< Libri e lettori

Tutto chiede salvezza di Daniele Mencarelli

Mondadori

 

***

Circolo dei lettori del torneo
di Parma 2 “Voglia di leggere Ines Martorano”
coordinato da Pietro Curzio

***

"Tutto chiede salvezza" mi ha davvero colpito, soprattutto perché descritto in prima persona dallo scrittore, che parla con assoluta sincerità di cosa gli è successo, dei suoi pensieri e sentimenti personali che lo hanno portato ad essere ricoverato per un TSO obbligatorio. Non nasconde nulla delle sue paure, delle sue sofferenze che già a vent'anni riempiono il suo mondo. Durante il suo ricovero oltre che indagare su sé stesso, sulle ragioni che lo hanno portato in quel luogo, impara a conoscere anche i suoi sfortunati compagni di camera cercando di comprendere anche le loro sofferenze, benché questo implichi mettersi sempre di più in discussione.

Rita Lucreziano

***

Il T. S. O. che porta il giovane Daniele a fare una settimana di ricovero, in una struttura ospedaliera, lo costringe, e ci costringe ad entrare in contatto con altre persone ricoverate. ENTRARE IN CONTATTO è questo l'atteggiamento che apre alla ricerca e alla conoscenza dell'altro e a rendersi conto di sé stessi.

"Madonnina mia ho perso l'anima" questo urla quello che sembra il più folle di tutti, ma tutti i compagni di Daniele e lui stesso hanno bisogno di Amore per esserci, per esistere in un mondo che lascia indietro chi non si lascia omologare. E, a poco a poco, col progredire del rapporto, e, nell'essere testimoni di fatti traumatici, che avvengono tra quei letti, emergono le sconfitte che li hanno segnati fin da piccoli e le domande a cui tutti noi cercheremo nella vita di dare risposta, ma che per la loro sensibilità risultano insuperabili" Chi siamo? Perché viviamo?... e la morte? Qual è allora la differenza tra quelli che la nostra società indica come folli e i normali?

Risponde a questo Mario, l'ex maestro, il più pericoloso di tutti:" Oggi non si cura più la malattia mentale (che pure esiste), oggi è l'enormità della vita a dare fastidio, il miracolo dell'unicità dell'individuo, mentre la scienza vorrebbe contenere, catalogare"

I medici quindi spesso non ascoltano i malati, ma li contengono con i farmaci "Perché i matti vanno curati, mentre le parole, i dialoghi è merce riservata ai sani"

Daniele scopre, in quella lunga settimana

la grande importanza dell'ASCOLTARE ed avendo alle spalle solidi affetti familiari e la forza della poesia, che lo salva dai momenti bui, trova una possibile chiave per affrontare la vita nella totale accettazione delle estreme fragilità degli altri e di sé stesso

Donatella D’Agostino

***

Nell’esperienza dolorosa dell’ospedalizzazione imposta da un TSO, Daniele, ventenne con problemi mentali, racconta la sua storia di sofferenza. Oppresso dal peso dell’esistenza, il giovane dice di sé: “Per ora riesco a nascondere la ferita che la vita mi procura, ma non riuscirò a farlo per sempre”. Nella corsia del reparto altre storie dolorose, alle quali il giovane rivolge il suo sguardo attento e pieno di umanità profonda. Mai la repulsione, piuttosto la sua ironia carica di affetto, con cui coglie l’essenza delle esistenze altrui, nelle loro stravaganze e assurdità. Presto il gruppetto dei ricoverati si trasformerà in una piccola comunità sofferente e dolcissima, lacerante e terapeutica per ciascuno di essi. Gli interventi dei medici, invece, appaiono inadeguati e lontani dalle loro problematiche, come rileva Daniele “Restiamo in silenzio, né io ho voglia di parlare, né lui mostra volontà di ascolto, nemmeno quella finta da contratto”. Con l’ironia delle leggere ventate di romanesco e con la sua prosa incisiva e poetica, Mencarelli ci accompagna in un viaggio difficile

Margherita Tricarico

***

Che cos’è la pazzia? Chi è pazzo? Come non porsi queste domande durante la lettura di TUTTO CHIEDE SALVEZZA di Daniele Mencarelli, autore e personaggio di un piccolo libro, uscito nel 2020, circa 200 pagine, in cui, con l’aiuto dell’immaginazione, racconta una esperienza personale in un reparto di psichiatria, per un TSO, cioè per un trattamento sanitario obbligatorio. Una settimana dentro a una struttura, a diretto contatto con la sofferenza degli altri e metterla a confronto con la propria. L’esperienza è del 1994, la scrittura e la pubblicazione del 2020, a distanza di 26 anni, lungo tempo per mettere a fuoco un breve periodo doloroso della sua vita, confrontato con il dolore degli altri.

Il libro è spesso scritto in dialetto romanesco, perchè così parlano quasi tutti i malati e gli infermieri e l’espressività di questo dialetto dà colore e calore alla storia raccontata.

Non si precisa dove sia esattamente l’ospedale, ma ci sono diversi riferimenti, per individuare un’area dei COLLI ALBANI, nelle vicinanze di Roma e da dove in lontananza si traguarda il mare. Per una settimana il mondo diventa un microcosmo, una stanza con 6 letti, dove c’è tutto il dolore del mondo nelle sue diverse sfumature. Dei 6 letti ne sono occupati 5 : personaggi diversi per età e per gravità della malattia mentale. DANIELE, soggetto e oggetto, racconta in prima persona di sé e degli altri. È lì ricoverato, perché per un eccesso di rabbia ha distrutto casa e quasi ucciso suo padre. Accanto c’è chi è indicato con un soprannome, che sintetizza comportamenti insoliti, come MADONNINA che, con un’angoscia profonda negli occhi, invoca la Madonna e chiede perdono. GIANLUCA, che si porta dentro una ragazza e che, se può, si profuma, si mette il lucida labbra. GIORGIO è arrivato il giorno dopo Daniele, ancora ha dentro di sé la rabbia per non aver potuto vedere la madre morta, quando aveva 10 anni. ALESSANDRO guarda insistentemente OLTRE, il nulla. Era un muratore, per aver costruito un muro fuori piombo, si è ridotto così catatonico, un “bozzolo di silenzio” Il padre ogni giorno gli dà da mangiare, lo lava, gli taglia le unghie. Infine c’è MARIO, che sembra il più normale per come parla e si atteggia, in realtà si è chiuso nel suo angolo magico, vicino alla finestra, dove guarda verso un albero, in cui c’è il nido di un uccellino, anzi sarà proprio quando si protenderà per dargli da mangiare che cadrà nel vuoto. Questa caduta provocherà un grande scompiglio presso i ricoverati, ma soprattutto presso medici e infermieri, che vedono turbata la loro abituale routine. Ora tutti sembrano trottole impazzite. Daniele ricoverato era rimasto sconcertato dall’indifferenza dei medici, che non ti guardano nemmeno in faccia, mentre rispondi alle loro domande, oppure sono capaci anche di addormentarsi. Sanno dare solo cure farmacologiche, che non guariscono. I malati mentali hanno bisogno di interessamento sincero, di amore, non di indifferenza e pasticche. Daniele ha una sua cura che è la parola, la scrittura di poesie. Tra l’altro Daniele Mencarelli, prima di scrivere romanzi, si è fatto conoscere come poeta. Ha condiviso con Mario il maestro elementare, il valore della poesia, dello scrivere POESIE ONESTE, come direbbe SABA, quella che scava, arriva all’osso, permette di dire con semplicità, di tirar fuori i mali che sono dentro. Eppure questi 7 giorni in reparto psichiatrico sono di aiuto nel confronto con il dolore degli altri, nello stabilire quasi un rapporto di amicizia, di condivisione e solidarietà, magari mettendo i pochi soldi insieme e far venire da fuori una pizza e mangiarla insieme.

Per Daniele un incontro importante è, quando tra le donne ricoverate, separate dagli uomini, incontra VALENTINA, una ragazza che frequentava il suo stesso oratorio a PAVONA. In questo modo scopre che si può involontariamente fare del male. Valentina è impazzita a 14 anni, dopo essere stata lasciata da un Francesco, che aveva usato gli altri ragazzi della compagnia, per far credere che era innamorato di lei e per fare l’amore con lei e poi abbandonarla, raccontando a tutti che” era stato il primo a bucarla”.

Era un gioco di adolescenti senza cattiveria, una ragazzata, che invece ha seminato pazzia. Tra i mali, quelli fatti per gioco, sono i peggiori. Essere uomini sta nella consapevolezza che ogni gesto ha un valore nel bene e nel male. Mario aveva detto CURATI, chiedi aiuto quando serve, ma lascia il tuo sguardo libero, non farti raccontare il mondo da nessuno. Sentire l’inadeguatezza di un mondo che è aspro verso chi non è riuscito a sviluppare armi per difendersi.

Daniele chiede SALVEZZA per sé, per sua madre, per tutti i figli e tutte le madri e tutti i fratelli di tutti i tempi passati e futuri. LA MIA MALATTIA SI CHIAMA SALVEZZA

Caterina Fiore

Comunque I due libri che ho dovuto giudicare mi sono parsi troppo diversi per poterli comparare

***

L’autore parte da un episodio vissuto in prima persona per descrivere il piccolo mondo di una stanza di un ospedale psichiatrico. Un affresco di molteplici personaggi, eccentrici e fragili, ognuno con il proprio dolorosissimo peso sulle spalle e con la propria verità di fronte ad una vita che non fa sconti. Un racconto in presa diretta, con una descrizione perfetta dei protagonisti e del loro folle tentativo di rispondere al dolore della vita.

Francesca Sbarra

Il torneo letterario di Robinson è un'iniziativa curata da Giorgio Dell'Arti per conto di GEDI Gruppo Editoriale S.p.A.
L'iniziativa è riservata agli utenti maggiorenni. Questo sito non usa cookies.
Dubbi, problemi: torneoletterariodirobinson@giorgiodellarti.com
Vedi anche Il Blog di Giorgio Dell'Arti su Repubblica.it