante le vacanze estive che trascorreva con il padre. Dopo alcuni anni dalla morte del padre scopre il memoriale di un avvocato da cui risulta che lui (L.B. come lo chiamava la figlia) ha subito un anno di carcere con l’imputazione di appartenenza a banda armata. Le crolla il mondo. Le sembrava di conoscerlo in tutte le sue sfumature ma si rende conto di non sapere nulla di come sia vissuto da giovane studente di medicina e in seguito laureato, oltre che in medicina anche in giurisprudenza e psicologia.

Incomincia pertanto ad indagare e a fare ricerche minuziose sul periodo in questione. Da qui emerge la sua appartenenza ai movimenti di “prima linea” e “autonomia operaia” e che, coerentemente con le sue idee, si è sempre speso a servizio del proletariato. L.B. aveva la capacità di farsi adorare da tutti coloro che l’avevano conosciuto.

Marta Barone è una scrittrice davvero eccellente. Conduce abilmente il lettore in questo difficile periodo storico esplorando tutti gli avvenimenti accaduti nella sua Torino e in Italia durante gli anni di piombo. Un periodo in cui la Polizia usava le maniere forti, i movimenti sindacali, studenteschi ed altre formazioni pacifiste spesso venivano confusi con bande armate; queste ultime, però, si muovevano in clandestinità, giustiziavano e uccidevano. La scrittrice ha posto i riflettori in un’epoca in cui chi l’ha vissuta ha voluto dimenticare per voltare pagina, lasciando il ricordo solo ai familiari delle vittime.

Non tutto quello che è accaduto in quegli anni è da buttare. I movimenti furono anche laboratori di idee finalizzati a costruire una società nuova, più equa e giusta. C’era, all’epoca, spirito di gruppo, utopia, voglia di cambiare il mondo e ciò diede una grande spinta alle riforme.

Marta Barone ha raccontato i fatti con assoluta imparzialità ideologica ma ha trattato con tanta tenerezza e delicatezza le vicende del padre.

Questo libro merita davvero di essere letto.

Renata Vendramini

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Il torneo letterario di Robinson è un'iniziativa curata da Giorgio Dell'Arti per conto di GEDI Gruppo Editoriale S.p.A.
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