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Storie per voce quieta di Roberto Piumini

Oligo

 

 

L’onirico universo narrativo di Storie per voce quieta di Roberto Piumini, accoglie il lettore con un mosaico di 29 storie narrate da una “voce quieta”, fantastici frammenti di vite vissute fuori da qualsiasi coordinata spazio-temporale. Le storie, indipendenti l’una dall’altra, sono raccordate dalla presenza dei tre bislacchi protagonisti: Siba, una pittrice; Maloi, un matematico; Chinarra, il narratore, alle prese con la biografia di un danzatore pataslavo. Spesso ospite a casa loro, c’è inoltre la stravagante “gatta matrona” di Parquediz. Attraverso un caleidoscopio di immagini e situazioni che celebrano il potere magico della fantasia, e spesso sfiorano la liricità della poesia, Piumini defamiliarizza il quotidiano e l’ordinario, e restituisce ai lettori un mondo che esalta la bellezza del silenzio, e il valore dell’empatia e della gentilezza. Le storie che prendono vita nelle sue pagine celebrano l’accettazione e il rispetto dell’altro, sotto qualsiasi forma, anche quella più bizzarra e apparentemente irrazionale, senza pregiudizi e esclusioni.

Antonietta Struzziero

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L’improvviso volar via del tetto della casa impaesa sin dalle prime righe il lettore in un universo di magia e atmosfere surreali. Un fiorire di immagini seducenti e suggestioni evocative trascina capitolo dopo capitolo in un turbinio di vicende sospese nel tempo e nello spazio. Ventinove storie, ognuna con vita propria, da leggere anche singolarmente, vista l’assenza di concatenazione degli eventi, osservando incuriositi i diversi cambi di scena. Ma è la miriade di dettagli a far perdere il filo della narrazione, ci si sente come la Gatta di Parquedez che guardava stupita, non proprio spaventata, però non si avvicinava. Si procede incuriositi osservando la miriade di frammenti che costellano le storie di Siba, Maloi e Chinarra, personaggi eterei che si confondono nelle atmosfere di sottofondo. Un esercizio di stile.

Roberta Galterio

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Storie? Novelle? Favole? Sogni? Di che pasta sono fatti questi brevi racconti con cui Roberto Piumini ci trasporta nell’iperuranio, ad Atlantide o sul tappeto volante? Zucchero filato, polvere di stelle, briciole di luna o fili di seta? Non ce li godremo fino in fondo finché vorremo capire: quando avremo smesso di voler sapere, allora esisterà davvero la casa senza il tetto, almeno finché resta l’estate; e scopriremo che il mare, tranne trascurabili eccezioni, è a sud; che se troviamo un animale dalle mille bellezze, Siba le ricamerà una ad una… e anche se giriamo il mondo per trovare il filo giusto, a lei servono solo 5 gugliate, di colore, lunghezza e spessore dei suoi capelli. Tutto è “strano” e insieme ovvio, tutto ha un senso e la fine più inaspettata, tutto sorprende e chiarisce: la lingua è usata con maestria di giocoliere, ogni cosa significa ciò che è e ciò che non avremmo mai pensato che fosse. Piumini è un mago, le sue parole sono uno sfarfallio incantato e poetico, i suoi racconti per adulti hanno la fantasia smodata e sconfinata dei bambini.

Paola Leon

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I quattro protagonisti si esprimono in un linguaggio semplice, muovendosi tra splendidi paesaggi, evocativi di forti suggestioni, encomiabili proprio in virtù dell’uso della parola. Si rimane, tuttavia, interdetti dall’improvvisa comparsa della voce del narratore che tronca brutalmente la descrizione stessa. Spesso il racconto indulge in particolari attraverso il ricorso a elenchi che, risultando inutili, nulla aggiungono alla lettura né sul piano emotivo né sul piano conoscitivo.

Stamura Favoino

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Storie per voce quieta è una raccolta di racconti. I protagonisti di questi racconti sono sempre Siba, Chinarra e Maloi e una gatta che non appartiene a loro, ma in pratica sì. I racconti sono narrati da Chinarra che tra un episodio e l’altro è impegnato nella stesura di un’opera che pare non debba mai finire. Le cose di Piumini sono un po’ particolari, c’è sempre una specie di realismo magico che permea tutti gli episodi che non seguono un filo narrativo e galleggiano fuori dal tempo e dalla realtà rimanendo sospesi nella leggenda. L’effetto risultante è quello di una fiaba in cui i personaggi vogliono adagiarsi in quiete e in stasi, magari in attesa della prossima catastrofe. Tutto è sempre in forse, come il Padrone della gatta: “Forse Parquediz era a letto, forse risparmiava la corrente, forse era morto, forse aveva abbandonato la casa, forse non esisteva”.

Alessio Di Simone

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Noir. Lasciatevi incantare dalla lettura delle Storie per voce quieta dove, come in una ballata, Piumini racconta e canta (come fa il coro Hispano Americano di Milano a cui l’autore dedica questo libro) di eventi straordinari, di incontri surreali, di luoghi magici. Tre amici, uno scrittore dal nome significativo (Chinarra), una pittrice (Siba) e un matematico (Maloi) vivono insieme in un’estate di sogno condividendo una casa senza tetto-scoperchiata da un vento fortissimo - felici di poter godere della bellezza del cielo stellato. L’ultima volta che venne il vento, il primo dei 29 racconti (o capitoli) ci introduce subito nell’atmosfera fantastica che si respira nella vita movimentata di questo strano terzetto, sempre pronto ad aiutarsi nel risolvere i problemi che il mondo reale presenta loro attraverso un caleidoscopio di ospiti, invitati e non.

Ludovica Mazzola

 

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Roberto Piumini, erede di Rodari e Calvino, in Storie per voce quieta come un moderno aedo, ci narra (in 29 capitoli) in forma onirica, le avventure, i viaggi, i sogni di tre stravaganti protagonisti che vivono insieme: Siba, una pittrice, che ricama uccelli del paradiso intessuti dei suoi capelli; Meloi, un meditabondo matematico immerso nei suoi calcoli; Chinarra, il narratore e biografo del danzatore Bur Monchinon. A eventi inattesi, numerosi e diversi, non graditi, come una forte folata di vento, la pioggia ininterrotta, la distorsione di una melodia, corteggiatori insistenti, matrimoni riparatori, costruzioni che impediscono la vista della luna per intero, reagiscono tirando amabili scherzi, sciogliendo incantesimi, facendo magie con intrugli e riti strani, compiendo metamorfosi come nei poemi epici classici. Si difendono a vicenda con arguzia e leggerezza. Ospite gradita, viene spesso a trovarli, è la gatta di Parquediz, alla quale è destinato un cuscino verde e che avvelenata dal padrone viene riportata da loro in vita con le magie e gli incantesimi. Gli elementi fondamentali di questo romanzo/favole sono: il corpo con le sue percezioni e sensazioni, la magia, il gioco, il viaggio, espressi e tradotti con parole forgiate per inusuali metafore (luna/uovo d’argento, il sonno/ dolce sposo della vita) oppure in neologismi di pura fantasia (bosciole e negrilli). Il lettore viene trasportato nel viaggio insieme ai protagonisti verso il mare, il fiume, per inseguire una dolce melodia o il canto sonoro di un gallo, nel loro utopico mondo, dove regna gentilezza, rispetto per l’alterità, cura della bellezza, con la convinzione che con pacatezza e lungimiranza si possano risolvere problemi di diversa natura e stringere relazioni pacifiche.

Anna Violati

 

Il torneo letterario di Robinson è un'iniziativa curata da Giorgio Dell'Arti per conto di GEDI Gruppo Editoriale S.p.A.
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