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Tempo curvo a Krems di Claudio Magris

Garzanti

 

Ho trovato il libro scorrevole e piacevolmente ben scritto, inizialmente la diffidenza verso storie che più che una completezza narrativa riuscivano a tratteggiare dei singoli momenti di vita di vari personaggi mi ha convinto, portandomi a considerare il libro come una galleria di ritratti tenuti insieme dal concetto del tempo che sfuma.

Antonio Lagamma

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Due libri interessanti ma entrambi piuttosto complicati, ognuno a modo suo: le ricche citazioni della Guerritore, che rendono la sua opera uno stimolo ad approfondire lo studio di interessanti personaggi esistiti nella realtà o nei grandi romanzi, e le diverse storie sullo scorrere e non scorrere del tempo, sempre visto con gli occhi di protagonisti alla fine del loro percorso. Ho preferito la Guerritore, che riesce ad essere una donna forte pur assimilando e comprendendo le debolezze di tutti i personaggi che ha interpretato e che ha fatto conoscere con la sua opera un caso di femminicidio che ai primi del novecento aveva mosso l'opinione pubblica.  

Francesca Sardiello

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È stata una scelta estremamente difficile ma alla fine ho deciso di premiare questi cinque racconti che fanno i conti con il tempo, affrontando il tema della senescenza. 

Ogni racconto una perla narrativa, la cui scrittura irreale inserisce i personaggi in un tempo sospeso che consente loro di osservare il tempo passato e il tempo presente della loro vita da una prospettiva nuova, con i ricordi che si sovrappongono e si confondono . 

Questa fusione temporale determina una possibile via di fuga nel futuro. 

Una straordinaria riflessione sul tempo da leggere e rileggere più volte, perché ogni volta nuove riflessioni scaturiscono. 

Alfredo Petitto

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Contrariamente a quanto avevo votato cioè QUEL CHE SO DI LEI, riflettendoci qualche giorno, in più devo dire che quasi mi sembra di essere più attratta da TEMPO CURVO A KREMS, ammetto di aver votato nella totale indecisione e aver proteso verso la Guerritore anche per una questione di "quote rosa".

Tempo Curvo a Krems, se fosse un colore lo immagino come il blu balena, dolce e romantico, a tratti spettrale e misterioso. La ricchezza dei dettagli e degli aggettivi ha facilitato la mia già fertile immaginazione. Anche qui i personaggi sono eccellenti, hanno carattere e sono ben delineati dallo scrittore. La lettura è scorrevole e piacevole, come un gioco delicato con il concetto di tempo e giovinezza che non stanca mai.

Lucia Concilio

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Scrivo la mia motivazione del libro di Monica Guerritore "Quel che so di le" che ho  scelto.
Premetto che, come nello stile  di Magris, la scrittura e i racconti  del Tempo curvo a Krems sono impeccabili, ma mi hanno lasciato un senso di incompiuto, per cui ho scelto il romanzo di Monica Guerritore, forse perch
é sono una donna e l'argomento del femminicidio mi tocca in modo particolare.
Monica Guerritore rivive le vicende delle donne del suo romanzo con grandi emozioni, descrivendo l'amore incondizionato che certe donne sanno donare senza riuscire a proteggere la propria dignit
à e a riconoscere il proprio valore. Argomento purtroppo attuale dove le donne vittime non hanno la capacità di reagire e di comprendere i limiti dei sentimenti umani.

Enrica Donzelli

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Ho scelto il libro di Magris perché ne ho adorato la malinconia sottile. Ho trovato invece che lo spunto del libro della Guerritore fosse molto interessante ma troppo ambizioso e costruito nel suo sviluppo.

Michaela Molinari

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Ritrovo in questo libro la scrittura superlativa di C. Magris, anche se la linfa stavolta è più opaca. È la testimonianza del bilancio della propria esperienza in cui si abbandonano i lidi fin lì' ottenuti, di potere, possesso, denaro, amore, per raggiungere la completa consapevolezza di se' e della propria crescita interiore. Il traguardo è la libertà da ogni ruolo e da ogni onore del passato; è la ricerca della leggerezza e solitudine per un altro se'.  Preziosi i ricordi, le testimonianze e la storia. Allineare il passato e il futuro in un tempo circolare è una magia che riesce solo ai grandi scrittori come Magris.

Clara Zeppa

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Entrambi i libri sono interessanti: appassionati e ben costruiti. La raccolta di racconti di Magris, tuttavia, dimostra maggiore coerenza e unitarietà (il che è quasi paradossale, dovendosi confrontare un unico racconto con cinque racconti). Il testo di Monica Guerritore infatti ha qualche passaggio forzato, e risulta inoltre un testo impegnato, senza però dare una chiara indicazione in questo senso; diversamente, i racconti di Magris, pur nella diversità delle ambientazioni, sono accomunati, oltre che da elementi narrativi (il tema degli esuli e dei migranti), da uno sguardo malinconico ma acuto sulla vita e sul senso di essa, e da un tono che stimola maggiormente riflessioni o, più semplicemente, che strappa un sorriso o un sospiro.

Paolo Fumagalli

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Nei 5 racconti di Claudio Magris, come in tutti i suoi testi letterari, si sente sempre il grande intellettuale e saggista. il tema del diventare vecchio e soprattutto dell'essere vecchio non riesce a mio avviso in questi racconti a superare una profonda malinconia.

Lidia Pala

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Contrariamente a quanto avevo votato cioè QUEL CHE SO DI LEI, riflettendoci qualche giorno, in più devo dire che quasi mi sembra di essere più attratta da TEMPO CURVO A KREMS, ammetto di aver votato nella totale indecisione e aver proteso verso la Guerritore anche per una questione di "quote rosa".

Tempo Curvo a Krems, se fosse un colore lo immagino come il blu balena, dolce e romantico, a tratti spettrale e misterioso. La ricchezza dei dettagli e degli aggettivi ha facilitato la mia già fertile immaginazione. Anche qui i personaggi sono eccellenti, hanno carattere e sono ben delineati dallo scrittore. La lettura è scorrevole e piacevole, come un gioco delicato con il concetto di tempo e giovinezza che non stanca mai.

Lucia Concilio

 

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Molto malinconico, descrive l’estraneità di 5 personaggi, giunti all’ultima fase della loro vita, a tutto ciò che li circonda e che dovrebbe far parte di loro. I parenti, i colleghi, gli episodi vissuti nel passato sono ormai lontanissimi ed estranei al loro presente. C’è chi fugge e c’è chi deve comunque accettare la presenza di questi elementi estranei, mantenendo tuttavia una distanza siderale da essi. Cosa crea questa distanza? Il riappropriarsi della loro vera identità, persa nel corso della vita a furia di accettare compromessi. Ecco che “la terza età” diventa l’occasione di essere pienamente se stessi, riconoscendo e confessandosi il proprio disagio quando i gesti non sono spontanei ma derivano dal ruolo che i protagonisti hanno, talvolta loro malgrado, nella società. La coscienza di sé, tuttavia, non suscita gioia, ma solo l’amara consapevolezza di essere alla fine e di non riconoscersi e/o non riconoscere il proprio passato. È una sensazione di estraneità che provoca disagio e che impedisce di provare la soddisfazione di una vita vissuta pienamente, in linea con i propri valori e le proprie priorità

Silvia Fragola

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C’è un fil rouge che lega i personaggi descritti nei cinque racconti di Magris, una specie di malinconia lontana, un’eco di rassegnazione per il tempo che è passato. 

I personaggi di Magris raccontano quello che è stato attraverso i propri ricordi, senza però farsi sopraffare da rimorsi o rimpianti.

È semplicemente tempo passato che si è posato sulle loro esistenze come polvere sulle pagine di un libro.

Eleonora Zampierolo

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Entrambi libri molto belli e intensi, tra i quali è stato difficile scegliere quale far restare in gioco e quale eliminare.

Magris, già prima di iniziare a leggere i due libri, partiva avvantaggiato, essendo uno dei miei autori preferiti, per molti motivi che qui non serve esplicitare.

Tuttavia, dopo aver letto e riletto i due libri la mia preferenza va per quello di Monica Guerritore.

Qualche considerazione per giustificare questa mia scelta qua di seguito.

Entrambi i libri hanno il medesimo punto d'appoggio per far agire la leva narrativa: entrambi, giunti ad un'età più che matura la Guerritore e decisamente anziana Magris, si voltano indietro e riflettono su quello che sono diventati e quello che non sono stati.

Va chiarito però che non sono opere di autobiografia, ma appunto narrazioni, opere di letteratura nelle quali precisi episodi storico-biografici servono per innescare proiezioni fantastiche sul significato del mestiere che hanno praticato negli anni e con il quale vengono identificati e percepiti dal pubblico: studioso e scrittore, intellettuale a tutto tondo lui, grande attrice di teatro lei.

Se questi sono i punti in comune, per il resto i libri sono diversissimi: un unico testo parlato in prima persona per la Guerritore, cinque racconti molto diversi tra di loro per la cornice narrativa, che racconta di personaggi e situazioni che vorrebbero raccontare di “altri”, ma che non riescono a mascherare la necessità dell'autore di interrogarsi su se stesso per rispondere alla domanda: chi sono stato, per me e per gli altri? Chi avrei potuto essere, diverso da quello che sono, se il caso e le vicende storiche, nei cui flutti ogni esistenza viene portata su spiagge anche inaspettate, se ha la fortuna di sopravvivere, non mi avessero portato ad essere quello che sono?

Come dicevo, queste domande sono comuni ad entrambi.

Lei lo esplicita offrendo  con la citazione iniziale di Hillman sia il senso di questo suo lavoro che la chiave di lettura per chi legge: racconto le donne che ho interpretato a teatro e quella che avrei voluto interpretare perché attraverso loro racconto la condizione femminile e nel farlo ho scoperto me stessa: mi sono riconosciuta come donna e ho dato voce alle donne. Da qui la perentorietà del titolo: Quel che so di lei, ovvero di se stessa.

Magris invece racconta di io irrisolti,  nei quali non c'è mai corrispondenza tra sé e la realtà, tra la propria percezione di sé e quello che gli altri invece vedono per il ruolo sociale che gli viene attribuito. Una continua esistenza nella dimensione della finzione che poi è la scrittura stessa: alla domanda “Ma lei quando scrive? Dico, quando scrive veramente?” risponde “ Veramente veramente, mai?” , ma pare valere anche per la vita stessa. Da qui il bisogno di trovare una via di fuga per non trovare, voltandosi indietro, come dice Goethe, “una porta chiusa”. Questa ipotetica via di fuga, peraltro impossibile come Magris sa bene, ce la indica il titolo del racconto che è il titolo di tutto il libro :”Tempo curvo a Krems”. É l'aggrapparsi alle suggestioni della scienza che rimanda a nozioni di tempo e luogo che permettono di credere ad altre possibilità ed esistenze parallele: quel tempo curvo dove tutto sarebbe possibile, ma che resta irraggiungibile nella dimensione esistenziale rettilinea di ogni esistenza.

Anche Magris vorrebbe poter dire “quel che so di lui” , ma i suoi racconti lo negano.

Alla fine propongo il libro della Guerritore, perché più compatto, coerente nello sviluppo della narrazione nella quale personaggio interpretato ed interprete si rincorrono in maniera convincente. Un libro anche utile, per riflettere sui vissuti femminili e per far venire il desiderio di andare a teatro. Un libro che un libraio deve sicuramente consigliare a tutti.

I racconti di Magris mi paiono invece discontinui dal punto di vista della scrittura, con brani bellissimi, ma altri più didascalici che interrompono il piacere della lettura; o anche i continui riferimenti espliciti o impliciti ad autori e ed opere letterarie: credo che nemmeno la K di Krems sia casuale per Magris; o quando risultano irrigiditi dalla esigenza di sviluppare una tesi, da punti di vista diversi, anche paradossali, - ad esempio nel racconto dell'imprenditore/custode (“custode”, non “portinaio”: anche qui un personaggio che ha una missione, quella di “custodire”, che propria anche di un letterato come l'autore)

Una lettura comunque necessaria quella di Magris che come libraio continuerò a consigliare.

Guido Duiella

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I libri sono proprio diversi, accomunati soltanto dall'assenza di trama. Guerritore affronta un tema ampiamente dibattuto in un modo abbastanza originale tramite personaggi e ambientazioni ben caratterizzate, ma la scrittura, seppur scorrevole, risulta caricata di un'enfasi eccessiva e il libro risulta immotivatamente autocelebrativo. Magris, di contro, ha scritto due piccoli gioielli seguiti da tre mattoncini di non così piacevole lettura dando vita, però, a qualcosa di originale e inaspettato ed è per questo che ottiene il mio favore.  

Alessio Campobasso

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Ho votato Magris perché non sono stata entusiasta del libro ma l’ho comunque trovato più solido e ben scritto rispetto alla Guerritore.

Cristina Norcia

 

 

 

 

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