Tre padri di Roberta Meo
Brè Edizioni
***
Circolo dei lettori
della biblioteca di Chiari “I Miserabili”
coordinato da Alice Raffaele
***
Libro molto interessante per il momento storico in cui si svolge la narrazione ed intenso dal punto di vista delle emozioni espresso dai protagonisti. Lorenzo e Marialaura esprimono i loro tormenti in modo direi quasi lieve, senza scendere in falsi sentimentalismi o falsi pentimenti (da parte di Lorenzo per aver tolto una vita), senza urlare il loro patire dentro, senza tristezza per non aver parlato a tempo debito, ma decisi a rincorrere il passato per riconoscersi, come genitore e figlio. Il racconto va crescendo pian piano facendo conoscere gradualmente un poco di più i due protagonisti che ho amato nella loro naturalezza e spontaneità! Mi sembrava di essere lì con loro! Lorenzo da sessantenne mi ha molto intenerito. Lorenzo e Marialaura ricercano il passato che possa dare un senso alla loro vita e alla fine le due solitudini si incontrano e li immagino a conoscersi piano piano con tanto amore! Molto bella e veritiera la descrizione della vita in carcere: vi ho insegnato per diciotto anni ed è tristemente così! Complimenti alla scrittrice per l’efficacia della scrittura, scorrevole e delicata anche nei momenti più intensi.
Marilena Maxia
***
Mi è piaciuto molto il tema; l'autrice ha ben indagato le relazioni affettive con i conseguenti coinvolgimenti dei personaggi.
Ho apprezzato la scrittura della Meo, così evocativa di buia storia italiana tutto sommato nemmeno troppo lontana (ritornata vicina dopo l'estradizione dei brigatisti dalla Francia, sebbene il libro sia antecedente), per chi come me (ho 63 anni) assisteva alle notizie di eventi che non "capivo"... La scrittrice non ha indugiato in descrizioni patetiche, di condanna o di "perdonismo" dei personaggi e le loro condizioni psicologiche, dove i loro sentimenti hanno un sapore autentico.
E il pensiero di Ovidio "Il tempo divora le cose, ma a chi sa cercarle le restituisce" mi sembra molto calzante alla trama. È proprio vero che nessuno esce indenne dalla vita... Mi piace pensarlo un libro sincero; ancor più pensarlo un libro leale.
Gigliola Mosconi
***
Romanzo coinvolgente, che affronta il tema degli anni di piombo in modo molto umano ma senza ridimensionamenti o banali sentimentalismi. Belle le figure dei protagonisti, anche quelle dei genitori, molto umane e molto reali. Bello l’intreccio delle vicende dei protagonisti. Ho apprezzato molto l’immediatezza e l’efficacia dello stile di scrittura e la capacità di rendere sentimenti anche profondi e laceranti senza indugiare in sentimentalismi. Un romanzo molto interessante e molto ben scritto. E bello anche il finale.
Germana Grazioli
***
Il romanzo segue due storie con le voci di Lorenzo e di Marialaura, in capitoli distinti. Lui che dà peso e responsabilità più alla vita ideologica (arrivando anche all’estremo di azioni terroristiche) che alla vita privata, e che solo molto avanti negli anni vuole recuperare. Lei che viene a conoscere una verità che la sconvolge in un momento doloroso, quando il padre che l’ha cresciuta sta per morire. Tutti e due, Lorenzo e Marialaura ricercano un filo che dia a entrambi un nuovo motivo di vita.
Emma Dovano
***
Sul contesto storico degli anni di piombo è già stato scritto tutto, e anche questo romanzo ha il sapore del “già letto”. Ho trovato la scrittura acerba e ripetitiva. Un libro che non consiglierei.
Massimo Salvoni
***
La letteratura -lo sanno bene i lettori- permette di calarci nella mente e nel corpo di uomini e donne molto diversi da noi, facendoci scoprire e capire quello che talvolta è definito l'Altro. è quanto accade con uno dei due protagonisti di questo bel romanzo. Sapientemente strutturato, ci introduce pian piano nelle vite dei due protagonisti, un uomo e una donna, all'inizio apparentemente lontane e indipendenti. Si scopre o ri-scopre, a seconda dell'età del lettore, un'Italia lontana dall'attuale, descritta in modo efficace. Infine, come si diceva all'inizio, l'autrice affronta un tema molto scottante come quello del terrorismo e della giustizia, in modo alquanto originale. Il tema della paternità, che è poi anche quello della maternità, della figliolanza, della famiglia è sviluppato in modo originale.
Michele Torresani
***
Tre padri affronta insieme problematiche storiche e relazionali attraverso le voci di due personaggi, Lorenzo e Marialaura, diversi e distanti per valori, vita vissuta e modo di agire e pensare. Tuttavia sia l’ex terrorista Lorenzo, sia la giovane Marialaura si trovano di fronte a dei traumi da affrontare per ricostruire sé stessi. La trama è ben accompagnata da una scrittura estremamente coinvolgente e vivace, pronta a cogliere ogni sfumatura emotiva dei personaggi. Il punto di vista in prima persona aiuta ancora di più a rendere il lettore parte integrante del testo. Il libro merita una lettura appassionata e di cuore.
Lorenzo Sacchini
***
Il libro mi ha interessato sia per la trama che per i contenuti. La storia, anche se non particolarmente innovativa, è abbastanza coinvolgente dato che pone l'accento su tre figure completamente diverse anche se accomunate dal fatto di essere padri con una situazione particolare. I fatti si dipanano con coerenza e spingono il lettore ad incuriosirsi sull'evoluzione del racconto. I personaggi sono ben delineati dal punto di vista psicologico e risultano particolarmente credibili. Lo stile di scrittura è scorrevole e non risulta particolarmente pesante. Devo confessare che ho preferito la figura del padre di Lorenzo per la sua vicinanza al figlio, di là di ogni situazione anche non condivisa.
Alessandra Zamboni
***
Circolo dei lettori
di Roma “Amici&Libri”
coordinato da Beatrice Mariani:
***
Attraverso le tre figure di padri, ma soprattutto facendo parlare il protagonista principale, l’autrice analizza il periodo del terrorismo ed i suoi protagonisti: Lorenzo è infatti un giovane terrorista che ha scontato venti anni di prigione e ora, libero, rivede se stesso, si analizza, si giudica, senza false pietà o giustificazioni. Descrivendo questa autoanalisi, l’autrice ci suggerisce una sua visione delle ragioni del terrorismo, con partecipazione emotiva, ma senza mai cadere nella facile retorica.
Valga come esempio la pagina finale in cui la scena di un commovente incontro con il suo sicuro effetto, viene solo suggerita, ma non descritta.
Pergentina Pedaccini
***
Questo libro mi ha catturato fin dalle prime pagine, con il commovente addio tra un uomo ormai maturo, segnato da un passato di errori irrimediabili, e il suo anziano padre, capace nonostante tutto non solo di rimanergli accanto ma di infondergli speranza e fiducia nella vita. Altrove, intanto, l’autrice ci porta nel percorso di una giovane donna alla ricerca di un padre mai conosciuto e quindi immaginato, temuto, idealizzato, un padre la cui assenza racconta molto anche di una madre che non c’è più. Infine, il terzo padre, un uomo che ha accettato di crescere con amore una figlia non sua, consapevole al tempo stesso di non poterle sottrarre la sua vera identità. Il rapporto tra genitori e figli sembra essere un filo d’acciaio, che resiste agli strappi della vita, alle lontananze, alle incomprensioni. Sullo sfondo gli anni del terrorismo, non rinnegato ma elaborato, con i suoi strascichi di colpe e la consapevolezza di non poter ricomporre quello che si è distrutto. Un libro molto doloroso, ma non triste, che ha lasciato in me, attraverso i suoi protagonisti, la speranza di un futuro più sereno.
Beatrice Mariani
***
È la storia di tre padri.
Il primo è un padre padre, rimane accanto al figlio terrorista, ormai dissociato dalla lotta armata, durante gli anni del carcere e dopo la scarcerazione, nella difficile lotta per ricostruirsi una vita, non solo per amore e dedizione, ma per responsabilità.
Il secondo è un padre non padre, ex terrorista, rievoca gli anni di piombo e ricerca la figlia che ha rifiutato fin dalla nascita, coinvolto completamente dalla lotta armata ed incapace di costruire un legame affettivo.
Il terzo è un non padre padre, cresce consapevolmente una figlia non sua, con tutto l’amore e la responsabilità possibile.
Le colpe dei figli ricadono sui padri?
Sabrina Leonetti Crescenzi
***
Circolo dei lettori
di Milano 2 “Lettori Temerari”
coordinato da Patrizia Ferragina:
***
Due voci narranti, una maschile, Lorenzo, l’altra femminile, Marialaura. E tre padri che, in un contesto storico italiano ben preciso (gli anni del terrorismo) vivono la loro paternità in tre modi profondamente diversi. Tutti e tre privi di una qualità che sarà decisiva nell’influenzare la vita degli altri (i propri figli), tutti e tre in qualche modo inadeguati e costretti a vivere sensi di colpa. Il padre di Lorenzo, disattento alle scelte sconsiderate del figlio ventenne che si farà clandestino nel movimento terrorista. Lorenzo, irresponsabile e inconsapevole, non sa di essere padre. Solo dopo aver pagato con anni di carcere le proprie scelte giovanili, verrà sopraffatto dall’urgenza di conoscere la verità sull’esistenza di un eventuale figlio (immaginato solo al maschile…). Papà, il padre putativo di Marialaura, troppo tardi (e solo quando non potrà più tacere) trova il coraggio di rivelare alla figlia, ormai adulta, una verità che nemmeno la madreaveva fatto in tempo a svelarle prima di morire. La trama si fa viva e interessante soprattutto per la scelta dell’Autrice di alternare le due voci narranti le cui storie si avvicinano come in una sorta di grande imbuto che mano a mano si restringe e inconsapevolmente le mescola, fino al sorprendente esito finale. Credibile tutta la narrazione del periodo di clandestinità di Lorenzo e delle successive vicende di dissociazione dal movimento, anche se raccontate senza particolari riferimenti alle conseguenze sociali del fenomeno del terrorismo. I ricordi di Lorenzo restano sempre a livello molto intimo e individuale. Sembra, tuttavia, che l’Autrice soffra, a volte, la difficoltà ad identificarsi profondamente nell’animo maschile di Lorenzo. La figura femminile di Marialaura, che emerge dai suoi sentimenti e dalla sua personalità, si staglia nel racconto con maggiore plausibilità.
Carla Boglioni
***
Il libro racconta di una vicenda legata agli anni del terrorismo. Anni molto particolari, connotati da fatti che hanno sconvolto la vita di molte persone. Attraverso il personaggio di Lorenzo si rivivono quegli anni che hanno attraversato la storia del nostro paese. Vicende molto divisive a cui non si può non essere indifferenti. Interessante la disamina delle storie dei terroristi. Quello che non ha mai ritrattato la sua fede, il pentito che sconfessa le sue idee rivedendole dopo molti anni, il terrorista che ha ucciso e diventando omicida ha connotato indelebilmente la sua vita. L’autrice nel costruire la storia, fa parlare i personaggi e ricostruisce la figura di Lorenzo attraverso le sue scelte, la sua storia. Ha aderito da giovanissimo al movimento, si è trovato coinvolto in una sparatoria e ha ucciso, ha pagato per l’omicidio commesso e da allora un’ombra incombe sulla sua vita che non gli permette nessun riscatto e nessuna normalità. Il romanzo ci sorprende con l’apparire della figura di Marialaura. Attraverso di lei, leggiamo la storia da un altro punto di vista. Sono tante le sensazioni che Marialaura prova scoprendo che quello che lei chiamava padre e l’ha cresciuta, non è il suo vero padre, le sue radici sono altrove. Arriva così alla consapevolezza di voler conoscere il suo vero padre anche se dovesse essere un delinquente. Nella storia sono tre i tipi di padre che si raccontano, due dei quali hanno avuto la possibilità di amare i propri figli aiutandoli, comprendendoli, perseguendo la loro felicità. Il terzo padre non sapeva di esserlo, un tempo non lo desiderava. Ma quando scopre di esserlo diventato a sua insaputa, non resiste al desiderio fortissimo di conoscere il figlio. I temi che si affrontano dunque nel libro sono interessanti e ben trattati all’interno della storia. Sono sicuramente il risultato di una ricerca e uno studio che altrimenti non avrebbe permesso una così buona riuscita del racconto.
Vilma Marchesi
***
Chi sono i tre padri del titolo? È la prima domanda che viene spontaneo porsi, alla luce del fatto che le voci narranti sono due, Lorenzo e Marialaura, che si alternano raccontando la loro storia. Un titolo non può mentire e quindi sta qui, in questi "tre" padri, il cuore di questa storia intrecciata. Motore iniziale di tutto è, seppure non volontariamente, il padre di Lorenzo. Essendo tornato a smantellare la casa di famiglia dopo la sua morte, Lorenzo si trova a fare i conti con tutto il carico di ricordi, rimpianti, recriminazioni e atti mancati che quest’operazione comporta sempre. Così Lorenzo rivive il suo rapporto col padre, un rapporto a tratti difficile ma profondo, che non si è mai interrotto proprio grazie alla pervicace volontà di questo padre di tenerlo in vita anche, anzi soprattutto, negli anni duri della carcerazione di Lorenzo per terrorismo. Un padre che non gli ha fatto mai mancare la sua vicinanza, la sua completa condivisione nella responsabilità delle sue scelte e delle azioni terribili che aveva compiuto. Un padre che fino all’ultimo aveva sperato che Lorenzo, tornato alla vita nel mondo, dopo lo sconto di pena per dissociazione, potesse diventare padre a sua volta. E così proprio la morte del padre, unitamente a un senso di colpa e di mancanza mai sopiti, innesca in Lorenzo un sottaciuto rimpianto per un figlio che effettivamente potrebbe esistere, frutto di una relazione durante gli anni della clandestinità e che lui non aveva potuto o voluto accettare. Ma ora nasce in lui la convinzione che quel figlio non voluto debba essere cercato per fare i conti una volta per tutte con le responsabilità accumulate attraverso omissioni ed errori. Un altro padre è quello di Marialaura. Un padre forte pur nella fragilità della sua recente condizione, un padre ora quasi del tutto dipendente dalla figlia, ma che era stato capace di fare fronte a tutte le difficoltà di una vedovanza con tre figli ancora piccoli e che mai era venuto meno al suo ruolo, sia in senso materiale che affettivo, soprattutto nei confronti di Marialaura. Un padre che però va in crisi quando, dopo trentasette anni, si trova costretto a svelare alla figlia il suo segreto: lui non è il suo padre biologico. Marialaura si troverà perciò a fare i conti con il bisogno di saperne di più di quel padre sconosciuto che l’aveva rifiutata e che, soprattutto, non era una brava persona, cercando in questo modo di capire quale sia la sua vera identità. Così, quando anche la coincidenza (forse un po’ ingenua) dei nomi finisce per sciogliere gli ultimi dubbi su chi sia il terzo padre del titolo, il cerchio si chiude intorno alla vicenda intrecciata di due esistenze che, da posizioni lontane nel tempo e nello spazio, si cercano e temono e sperano di trovarsi per riconoscersi come padre e figlia. Questa l’ossatura narrativa alla base del romanzo che si sviluppa in modo interessante e coinvolgente in un continuo alternarsi delle due voci narranti lungo l’asse temporale degli ultimi quarant’anni. E se la trama, con la necessaria attesa innescata dalla incertezza di un incontro tra Lorenzo e Marialaura, costituisce indubbiamente motivo di attrazione fino alla fine del racconto, sono la costruzione e l’approfondimento psicologico dei personaggi, inseriti nella ricostruzione del contesto storico e nelle loro dinamiche relazionali, il vero punto di forza del romanzo della Meo. Ho trovato davvero apprezzabile (in una autrice del tutto sconosciuta, almeno parrebbe!) la capacità di dare voce con sensibilità ed empatia assolutamente non giudicanti a due figure come Lorenzo e Marialaura, caratterizzate da problematiche delicate e complesse, e agli altri due padri. Insomma un romanzo intenso e profondo sulla paternità (agita, mancata, desiderata, sofferta, donata), o forse più in generale sul rapporto tra genitori e figli (non trascurabile anche le figure delle madri), sul bisogno dei genitori di riconoscersi nei figli e su quello dei figli di riconciliarsi con i genitori.
Patrizia Romano
***
Questo romanzo non è un capolavoro ma ha una sua dignità, la storia si fa leggere e scorre veloce, il linguaggio è semplice ma efficace, piacevole l’intreccio e i cambi di narratore che conferiscono punti di vista differenti, una diversa luce sulla storia. Anatomia di un terrorista che parla di se stesso dei rapporti familiari e delle proprie scelte sbagliate senza sconti ma mettendo in luce l’umanità in ogni sua sfumatura che permette al lettore di comprendere se non di giustificare. Per quelli della mia generazione il terrorismo è ancora per molti versi un pianeta sconosciuto specialmente per me che, pur avendo vissuto quegli anni come studentessa di filosofia alla Statale di Milano, ero lontana anni luce dall’universo dell’eversione, ma anche colpevolmente poco impegnata sul piano politico. Senza dubbio ho preferito il personaggio di Lorenzo, disperato, affranto nei confronti del male fatto a se stesso e alle persone che ama, l’empatia è scattata verso la metà della narrazione e si è progressivamente rafforzata; in diversi passaggi ho percepito una sorta di “effetto specchio”, riconoscendo gesti e abitudini del mio tempo passato, se pur nella diversità delle esperienze. Alcune riflessioni mi appartengono e questo mi ha fatto assaporare la lettura, pur nella sostanziale ovvietà dei concetti, espressi in uno stile piano. “Umano, troppo umano”, questo mi sovviene leggendo la storia straziante di Lorenzo e di quegli anni complicati! Un libro da consigliare ai miei coetanei (ma anche ai giovani, per saperne di più) che non amano particolarmente la lettura e che necessitano di un narrare piano, scorrevole e tutto sommato piacevolmente poco impegnativo. Anche il finale pur nella sua inevitabile conclusione è azzeccato: le vite dei due narratori, padre e figlia, si incontrano ma lì si interrompe la vicenda e noi siamo liberi di concluderla o lasciarla sospesa... insomma un romanzo piacevole, una scrittrice onesta che mantiene ciò che promette dalla prima pagina.
Mariapia Salfati