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Un giorno verrà di Giulia Caminito

Bompiani

 

Sei con Clara e la sua determinazione, sei con Nicola e le sue debolezze, protetto dal fratello. Sei con Nicola con la solitudine del fronte, con la morte che aveva rifiutato, ora non può non vederla e viverla nel terrore. Sei con Nella la cui storia appare a poco a poco. Tutti legati dal filo della narrazione mai monotona, mai scontata, ma che ti fa vivere tempi di povertà e semplicità, solitudini, silenzi, rancori, soprusi. Problemi troppo grandi per tutti, per alcuni insormontabili e per altri necessità per combattere e lottare. "Erano stati covati dal mondo per esistere insieme, dovevano esserci per forza nello stesso momento". Il giorno che verrà, sarà o no un giorno di speranza di riscatto, oppure solo un altro giorno, dove si vive, si lotta, si ama o si odia? Il giorno che verrà sarà quello che ti fa sopravvivere di fronte alla morte e distruzione? Sarà quello che invece ti porta avanti nella lotta oppure nella sopportazione? Sarà il giorno della fuga alla ricerca di giorni migliori? Il giorno che verrà, è quello successivo a quello che stiamo vivendo. Non è mai lontano nel tempo, è un giorno dove speranza, sofferenza, sopruso, riscatto, amore e odio si vivono, in quel giorno che verrà. Nicola di mollica, Violante, Nella, Lupo, il prete, le persone raccontate da Giulia Caminito, alla fine il giorno è venuto per tutti. Le loro storie raccontate, non in sequenza temporale, la narrazione ti lascia intuire e accompagnare le persone nei loro giorni che verranno, sempre fino alla fine. Qual è il giorno che verrà? Uno in particolare? Quello che aspettiamo? Oppure quello che la casualità della vita ci fa vivere nonostante tutto? E i giorni che verranno per ciascuno sono quelli che raccontano le vite travagliate di una famiglia in un periodo storico non molto lontano da noi. Il giorno che verrà per tutti è domani, sempre e solo domani.

Gavina Sechi

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Mi ha molto colpito la capacità della giovane scrittrice di tradurre la Storia, quella con la esse maiuscola e dei manuali, in storie di vita quotidiana, di scelte individuali, dall'empireo ai campi da dissodare. Uomini e donne che coraggiosamente lottano per non subire tutto ciò che accade intorno a loro. Questa è la loro grandezza, che non è solo speranza, ma la capacità di amare e di andare oltre le loro singole esistenze. Sono poveri e poco istruiti, ma il loro spessore umano fa la differenza, anche quando sembrano agire per istinto.

Il linguaggio usato è semplice, ma come in filigrana trapela l'empatia, l'affetto e il rispetto della scrittrice e rende noi lettori partecipi alle sofferenze e agli strazi dei personaggi. Le psicologie sono rispettose dei caratteri descritti e ci permettono di seguire i drammi nella loro universalità.

Le pagine sulla prima guerra mondiale sono un grido contro tutte le guerre e la disumanizzazione che comportano. Come la religione che senza afflato e accoglienza verso l'altro è solo fanatismo e vuota demagogia.

Eppure in tanto strazio la scrittrice riconosce ai protagonisti la forza e la volontà di cambiare, d'inseguire una vita migliore, d'inventarsi un domani più giusto e felice, tale da renderli indimenticabili. 

Anna Doria Martinelli

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Romanzo che emoziona, la scrittura forte e appassionata fa entrare da protagonista nelle vicende della famiglia Ceresa e nell’ambiente socioculturale dell’epoca.

Riporta in un periodo storico di ingiustizie sociali ma ricco di ideali, di illusioni e di speranze.

(ed è questo dei due che preferisco)

Diana Rossato

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Trama scorrevole e scrittura puntuale e incisiva da cui emergono i caratteri e le emozioni dei

protagonisti.

Attraverso le storie di Lupo, Nicola e Suor Clara leggiamo uno stralcio della storia d’Italia degli inizi

del ‘900 raccontata dalla parte dei più deboli e sfruttati; veniamo a conoscere il piccolo potere

religioso, la piaga della colonizzazione e della schiavitù, la vita in un convento di clausura che

diviene punto di riferimento per la piccola collettività sullo sfondo della grande guerra con i ragazzi

del 1899 mandati al fronte.

Il finale aperto permette di immaginare un futuro migliore.

Tiziana Malesani

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Il secondo, perdonatemi la battuta non vedevo l’ora che arrivasse il giorno che verrà che sia finito. Ho fatto fatica. Pesante, in contrapposizione alla leggerezza del primo.

Antonio Lombardi

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In “Un giorno che verrà” mi pare che [l’autrice] non si sia riuscito ad armonizzare tutte le fila del

racconto. Personalmente non ho amato la scrittura sovrabbondante e ripetitiva dell'autrice.

Chiara Solari

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Ho trovato molto interessante la costruzione del libro e la sua ambientazione storica, avvincente la trama e buona la scrittura.

Carla Bartoli

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Mi è piaciuto questo racconto che intreccia vicende storiche reali, quali quelle delle lotte contadine, del movimento anarchico, della prima guerra mondiale, dell’epidemia della spagnola, dell’emigrazione, con le storie di personaggi di invenzione, ancorati alla realtà di Serra de’ Conti, il paese da cui l’autrice ha tratto il principale motivo di ispirazione. Trovo che il libro dia molto risalto e valore alla storia del territorio in cui è ambientato il racconto e la scrittura dell’autrice sia molto poetica. Lupo e Clara sono due personaggi molto potenti.

Giulia Benedetti

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Io non sono proprio una scrittrice quindi sarò breve e concisa bei miei giudizi sui libri letti. 

Ho votato Un giorno verrà d’impulso perché l’ho trovato un libro “poesia” è scritto molto bene e mi ha coinvolto dall’inizio alla fine, fine peraltro un po’ scontata. Le figure dei personaggi sono descritte benissimo. 

Io quando leggo un libro che mi piace vivo con i personaggi, mi lascio coinvolgere.

Sandra Salmasi

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L’autrice descrive l’ambiente di Serra dei Conti, dopo la prima guerra mondiale e la febbre spagnola, attraverso la storia della famiglia Ceresa.
La vita dei Ceresa è durissima e priva di affetti apparenti (il rapporto più completo, anche se difficile, è tra Lupo e Nicola ) come quella di tutti gli abitanti di Serra, mezzadri che non hanno più speranze . Nel romanzo è chiara una forte critica alle ingiustizie sociali ed alla religione. È una critica alla società dei primi del 900 che porta Lupo istintivamente a sviluppare una teoria anarchica che prevede l ‘abolizione della proprietà privata della terra e la guerra alla religione (il convento di Serra celava orrori) auspicando una rivolta popolare affinché il popolo pretenda, imponga e prenda da sé tutti i miglioramenti.

Patrizia Borromeo

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In relazione ai libri letti avrei scelto Un giorno verrà  e in poche parole è difficile parlarne... comunque devo dire che ricorda le letture scolastiche sul verismo come impianto e personaggi e il titolo riporta penso al senso di speranza di un futuro migliore e giusto per tutte persone provate dalla vita e dagli eventi.

Comunque il genere di letteratura e il tipo di scrittura di ambedue i libri non è tra i miei preferiti.

Franca Favaretto

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non mi è piaciuto per la ricerca esagerata di similitudini e metafore che appesantiscono la scrittura senza aggiungervi spessore. Interessante e precisa l'ambientazione storica Coinvolgenti i personaggi Nicola e Lupo che si salvano da una vita di miseria e violenza fisica culturale e intellettiva con la vera fede la cultura e l'ideale messaggio di speranza.

Annamaria Cester

 

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L'ambiente di campagna, ben descritto, ci fa ripensare a situazioni postbelliche (fam. CERESA) quando la fame e la miseria erano sovrane. Queste sono le premesse che fecero scaturire la rivoluzione sociale (religiosa ed economica)

Laura Piacentini

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“Un giorno verrà” è un romanzo sui vinti, uno sguardo poetico sula storia italiana del primo novecento attraverso la vita di due fratelli, figli di un fornaio di Serra dè Conti, paesino dell’entroterra marchigiano.

I due subiscono la violenza della grande guerra, l’epidemia di spagnola, una serie di lutti ed avversità, è la storia dei nostri bisnonni, allora prevalentemente contadini e poveri, buoni solo per lavorare duramente e andare in guerra.

Il fratello maggiore, Lupo, ragazzo vigoroso e ribelle, abbraccerà la fede anarchica, mentre Nicola “il ragazzo di mollica”, che a tratti ricorda Useppe della Morante, è debole ed inadatto alla vita dura dei campi, per sopravvivere ha bisogno della protezione di Lupo, l’unico che lo capisce e lo ama profondamente e cercherà di fargli avere un’istruzione.

Lupo e Nicola sopravviveranno grazie all’unica possibilità di riscatto: la cultura e la forza delle idee e finiranno per emigrare, alla ricerca di una nuova speranza.

Giulia Caminito scrive con grande empatia ed immaginazione, una scrittura densa e moderna che avvince e fa pensare, chissà se un giorno verrà anche per la nostra gioventù esiliata e delusa.

Cristina Rubini

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Il racconto di un’epoca con uno sguardo alla letteratura del passato.

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Un giorno verrà ha avuto il pregio di raccontare le storie dei nostri nonni e bisnonni; storie di fatica, storie del mondo povero, fatto di persone che, attraverso il coraggio e l’ostinazione eversiva, hanno cercato di combattere per una idea di giustizia della quale, forse, non conoscevano neanche la reale consistenza e potenzialità.

L’intreccio tra idea di rivoluzione e fede è una tematica decisamente complessa ed è rischioso affrontarla anche perché a metà del libro non si era ancora nella storia, invero un po’ sfilacciata.

Alessia Giampietro

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Un giorno verrà, scritto da Giulia Caminito, è un romanzo impegnativo per lettori abituali che amano i romanzi realistici e storici.

Il lettore inizialmente è disorientato dalla presentazione dei diversi personaggi, calati in una cornice spazio-temporale definita, l’ambiente rurale tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 delle Marche.

Il testo mostra una scrittura matura e ricca dal punto di vista lessicale, numerose sono le similitudini per definire cose e persone.

Il romanzo ci permette di riscoprire le nostre origini e per tale motivo vale la pena di leggerlo.

Antonina Barraco

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La lettura di questo romanzo è la testimonianza della storia di una famiglia che intreccia il proprio vissuto nella "rilettura" della Storia  dal primo novecento, con una lucidità intellettuale pura e nello stesso tempo, trasgressiva nella semplicità dei sentimenti, quelli autentici che solo nella vita di ciascuno è possibile ricordare!

Augusta Troccoli

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Saga familiare ambientata nelle campagne marchigiane di inizio secolo. Protagonisti due fratelli, unici figli superstiti con una sorella entrata prima della loro nascita in convento, di una numerosa e povera famiglia sfortunata. Il maggiore, anarchico come il nonno, ha ricevuto l'ordine dal padre di prendersi cura del fratello minore, all'apparenza debole e inetto. Lo farà studiare affinché possa imparare anche lui a leggere e scrivere senza così smettere di lavorare. Farà di tutto per lui, ma non potrà impedire al padre di consegnare il figlio più piccolo ai soldati venuti a prelevare i giovani e mandarli al fronte. Il minore scoprirà gli orrori della prima guerra mondiale, sopravvivendo alle bombe degli austriaci e poi all'epidemia di spagnola.

Da quel momento nulla sarà come prima. Il fratello maggiore caccerà il padre da casa, abbandonerà la madre cieca preoccupandosi solo che non le manchino dei soldi per vivere gli ultimi anni da invalida e si unirà al gruppo anarchico della zona.  Credendo morto il fratello minore, libero dalla promessa e dall'obbligo morale di curarsi di lui, si preparerà per rifugiarsi con i compagni in Canada. Durante i preparativi, per caso, scoprirà del ritorno dal fronte del fratello minore e deciderà di tornare a casa. In tempo per scoprire dei segreti di famiglia celati da anni e rafforzare ancora di più il legame che lo unisce a colui che per una vita ha creduto suo fratello.

Sullo sfondo il convento di monache di clausura e la storia dell'abbadessa venuta dall'Africa, poi divenuta Santa protettrice del paese, custode delle anime e dei segreti dei contadini che in cambio la proteggeranno da tutti, anche dalle autorità ecclesiastiche che la trovano una presenza scomoda .

Un romanzo in cui le storie vere si intrecciano in modo piacevole alle storie inventate dall'autrice.

Claudia Casano

 

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Scrittura ricercata, quella di Giulia Caminito, capace di evocare contesto ed eventi lontani nel tempo senza appesantire la lettura. Piccole e grandi storie si snodano nella società rurale dell’Italia di inizio novecento mentre eventi storici si susseguono in primo e in secondo piano (la guerra, l’epidemia di spagnola), intrecciando le vicende di Nicola (Ninì), Lupo, della famiglia, di chi c’è ancora e di chi già non c’è più, in un confronto serrato tra la loro voglia di cambiare e il destino che vuole imporsi sempre e comunque.

Ermanno Lombardo

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Giulia Caminito vuole invece tramandare la memoria della storia della sua regione, e così facendo ci offre uno spaccato molto interessante dell’Italia agli inizi del novecento, e in particolare della vita delle famiglie contadine e dei suoi ragazzi. Una società povera, costretta dai grossi proprietari terrieri alla fame e alla mancanza di scolarizzazione, e mandata a morire nelle trincee della prima guerra mondiale.

Ben evidenziata anche la situazione della chiesa cattolica in un’Italia ancora pregna delle idee mazziniane, addirittura anarchiche come nel personaggio del nonno, e non ancora riconciliata come poi avverrà con la firma dei patti lateranensi. La narrazione è ben strutturata, riesce a celare fino alla fine segreti e intrighi. Lo stile è ben costruito, a volte forse anche troppo, la ricerca della parola è meticolosa e il linguaggio adeguato ai tempi storici, forse a volte un eccesso di erudite descrizioni e di metafore.

Francesca Messina

 

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Quando si dice “vincere facile”… Dopo la lettura di Moccia, una bella boccata d’ossigeno, un libro vero, una scrittura pensata, elaborata, avvincente. I personaggi, ispirati dalla storia familiare della scrittrice, rimandano al periodo tardo ottocentesco fino al primo dopoguerra. A leggere di Giuseppe Ceresa, mi veniva in mente “La locomotiva” di Guccini… L’intreccio segue diversi fili narrativi, con scarti e andirivieni del tempo del racconto, che si dipanano a poco a poco, con caratterizzazioni forti soprattutto dei tre protagonisti, suor Clara, Lupo e Nicola, a cui si affiancano Nella, Luigi, Violante, don Agostino e la cerchia degli anarchici, fino all’apparizione di un socialista sui generis, basso e tarchiato, fondatore del Popolo d’Italia… Sullo sfondo, una coralità sempre presente, dai vicini di casa dei Ceresa ai fedeli che frequentano la chiesa del Convento attratti dalla musica d’organo eseguita dalla Moretta, ai compagni anarchici di Ancona, diffidenti e sprezzanti nei confronti dei villici, ma se uno è nipote di Giuseppe Ceresa allora… La narrazione di nonni fermi nelle loro idee, padri che scambiano neonati o seppelliscono in convento le figlie compromesse, figli che, a fatica e con dolore, trovano la loro strada e forse anche la loro pace, mi ha coinvolta e appassionata.

Valeria Balsano

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La ricchezza dell'Italia non è fatta solo di luoghi, di monumenti e di sapori, ma anche di persone, storie e voci, antiche e dimenticate. Il grande pregio di Giulia Caminito è quello di avere riportato alla luce una piccola grande storia italiana, quella della Badessa di Serra e del territorio in cui si è sviluppata. Attraverso uno stile che guarda da lontano Cassola e Arpino, ma più vivido ed emozionale, riviviamo i drammatici eventi politici della settimana rossa e di un'epidemia quanto mai attuale.

Laura Piricò

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Che profonda conoscenza del mondo rurale e contadino. Descritto in maniera sempre struggente ma senza

indulgere nella descrizione...sdolcinata.

Che potente l'episodio di Antonio ucciso per errore mentre rubava le mele del frutteto di Sante.

Che forza emana la prosa della vendetta di Lupo e del rimorso di Sante!

Un romanzo di un'epoca raccontata con intensità.

Leonardo De Giacomo

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Ho apprezzato l’attenta caratterizzazione dei personaggi sulle cui vite passano gli eventi storici, ben rappresentati ed approfonditi.

La scrittura mi è sembrata essenziale, ma al tempo stesso emozionante

Maria Rita di Pace

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È uno di quei libri (a chi non è capitato di scoraggiarsi) che merita lo sforzo di andare avanti, anche se l’inizio è ostico. È un racconto verghiano in salsa marchigiana.

l’Italia rurale della mezzadria, un convento di clausura e la prima guerra mondiale, le lotte anarchiche.

Nella “la pazza”; Nicola “il ragazzo mollica”; Lupo con “il nome da bestia”; Suor Clara “la Moretta”; in una storia di ultimi, fatta di predestinazione e sofferenza “Un giorno verrà” è la speranza divina, o la minaccia umana, di una giustizia riparatrice.

Mi domando, però, c’era proprio bisogno, in mezzo a storie di miserabili, tra povertà, abusi e sensi di colpa, religione e blasfemia, tra morte e malattia, dell’insinuazione, celata, ma ripetuta, di un amore diverso da quello fraterno? Per di più ininfluente ai fini del racconto? Secondo me no!

Paola Ardizzone

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Ampie ed accurate descrizioni di luoghi e personaggi. 

Un grande intreccio di vicende personali e fatti storici, 

con conseguente veloce susseguirsi di temi che si sovrappongono 

e talvolta potrebbero essere approfonditi

Patrizia Acierno

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Simone, in viaggio per Verona per incontrare Sara la sua ragazza, ha intenzione di farle una sorpresa, ma sarà lui ad averla. Sul treno incontra la ragazza di Roma Nord e da adesso lui è Argo. Sara a Verona non è sola e Simone ritorna a Roma, ma qui capisce che deve ritrovare quella ragazza e decide di tornare a Firenze dove lei è scesa. La sua storia arriva a tutti attraverso i social. E' un romanzo di giovani, di speranze disilluse e poche certezze, e di seconde possibilità. Scappare fa sentire a casa, su un treno, mezzo, luogo di incontri sempre in movimento. Capiamo la direzione presa dalle cose attraverso gli indizi? Dai dettagli capiamo una persona, la sua verità, dove sta andando la vita, perché non capiamo? E' solo un libro per adolescenti. L'amore si sposta come il treno. Argo aspetta Ulisse e poi muore stremato dalla lunga attesa. Non è necessario conoscersi per riconoscersi. Sono seduti l'uno al posto dell'altra: cosa vorrà dire? Il destino? Essere al posto dell'altro è prenderne un po' per sé? I viaggi ti caricano di esperienze e il tempo si ferma. Tutto è raccontato con un linguaggio semplice alla portata di tutti...Un filmuccio...La stazione è la casa di tutti quelli che hanno perso qualcosa. Prima o poi si torna sempre da dove si è passati.

Rosalba Marfia

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La lettura del romanzo di Moccia è semplice, fluida e veloce, dal momento che sai già quello che succederà nelle pagine successive a quella che stai leggendo. Puoi prevedere tutto già dalla prima pagina, e i personaggi li hai già visti cento volte nei telefilm o nelle serie TV che seguivi da adolescente in TV. È proprio un romanzo dedicato ad una nicchia di lettori di una precisa fascia di età. Ci si chiede, però, cosa resti a questi giovani lettori, di queste letture. O forse è solo svago, evasione, e va bene così, ed è una deformazione cercare sempre e per forza una traccia, un solco, lasciato dentro di noi dalle pagine lette.

Tiziana Pupillo

 

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Tentativo  di incrociare storie individuali con la Storia con la S maiuscola.

Impegno lodevole perché spesso da questi incroci escono storie interessanti.

E difatti il libro conserva un certo fascino e un certo appeal. La trama è abbastanza avvincente e il lettore è coinvolto nelle vicende dei protagonisti.

La scrittura è però lenta e farraginosa. A volte troppo ambiziosa.

Un romanzo discreto quindi, non entusiasmante

Fabio Mantegazza

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Lupo, Nicola, Nella, la loro famiglia, il paesino delle Marche sprofondato nella miseria mezzadrile di inizi 900, non si dimenticano facilmente dopo aver letto questo libro. Nessuna Macondo magica o fantastica, ma campagna italiana brutale, meschina, condannata alla miseria eterna finché il vento della storia comincia a soffiare forte ed arrivare anche in queste remote lande. Idee anarchiche e socialiste, la grande rivolta della settimana rossa del 1914, storie ormai misconosciute che con grande perizia letteraria e un ritmo serrato Giulia Caminito fa galoppare nelle pagine insieme alle nostre emozioni. Una prova pienamente riuscita. Non perdetevelo.

Stefano Pacini

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Scritto in maniera pulita, lineare, fluida.

Dietro ogni parola si intuisce una ricerca ben precisa per far conoscere ogni personaggio in modo immediato, e sentendone, addirittura, le sfumature dei loro caratteri, emozioni e pensieri.

Stefania Trombino

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Storie vere e storie inventate, un grande intreccio fra eventi quotidiani e normali, di persone comuni, di quelle che sono le fondamenta di tutto ma che nella Storia non hanno mai voce. Un giorno verrà è questo, uno spaccato dell'Italia rurale, superstiziosa, religiosa, ed il suo incontro coi primi movimenti socialisti e anarchici. La giovane autrice ha colto nel segno, pur con un incedere a volte forzato, essa merita voto 1.

Francesco Lenato

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Il libro di Giulia Caminito ha il sapore delle grandi epopee familiari in un piccolo borgo; le vicende degli ultimi della progenie di Luigi Ceresa si innestano sull'incipit del grande e controverso Novecento, un secolo da cui veniamo sconvolti come il veto maestrale sui panni stesi ed inermi: la grande guerra, le idee socialiste ed anarchiche, l'epidemia di spagnola, sono solo alcuni dei capitoli della Storia che si abbatte sulle piccole vite dei protagonisti del romanzo. Ho amato molto lo stile e la scorrevolezza delle pagine: un fluire liscio senza incrinature.

Federica Alba

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Un giorno verrà è la storia di una famiglia in cui anarchia politica e affettiva vanno di pari passo. È la storia di forti passioni che non riescono ad emergere e quando finalmente vengono fuori lasciano l'amaro in bocca perché evidenziano in modo crudele quanto la vita sia stata dura con i suoi personaggi.

Stefania Piffero

 

 

 

 

 

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