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Tutto ciò che il paradiso permette di Manuela Caracciolo

Cairo

 

 

 

Una storia apparentemente semplice. Le persone sono l’elemento che complica l’intera storia: intrecci amorosi, incontri inaspettati scelti dal destino. E il contesto storico, gli anni 90, che sono il luogo per l’avvento di un virus sconosciuto: l’aids, che l’autore descrive minuziosamente.

Una narrazione lineare e sinuosa accompagna tematiche importanti ed esistenziali: la carriera, una popolarità da gestire, una malattia personificata, una felicità risolutiva irraggiungibile.

Un romanzo rosa che cela caratteristiche tragiche, come una bella poesia che racconta un dramma esistenziale.

Raccontare l’uomo significa infatti mettere in scena una gradevole tragedia.

Francesca Sciortino

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La mia preferenza è andata decisamente al primo dei due romanzi: è un testo scorrevole, gradevole, intelligente, che coniuga felicemente la giusta presenza di note drammatiche con un piacevole humour. Non so se approfondisca o meno i grandi temi esistenziali, ma certamente conosce il sillabario dell'introspezione psicologica. Comunque devo dire che, aldilà dei massimi sistemi che ricercavo in un libro quando ero più giovane, ora ho maturato l'opinione che un testo in cui ci sia un buon ritmo, che si legga con piacere trasmettendo comunque delle emozioni e dei contenuti, si possa considerare un'opera positiva.  L'espediente di alternare i capitoli con il racconto della voce narrante nell'uno e il racconto in terza persona nell'altro è forse un po'abusato, ma è condotto con mano abbastanza sicura.  

L'altro testo mi è piaciuto molto meno. A parte il fatto che è tutto ambientato nel mondo del rock, che mi è piuttosto sconosciuto - ma questo è un limite mio -, è sostanzialmente un libro pretenzioso e soprattutto noioso. L'argomento trattato non è molto attuale (è ambientato ai tempi in cui l'AIDS era una malattia assolutamente mortale), ma questo non sarebbe un difetto se non fosse che il tutto viene narrato col tono di chi racconta una vicenda contemporanea.  

Alberta Balducci

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Tutto ciò che il paradiso permette è un romanzo che parla di amore, di amicizia, di malattia e di ritrovare se stessi. È un romanzo che stuzzica il lettore con titoli di canzoni famose ad intitolare ogni capitolo, e dando voce e spazio alla malattia come personaggio che cerchi di indovinare quale vita stia devastando. Forse perché cerca di toccare troppi argomenti importanti tutti insieme, alla fine risulta confuso, incompleto, deludente. La sensazione che lascia è quella di aver abbozzato un tema senza però analizzarlo fino in fondo. È un libro che lascia tante domande aperte senza dare al lettore gli strumenti per rispondere da solo. Il libro scorre da un punto di vista della scrittura ma il contenuto non soddisfa.

Sabina Santoro

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Nero a Milano di Romano De Marco vs Tutto ciò che il paradiso permette di Manuela Caracciolo.

Le due storie hanno in comune una narrativa avvincente, capace di tenere il lettore ancorato: da una parte la ricerca di risposte di fronte a crimini inspiegabili e dall’altra la ricerca di persone che hanno deciso di perdersi nel mondo per rincorrere una nuova vita.

Tra le due storie ho deciso di dare il mio voto a Tutto ciò che il paradiso permette per lo stile di scrittura. Il titolo di ogni capitolo è una canzone che riporta al tempo e al luogo: l’Irlanda degli anni 90. Credo non sia una casualità che la lettura del capitolo finisca proprio nello stesso momento in cui la canzone volge al termine. Questo tocco di interattività in un libro, di natura monomediale, permette un’originale esperienza di lettura.

Silvia Di Gianfrancesco

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Nel romanzo ci sono tutti i temi che riguardano la vita dei giovani del nostro tempo sia nella vita reale di tutti i giorni, sia nel mondo apparentemente dorato dello spettacolo.

La personificazione del virus rende bene l’idea del modo subdolo in cui questo si inserisce e avanza nel corpo. È come se fosse una piccola storia parallela alla vicenda dei personaggi.

La simultaneità degli avvenimenti riguardanti i protagonisti e le persone al contorno conferisce un ritmo sostenuto al racconto.

Vengono citate molte musiche; sarebbe bello allegare al romanzo un CD con la loro raccolta per poter intervallare l’ascolto alla lettura.

Giancarla De Vecchi

Il torneo letterario di Robinson è un'iniziativa curata da Giorgio Dell'Arti per conto di GEDI Gruppo Editoriale S.p.A.
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