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Tre passi nelle tenebre di Andrea Gammanossi

Mauro Pagliai

 

È un libro scorrevole, con una scrittura molto veloce e semplice, le tre storie non mi hanno coinvolto allo stesso modo ma il mio giudizio complessivo per il libro è positivo.

Antonio Lagamma

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Si tratta di 3 racconti di cui, francamente, nessuno apprezzabile, sia come trama che come tecnica di scrittura.

Anastasia Paglia

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È molto lontano dal genere che prediligo e forse anche per questo l’ho trovato poco interessante. Bello il titolo che rimanda alla formazione in tre racconti ma l'analisi poliziesca soffre la povertà di descrizioni, i delitti restano lontani e banali. Tra i racconti, ho preferito la vera sposa che sembra quasi dissonante con gli altri.

Lucia Concilio

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Partiva svantaggiato essendo racconti scritti da più autori. Infatti credo che in questi casi il libro regga solo se dimostra di non essere un contenitore casuale di racconti eterogenei, ovvero di proporre una chiave "forte" che permetta ai vari autori di declinarne aspetti diversi. In questo caso narrazioni di fatti di cronaca nera orribili e cruenti con protagoniste donne, in due casi nella veste di assassine e in due di  poliziotte che indagano (in uno sia l'assassina che il poliziotto sono donne, in uno non c'è chi indaga) non sono sufficienti per dare compattezza al libro, quindi il giudizio dovrebbe essere dato nel confronto tra i tre racconti e la loro qualità (disomogenea) sia riguardo allo spunto narrativo, alla struttura narrativa e infine alla scrittura vera e propria, ma non era questo il giudizio richiesto. Questo sul piano dei fatti. Sul piano soggettivo, di lettore, invece la noia del "già letto", "già visto" non mi permette di consigliare questo libro per almeno due dei racconti.

Guido Duiella

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Perché pubblicare un libro così? Mah!  Mal congegnato, povero di contenuti, a volte insensato.                                

Domitilla Calamai

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Tre gialli, di cui uno, quello che ho preferito, “La vera sposa”, con venature gotiche e noir e richiami al mondo delle fiabe originali anziché alla visione edulcorata del mondo disneyano, che nonostante un finale più che telefonato che suggerito, si differenzia dagli altri due per qualità di scrittura e particolarità della storia. Due polizieschi, dunque, “La vera sposa” e “Nel nome del Signore” e uno, “Dopo i cinquanta”, una sorta di thriller, che si fatica a comprendere perché sia stato incluso in questa raccolta, visto l’enorme divario di scrittura e struttura del racconto e un tentativo (a mio avviso maldestro) di legarlo per contrasto all’attualità e al tema del femminicidio. L’ultimo, “Nel nome del Signore”, l’ho trovato particolarmente fastidioso nel voler tratteggiare una figura a tutti i costi sgradevole e in odore di costante blasfemia.

Patrizia Ferrante

 

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