Vite maledette di Vito Molinari
Oltre
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Circolo dei lettori del
torneo di Robinson
Farra di Soligo“Quelli di LLC”
coordinato da Annalisa Tomadini
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La premessa è senza dubbio originale, quella di cinque “autobiografie” post-mortem di altrettanti irregolari dell’arte italiana, spaziando nel tempo. Gesualdo da Venosa, Caravaggio, Alessandro Stradella, Amedeo Modigliani e Antonio Ligabue, quest’ultimo recente protagonista di un bel film. Artisti che hanno in comune, per l’appunto, una vita maledetta e sospesa tra violenza, povertà, tradimenti, eccessi. Molinari se li immagina che, dall’oltretomba, appena morti, vogliano dire la loro su quel che è stata la loro vita, e andare oltre la patina superficiale che incrosta le loro leggende. Non a caso la premessa di Andrea Tarabbia che proprio a Gesualdo di Venosa aveva dedicato il suo splendido romanzo storico Madrigale senza suono, teso anch’esso alla ricerca dell’essenza più profonda di un uomo diventato famoso per il connubio tra violenza e arte. L’esperimento di Molinari è assolutamente riuscito e riesce a coinvolgere il lettore in uno sforzo di immedesimazione non facile.
Matteo Polo
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Molinari scrive cinque “finte autobiografie” di artisti maledetti, famosi tanto per la loro arte eccelsa – due musicisti e tre pittori – quanto per le loro vite burrascose (Gesualdo da Venosa, Caravaggio, Alessandro Stradella, Amedeo Modigliani e Antonio Ligabue), lasciando che si raccontino in prima persona, senza fronzoli e senza moralismi, con uno stile breve e asciutto. La sperimentazione dell’autore riesce bene, secondo me: mi ha permesso di avvicinarmi ad artisti che non conoscevo se non per le loro opere (e nel caso dei musicisti, in maniera assolutamente sommaria), entrando in contatto con i loro lati oscuri, con i loro vizi, con le loro debolezze. Molto interessante.
Annalisa Tomadini
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